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LA PANTERA – L. 3° - 45 – 165

Secundum Matthaeum, 5,24

 

La Pantera, da signora, si pasceva a tutte l’ore

Pel gran bosco equatoriale nello stato di Lahore.

Un bel giorno, per errore, cadde in mano ai bracconieri

Che gli avevan teso all’uopo una rete con 40 bananieri.

Dopo averla bastonata, in un fosso fu buttata.

Un pakistano intenerito, di nascosto, gli gettò la sua frittata.

La Pantera, messa in forza, ritornò dai malfattori

Distruggendo il bestiame, le capanne e alcun di lori.

Al pietoso disse tosto: < Non temer dei tuoi tesori,

Illis revertor hostis qui me laeserant, anteriori >.

Se la Logica è difficile, possiam dir che è pur facìle.

Voglio espor che oggigiorno è avvenuto una cosa di simìle.

When arose nella mente criminosa

L’idea di far guerra preventiva e delittuosa,

Tutt’insieme i malandrini, assetati d’oro nero,

Bombardarono il Paese à leur manière.

Chi desea ciò che non ha, Di sicuro fa la fine del babà.

Concludendo mio racconto vi ricordo a voluttà

Che ‘l tempo è la finzione mobile dell’eternità.

Passeran cent’anni e mille, o forse più,

Ma tutte le torri, per mano irakena, verran giù.

Ridurran a grown zero ogni angol del Paese

Che alla lotta credette e parte prese.

Giovannino lo previde nella Storna Cavallina

Suggerendo all’animale di parlar con arte fina:

< Mia madre alzò nel gran silenzio un dito,

Disse un nome….Sonò alto un nitrito >.

Nel Vangelo di Matteo, l’autore dello scritto,

Si dilunga in 30 versi a illustrar l’amor perfetto:

< Tu starai sempre in infernum,

se non salvi fino all’ultimo afganum =

= Non exies inde, donec reddas novissimum quadratum.


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