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LA MADRE – L. 3° - 58 – 183

 

Un povero agnellino belava fra le capre

Sperando di trovare il latte della madre.

Il cane intenerito venne in suo soccorso

Facendoli notar ch’elli era fuor percorso.

Non è tua strada quella, stupidino,

Va a cercar tua madre per altro cammino.

E gl’indicò il gruppo di pecore belanti

Sull’erba sedute, sazie e lungimiranti.

Girò l’agnel la testa con gran delicatezza

E disse à le Gran Chien con senso d’amarezza.

Non illam quaero quae me concipit [non cerco chi mi concepì]

E portommi dentro al seno fin dall’incipit.

Ignorato fui pel periodo fissatum

E poi lasciato a terra “novissime collatum”[in ultimo unito]

Io cerco invece quella che - togliendo ai figli suoi –

Si prodighi per me perch’io non muoi.

Questa ritengo esser madre vera e adorata,

Non quella che mi fece e non si rese al compito adeguata.

Je ne peut pas lui prendre pour argent comptant

Pourquoi lui mette chapeau bas devant.

Il cane volle insistere chiedendo :

Ma non ti basta che ti mise al mondo?

Ah no, no! – rispose il piccolo belando lai –

Lei mi creò soltanto per la felicità de’ macellai.

E’ questo tutto il bene con cui mi ha partorita

Perciosiacosaché chaise percée può esser definita.

A lei non importava se fossi nato bianco o  nero,

Se un lupo mi sbranasse o un orrido torero.

E se mi avesse femmina voluto

A me non me n’importa che maschio son venuto.

Conterà di più colei che benevolentiam praestat sponte [ama volentieri]

Di chi mi condannò a finir miei giorni sotto un ponte.

Facit parentes bonitas, non necessitas [la bontà fa genitori],

Concluse l’agnellino mandando il cane a casas.

La fabula presente valga d’insegnamento

A tutte madri che non sono in convento.

Fine.

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