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6. PARTE SESTA (Una Vita da raccontare)
Docente di Ruolo - I Tranche
Pimpante come un gigolo, sorridente come un clown, saltellante come un ranocchio, dalla primavera del 72, io passeggiavo per le strade di Sorrento, da poco ivi residente al Viale Nizza, in 3 camere d’affitto. La Curia tacque, impietrita. Nessun giornale, giornaletto, o giornaluccio, riportò la notizia; non un occhiello, non un titolo, e nemmeno un’illustrazione. Non avvennero cicalecci, chiacchiericci, o parolacce. In tutta la diocesi, nessuno si dichiarò affetto da parlesìa progressiva o agitante. Un tal priore si ritirò nel proprio guscio, come l’altra notte e la silente riva. Dopo 3 anni al Nautico, per tutti ero il prof, e tale io rimarrò fino al 2500. In pratica, sembrava che il Mondo sospirasse da sempre la dispensa del 25 febbraio 1972. Il più desideroso però, ero io, nel senso che non riuscivo a rimanere nell’equivoco, nell’ipocrisia, nell’errore. E’ difficile spiegare il perché, nel Codice di Diritto Canonico, vi sono leggi così severe, da sembrare addirittura crudeli. Una di loro, è l’impegno chiesto agli ordinandi dopo la lettura del Vangelo nell’apposita Messa. Volete voi esercitare per tutta la vita, il ministero sacerdotale nel grado di presbiteri? A volte la Religione sembra contenere delle contraddizioni, e questa è una tra le tante. Incominciamo con il chiarire che la precedente, è una domanda priva di senso e di sapore, per i miei gusti. Rispondendo “No”, tu ti devi subito ritirare, dunque sei obbligato a dire per forza “Sì”. In conclusione, sarebbe più logico, parlare all’imperativo: Accettando l’ordine sacro, io pretendo che voi vi obbligate a rimanervi per tutta la vita. Tale comando però, non lo può dare nessuno! Allora? La mia proposta: Vuoi tu, ordinando presbitero, accettare il sacerdozio con l’attuale legislazione, fino il giorno in cui decidi di ritirarti, dispensato da ogni onere inerente questa carica? Così, il giorno in cui chiederà di lasciare, il prete dovrà essere esonerato dal Vescovo, seduta stante. Oggi invece, il Vescovo amministra l’ordine sacro, e Roma dispensa. E’ una legge?
Ritorniamo a Scuola.
A dire il vero, feci una bell’impressione a tutti. Il Direttore Didattico, prof Mario Jannelli, uomo di stile, dotto e competente, mi fece la proposta di passarmi la patata bollente. Il Circolo “Riviera” aveva 56 classi elementari, 9 materne, e 4 plessi separati. Dalle 5 classi quinte, dell’anno precedente, erano stati bocciati più di quindici alunni, maschi e femmine, e nessuna maestra ne voleva uno. I ragazzi avevano circa 13 anni; erano dichiarati sporchi, chiassoni e ignoranti. Il Direttore li aveva riuniti in una sola classe nella speranza di dare loro l’ultima possibilità per ottenere la licenza di quinta; ma a chi affidarli?
Prof Cappiello, questa sarà la sua classe! Faccia quel che può! Ascoltai a lungo con attenzione, poi inquadrata la situazione, chiesi al direttore: Mi dica, per favore, potrei almeno…. L’uomo di mente aperta, m’interruppe e rispose: Prof le do carta bianca. Fermiamoci qui; ne riparleremo fra poco.
