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LIBERTAS – L. 3° - 50 – 171

 

Quam dulcis sit libertas

Breviter proloquar intras.

Com’è bella libertà, qui in breve si dirà.

Un lupaccio consumato dalla fame

Vide un cane ben pasciuto tra ‘l bestiame.

- Dimmi un po’ amico caro –

Come fai per rimediaro

Tanto cibo in abbondanza - Se perfin ti scoppia ‘a panza?

Ed il cane francamente

Espose quanto aveva in mente.

- Se vuoi far “lo mismo lavor que io”,

Tanto cibo avrai e molto più del mio.

- Dunque – chiese il lupo con sorriso –

Raccontami in dettaglio di questo paradiso.

E l’alano, “le Gran Chien”, guardò il lupo con distacco,

Respirò profondamente e fu pronto per l’attacco.

Guardaporte, innanzitutto; starai sotto del portone

A difendere il padrone da ladruncoli e battone.

Portaborse puoi tu far a capo basso

Dove mostri sudditanza e mai avanzi un passo.

Gli ossi della tavola son tuoi,

se badi all’extracom che dice esser suoi.

Sotto il sol che brilla oggi

Nessun fatica e voglion tutti mangiar a pioggia.

Il lupo accetta e vanno a casa.

Procedendo per la via, vide il lupo sull’amico un guidalesco

E chiese come mai avesse quesco.

- Qualche volta mi si lega stretto al collo

Per timor che io non fugga a rompicollo.

- E se vuoi cambiar casacca emigrando in altra sacca?

- Non esiston tai decreti che ti lasciano sfuggire

Dall’ingrate maglie in cui ognun finire.

Se ricorri alla giustizia si levano ‘o cappiello,

E propongono il ricordo della nave ‘e Franceschiello:

A prora se combatteva e a poppa nun se sapeva.

Lupus dixit latine-mente: Fruere quae laudas, canis!

Regnare nolo, ut liber non sim mihi.

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