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LEZIONE 34

ANIMA 2

Con il sopraggiungere della morte, la carne che aveva rivestito lo spirito, è lasciata al suo disfacimento, e l’anima si trova per sempre in un mondo di spiriti, dove tutto è volontà ed intelletto. In questo nuovo modo di vivere, l’alba è illuminazione intellettuale, il tramonto è completamento della conoscenza, e il resto è fermezza di volontà. Nello stato in cui l’anima è priva del corpo, non è più possibile alcuna dissoluzione. Come semplice principio spirituale, l’anima non può più annullare se stessa, e nemmeno può essere annullata, poiché tale concezione significa ammettere un’onnipotente causa creativa che nega la saggezza dei suoi stessi atti creativi, che si realizzano nei modi seguenti:
La ragione nell’uomo.
L’esigenza della volontà.
Il desiderio dello spirituale, infinito, ed eterno.
La gioia del suo destino immortale.
Non c’è dunque, per noi un destino di corruzione ma una sopravvivenza più lunga delle stelle. E’ giusto e conveniente informare i giovani su queste cose belle. In questo campo bisogna essere convinti, perché l’educatore che non risponde, significa che lui per primo non ha le idee chiare. Il giovane, defraudato in questo campo, diventa ribelle, miscredente, asociale, ed omicida.
La vita, se per lui non ha scopo, perché dovrebbe averlo per gli altri? Purtroppo, molti ripetono con il Poeta: Abisso orrido, immenso, ov’ei precipitando, il tutto oblia. Potrebbe anche essere, ma solo al 50%, e il resto? D’altro canto, è un rischio, credere e non credere. Alla fine si vedrà.
Dall’issopo al cedro, dalla cellula al baobab, siamo tutti testimoni di un innato impulso alla riproduzione, e quando ogni cosa vivente ha trasmesso la fiaccola della vita, scompare.
Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell’esser nato.
Poi che crescendo vien,
L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell’umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa dai parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perché da noi si dura?
Canto notturno di un pastore errante, 39-56.
Il giglio appassisce, l’albero inaridisce, la rondine non torna più. Noi allora, perché una volta recitata la nostra parte, non dobbiamo scomparire? Facciamo posto ad altri che continuano la nostra opera, per scomparire a loro volta.
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E’ funesto a chi nasce il dì natale.
Dopo che abbiamo finito il nostro lavoro, saremo assorbiti dalla natura. Il corpo, fatto di protoni, neutroni ed elettroni, non è necessario alla vita eterna.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell’esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors’altri: a me la vita è male.
Giacomo Leopardi fa alcune riflessioni sulla vita. Dopo averle meditate, ognuno può trarre le sue conclusioni. Io intanto, medito e scrivo quanto segue. Gli educatori che rifiutano di dare ai giovani, chiarimenti e spiegazioni sull’immortalità dell’anima e sulla vita futura, quando si tratta di parlare di materialismo e di tonfo nel nulla, allora sono maestri. Obiettivamente, tutto questo sembra curioso, perché non si è sicuri nemmeno che tutto finisca con la morte. Nessuno lo ha sperimentato, e come nessuno può spiegare l’immortalità dell’anima e la vita futura. Al più, ognuno potrà trarre le conseguenze dalle premesse che pone. In ogni caso, si sia onesti da mostrare almeno il dubbio. Voglio dire, che chi non sa dare una spiegazione in un senso, non può darla neppure nell’altro. Ho detto chi non sa, ma se la offre in un senso, deve sapere dimostrare il vero anche nell’altro senso. Insomma affermare, è una cosa, dimostrare è un’altra. Gli imbecilli affermano, ma non dimostrano, e vuol dire che non sanno proprio niente. Trattando con i giovani, chi non sa, almeno non si pronunci. Non faccia il sapiente, perché la sua boria indispone i giovani e li sprona a mandarci tutti a quel paese. Non so se sono stato chiaro!