Per i primi tempi, andavo e tornavo a casa con il treno, finché non trovai due camere a Napoli, a poco più di 100 metridalla Scuola, in una traversa dell’Arco Mirelli. Siamo nell’anno 1974. Gli anni passano veloci. Negli anni 80, nel palazzo di fronte al mio, viveva da lungo tempo un Signore che adesso esercitava la carica di giudice. A causa degli attentati che in quegli anni avvenivano, sotto il palazzo del giudice si alternavano notte e giorno, 4 finanzieri armati. Dopo 3-4 anni di stazionamento, tutti gli abitanti dei dintorni erano conosciuti e conoscevano gli agenti. Ci salutavamo con rispetto, e una signora portava loro una macchinetta di caffé quasi ogni pomeriggio. A dire il vero, ci sentivamo protetti anche noi dei palazzi vicini. Un mio ex alunno di nome Salvatore, un pomeriggio mi portò una dozzina di libri legati a pila da uno spago. Non potendo salire su al secondo piano, a causa dei finanzieri che gli impedivano di lasciare l’automobile, mi bussò al citofono, poggiò i libri sulla soglia del portone, e se ne andò. In calzoncini, camicia ed infradito, scesi, aprii un palmo il portone, e misi la mano dall’interno verso l’esterno per prendere i libri. Un finanziere che si trovava lì vicino di proposito, mi afferrò il braccio, mi tirò fuori, e ordinò: Documenti! Dopo un attimo di stupore, risposi: Vado subito a prenderli, li conservo in casa! Il giovane finanziere chiamò il collega: Corri qui, è senza documenti! I due mi ammanettarono e mi condussero sotto il portone, nel palazzo del giudice. Uno di loro chiamò la camionetta e, a sirene spiegate, mi trascinarono fino a Nisida. Le mani diventavano nere; chiesi di allentare le manette, ma nemmeno mi ascoltarono. A Nisida, nella loro Stazione, mi liberarono le mani e mi sistemarono in un angolo presso lo sgabuzzino della portineria. Lì c’era una sedia sgangherata, e se mi sarei seduto, povero me! Restai in piedi. Passò uno di loro e mi sferrò un pugno nello stomaco, gridando: Siediti!
Poco dopo ne venne un altro, e mi mollò un ceffone da farmi tremare i denti, gridando: Siediti! Infine, arrivò il terzo, e mi diede una manata in testa con un guanto duro, da farmi mancare la vista per un breve periodo e anch’egli gridò: Siediti! Poi venne il Vice Brigadiere ALBINANTI FRANCESCO, mi tirò in Ufficio per un braccio, e mi lanciò su una sedia. Voleva sapere, poverino, perché stavo lì. Glielo spiegai, ma faceva finta di non capire. Passò di lì anche il Comandante della Stazione. Ri-spiegai anche a lui che io ero lì per la psiconevrosi di uno dei suoi dipendenti. Il Capo alzò le spalle, e tirò via senza rispondere. Sono tutti uguali.
Alla fine mi fecero firmare il Verbale che fra poco, trascriverò, e alle ore 20.00 mirilasciarono, libero. Pensate, amici: a quell’ora; a piedi, da Nisida a Mergellina, affamato, senza soldi, senza documenti. Grossolani, sotto tutti i sensi. La Signora Celeste però non mi abbandonò, alla faccia loro. Fuori della Stazione G. di F. mi aspettava Salvatore con la sua automobile. Mentre uscivo con il Verbale in mano, un finanziere che sembrava demente, mi fermò e mi disse: Te la sei cavata bene! Ti hanno dato quelle mazzate nella sicurezza che tu ti ribellavi e gli saltavi addosso. Ti volevano mettere dentro per aggressione all’interno della Stazione. Non avevano nulla contro di te. Lo sanno che sei un professore e hanno agito per invidia. Sono arrivate molte telefonate di condanna verso quei finanzieri di guardia al palazzo del giudice. Grazie per il sostegno, Signore.
10° LEGIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA
- Comando 6° Compagnia Napoli -
PROCESSO VERBALE DI ACCOMPAGNAMENTO PER IDENTIFICAZIONE
D. L. 21.05.1978, nr. 59 conv. Legge 18.09.1978, nr. 151.
L’anno 1988, addì 20 del mese di Maggio, presso il Comando di intestazione viene compilato il presente atto per far risultare che il sottoscritto Ufficiale di Polizia Giudiziaria
V. Brigadiere ALBINANTI Francesco
Appartenente al Comando suddetto, alle ore 17:30 ha provveduto ad accompagnare nei propri Uffici un individuo, prelevato in Via Fiorentine a Chiaia, il quale ha deliberatamente rifiutato, benché richiesto, di esibire le proprie generalità ponendo in atto comportamenti ostruzionistici, nei confronti dei militari operanti nella medesima Via, a tutela dell’abitazione del Dott. PERSICO; i militari operanti redigeranno un rapporto di servizio in separata sede.
In seguito, presentava un documento di riconoscimento che aveva nella propria abitazione. Per quanto sopra, ricorrono sufficienti indizi per ritenere la falsità delle dichiarazioni della persona richiesta sulla propria identità personale e dei documenti d’identità da loro esibiti. La persona accompagnata è stata poi identificata per CAPPIELLO Antonino a mezzo carta d’Identità, accertata veritiera presso il terminale della sala operativa del Comando III° Gruppo G.di F. di Napoli, nr. 80845290 e rilasciata dal Comune di Napoli il 07.01.1986; nato a Sorrento (NA) il 06.06.1935 e residente a Napoli in Via Fiorentine e Chiaia, nr. 10, di professione insegnante.
Dell’accompagnamento e dell’identificazione viene data immediata notizia al magistrato di turno, dott ODDO Massimo, a mezzo telefono.
Non essendo risultato a carico del Sig. CAPPIELLO Antonino altri elementi per trattenerlo ulteriormente, lo stesso alle ore 20:00 di oggi viene rilasciato in libertà.
IL VERBALIZZANTE LA PARTE
Firmato Albinanti Francesco Antonino Cappiello
Timbro Tondo:
COMANDO 6°COMPAGNIA NAPOLI
Guardia di Finanza
Oggi, 2008, forse, Albinanti e Compagni saranno capitani, maggiori o colonnelli per continuare a scrivere altri processi verbali su persone innocenti e non smentirsi sulla loro identità.
Non è mica finito! Nell’anno 1981 o ’82 presentai alla Questura di Napoli, nelle mani del poliziotto, addetto all’Ufficio, tutti i documenti previsti al rinnovo del passaporto. Sulla lista dei documenti, richiesta in anticipo in Questura, era chiaramente scritto che il poliziotto addetto, doveva solo prendere visione del Verbale di divorzio datato 28 Marzo 1981, senza trattenerlo; e lui lo fece.
Trascorso il tempo previsto, andai a ritirare il passaporto. Il solito poliziotto impiegato rispose: Lei non può ottenere il passaporto finché non si pronuncia il giudice. Andai a casa e scrissi una lettera al Signor Questore spiegando il fatto, chiedendo perché quel suo dipendente non mi voleva rilasciare il passaporto, e come mai quella risposta su una decisione della Questura. Due giorni dopo ritornai in Ufficio al II piano. Il passaporto mi fu consegnato, perché già pronto, senza profferir parola.
Intorno allo stesso periodo, nel quartiere di residenza, mia madre fu scippata ben tre volte, e in una delle quali si salvò per miracolo. Mettendo insieme Guardia di Finanza, Polizia di Stato, gli scippi a mia madre e la sua paura, il divorzio, io decisi, che al più presto, avrei abbandonato Napoli per trasferirmi altrove, non appena concluso il periodo d’insegnamento per cui ottenere una pensione. Che avvenne? Quando si dice Provvidenza! O aiuto della Bella Signora! Ascoltate amici lettori. Caso strano! Nel 1985 partecipai ad un gioco di Canale 5 con Paolo Villaggio. Mi recai a Cologno Monzese e vinsi il gioco e il premio. Prima di lasciare gli studi televisivi, concordai la data per passare i 10 giorni ad Aruba, vicino a Caracas, dal 10 al 20 luglio. A Milano Linate incontrai altri vincitori che avevano scelto lo stesso periodo. Tra loro c’era un Signore della provincia di Rovigo. Vivemmo insieme nell’isola, e mi raccontò che nella sua zona di residenza, le abitazioni costavano poco. Tornato a casa andai 2-3 volte in Veneto per rendermi conto di persona. L’abitazione adocchiata, con tre vani e accessori, più un piccolo orto, costava 25 milioni di lire. Avevo a mia disposizione 30 milioni di lire, tutti i risparmi di una vita. Portai al mediatore una caparra e decidemmo il trasferimento. Il primo settembre 1988 lasciai la Scuola con dimissioni volontarie per motivi di famiglia, e nell’ottobre seguente, mia madre ed io ci trasferimmo a Rovigo. Dei 5 anni trascorsi in Veneto non voglio parlare perché ancora me ne vergogno. Mi trovai molto male. Occorre scrivere un libro per dettagliare i fatti. E’ terrificante. Un aneddoto però lo devo raccontare. Una Signora, il cui terrazzo non era lontano dal mio, defecava sul giornale nel suo salotto. Avvolgeva poi il tutto e lo gettava sul mio terrazzo. Il resto è ancora peggio. Una volta si voleva dividere il Sud dal Nord. Oggi sarà meglio dividere il Nord dal Sud, se vogliamo stare bene.
Per non tirarla a lungo, il 15 gennaio 1994 ero di nuovo a Sorrento con mia madre. Nel 2003, dopo che morì mamma, mi ritirai a Castel S. Antonio, la Casa di Riposo di Sorrento, dove vivo tuttora. Fin qui la mia vita in breve. Ora trattiamo separatamente e in dettaglio i singoli argomenti.
IL IV CIRCOLO DID. RIVIERA DI NAPOLI
Come già accennato, Il Direttore Didattico Mario Jannelli, mi conferì l’incarico di coltivare quella sporca dozzina! Entrai in classe e quasi non credevo allo spettacolo che mi apparve innanzi agli occhi. Per rispetto ai miei futuri campioni, non ne parlerò. Balzai in cattedra: Buon giorno Signori! Un minuto d’attenzione, per favore, che devo andar via subito. Grazie! Signori! Per favore! Grazie! Per la prima volta, in 13 anni di vita, sentirono parole che nessuno mai aveva pronunciato nei loro riguardi. Si commossero. Sedettero ed ascoltarono. Signorine e giovanotti, vi saluto. Voi sapete perché siete qui! Vi hanno dichiarato incompetenti e sfaticati e chiassoni. Ho l’impressione però, che si tratta di una svista colossale. Guardandovi negli occhi, personalmente vi trovo diversi. Probabilmente qualcuno non vi ha voluto bene a sufficienza e non vi ha valorizzato per quello che valete. Mettetevi bene in testa che da questo momento non si scherza più. Questa sporca dozzina dovrà far tremare il Mondo. Dovete diventare i primi in tutto, insomma geni. Vi faccio una proposta, voi fate quello che volete in classe. A casa, niente compiti, e per voi nessun libro, solo carta e penna. Io insegnerò solo Geografia. Accettate voi quest’accordo?
La risposta fu affermativa e in più condita da un applauso. Parlai per più di due ore, e nessuno si mosse, pensierosi, forse commossi. Al suono della campanella che indicava la fine delle lezioni, mi sembravano seccati di dover lasciare la scuola. Forse non ci credete, amici lettori. Nel riscrivere queste righe, vi ho pianto sopra.
Parentesi. Nel 1972 m’iscrissi a Giurisprudenza presso la Federico II, e frequentai per 3 anni, fino al 74-75. Avevo preso sotto gamba l’insegnamento, e non pensavo che mi coinvolgesse tanto. Non solo, ma anche altre circostanze intervennero e m’impedirono di laurearmi una seconda volta. Destino? Incapacità? Provvidenza? Al lettore l’ardua sentenza. Sta di fatto che gli avvenimenti seguenti mi portarono, liscio come l’olio, alla conquista di ben tre lauree: Sociologia, Pedagogia, Teologia. Per mia convinzione, affermo e sostengo che era la mano della Signora che dal cielo guidava i miei passi e mi spingeva sulla strada che a lei piaceva. Grazie!