Gli esseri viventi o creati, seguono tutto il ciclo d’Aristotele, in altre parole la parabola ascendente e discendente. Di qui sembra potersi dedurre una conclusione logica: Al sommo della Creazione si trova un essere tanto forte da resistere al decadimento ed alla corruzione. In questo caso è eterno. Vuol dire però, anche infinito. Gli può mancare l’onniscienza e l’onnipotenza? Tutti questi titoli non gli servirebbero a niente, né a lui né a noi, se non ne possedesse uno che li riassume tutti: l’amore.
Molti negano la rivelazione cristiana, è vero, ma non è il momento di parlarne adesso, piuttosto, leggetevi prima le formule, amici cari, poi riprenderemo il problema. In ogni caso, negare con veemenza indica che si ha una gran paura.
Il pensiero della sopravvivenza produce in molti soggetti, uno strano malessere, quasi che ammettere l’immortalità comporti un’intollerabile crescita delle proprie responsabilità, ed una riduzione di libertà, piacere, felicità. In realtà, sono pochi quelli che si rendono conto dell’influenza esercitata da un simile complesso d’inferiorità. In ogni cammino della vita, i pregiudizi e l’inclinazione tendono a determinare le decisioni e le convinzioni. Il problema dell’immortalità è una di quelle credenze, di fronte alle quali nessun uomo rimane indifferente. Il secco negare, fa solo ridere, e non risolve il problema. Non dimostra per niente che non esiste. Noi educatori dobbiamo ammettere senza vergogna che creiamo confusione, paura e disprezzo, nel cuore dei giovani presentando la vita futura unicamente come “inferno o paradiso”, ed etichettando la vita presente come un “continuo castigo di Dio” per il fatto che siamo solo peccatori. Non va bene così!
Sono certo che se si rivede la teologia con il rigore della logica e della psicologia, è possibile rendere la vita mortale molto più bella e desiderabile. Il controllo o correzione, del Lezionario, pubblicato all’inizio del 2008, si può giudicare come fumo negli occhi, senza offesa naturalmente. Non è quello il rinnovamento che si chiede, ma se non l’hanno capito, lasciamo stare, e oltre a tutto non sono affari miei. Ritorniamo a noi. Un uomo non può vivere senza speranza e senza una méta. Eliminando l’immortalità, non rimane alcuna causa per la quale vivere nel mondo battuto dal dolore, corrotto dall’ingiustizia, e con la crocifissione degli innocenti. Speranza non si può dividere da immortalità, o ci sono entrambi e non si sono per niente. “Vedrete Dio così com’egli è” insegnano le religioni. E’ facile a dirsi, non altrettanto a spiegarsi.
Prendete la frase: Se non esegui quello che ti dico, ti faccio vedere io! Significa: Ti accorgerai che sono preciso e giusto, affettuoso ed esoso al tempo stesso. C’è anche la questione di “corpo spirituale” difficile ad intendersi come materiale-spirituale.
Signori Educatori, vi prego caldamente di insegnare queste cose ai giovani, fa parte del vostro dovere. Nel presentarle, non siate campanilisti, non imponete nulla, e non disprezzate le altre religioni. Lasciate a loro la libertà di scegliere, che alla fin dei conti l’anima è loro. Siate oggettivi: non affermate che sono un paganesimo, le religioni diverse dalla vostra. Non parlate di teologia, prima di pedagogia e psicologia. Non presentate Dio, come fosse un essere crudele, non se lo merita. Fatelo conoscere con l’unica caratteristica che gli è propria: l’amore. I vostri figli o alunni: comprendeteli, ascoltateli, aiutateli. Grazie.
Vi ho guidato nelle dure prove della pedagogia con amore e comprensione. Ho teso la mia mano verso di voi nei momenti belli e brutti. Un solo sbaglio è mio, quello di terminare qui con le lezioni intitolate In difesa dei giovani. Vi spiego il perché. Primo, il 35 è il mio numero magico, e sarete voi a scoprirne il segreto. E’ possibile, ma da me non lo saprete. E’ un test per la vostra intelligenza. Secondo: dovete lanciarvi. Emancipati siete da me. L’ha scritta Dante, e la ridico io:
IO RITORNAI DALLA SANTISSIM’ONDA
RIFATTO SI’, COME PIANTE NOVELLE
RINNOVELLATE DI NOVELLA FRONDA,
PURO E DISPOSTO A SALIRE ALLE STELLE.
Ho Finito.
Grazie per l’attenzione, ed auguri a tutti!


Antonino Cappiello - Sorrento, domenica 13 gennaio 2008.

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