P. 54.
Il IV Circolo aveva l’abbonamento con il rotocalco nazionale, TUTTOSCUOLA. Sfogliando il giornale, mi accorsi che la Direzione cercava collaboratori tra le Scuole d’Italia. Seguendo la procedura richiesta, scrissi, e ottenni la qualifica di Collaboratore con il rispettivo numero di matricola, da citarsi nella spedizione degli articoli da pubblicare. Chiusa parentesi.
A Scuola, dunque, insegnavo solo Geografia, come credevano gli alunni. Terminato il primo anno scolastico, il Direttore, felice e contento, mi affidò un’altra quinta di “risulta”, come la precedente, stimolandomi a ripetere l’esperimento che non finiva di stupirlo. Per tutti gli anni della mia carriera scolastica, la classe per me, fu sempre una quinta. Bene, l’esperimento m’intrigava sempre più, e i risultati diventavano sempre più concreti e apprezzabili. Per non tirarla a lungo, presa carta e penna, scrissi un articolo, nuovo per quei tempi, e lo inviai a TUTTOSCUOLA, che lo pubblicò nello spazio riservato a ESPERIENZE DA TUTTA ITALLIA, con titolo a lettere cubitali, sul numero 116, pagina 72. Per doverosa informazione del lettore, lo ricopio qui di seguito.
LA GEOGRAFIA A FONDAMENTO
DEL MIO PROGRAMMA DI QUINTA
Indubbiamente vi sono mille modi per svolgere un programma, ma quello che più ha interessato i miei alunni di V Elementare, IV Circolo di Napoli, è la novità che ho apportato questo anno. Si tratta di un programma nuovo, fuori degli schemi tradizionali, più interessante, più aperto; un programma di cui l’alunno non deve subire l’imposizione, ma sentirsi esso stesso partecipe e responsabile nel comporlo. Ecco in sintesi il programma proposto: geografia; storia e religione; greco e lingue, compreso l’italiano; espressione grafica, pittorica, orale e scritta; Igiene, sociologia, ecologia, filosofia; aritmetica e geometria; musica, canto, espressione, filodrammatica; ginnastica, sport, escursionismo; finezza, eleganza, semplicità, signorilità.
Tutto ciò merita una spiegazione. Dopo circa 4 mesi di vacanze i ragazzi tornano a scuola, fisicamente stanchi ed intellettualmente poco esercitati, per questo è utile non premere molto con lezioni teoriche che sforzerebbero i loro cervelli e li stancherebbero molto rapidamente. Del resto la natura c’è di guida: se un uomo rimane a lungo digiuno, trovandosi improvvisamente davanti ad una tavola imbandita, è bene che non faccia una “sbafata”, perché lo stomaco, abituato al digiuno, potrebbe soffrirne; è bene, invece, che incominci a mangiare un poco per volta.
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La stessa cosa avviene con alunni poco più che decenni: bisogna introdursi col poco e col dilettevole per giungere poi, gradualmente, al molto e al profondo. La geografia li diletta perché stimola il loro senso innato d’avventurieri, di scopritori, d’amanti della natura. Per me, poi, la geografia è fondamentale per lo studio delle altre discipline. La geografia sembra assai poco considerata nelle scuole, un po’ a causa degli ordinamenti scolastici che la mortificano negli orari, un po’ per la tradizione di considerare la geografia secondo il filone del pensiero settecentesco, come una scienza inventario, quale viene purtroppo oggi per lo più insegnata nelle nostre scuole: un coacervo di nomi di regioni, di città, di laghi, di monti, di fiumi, un rosario di cifre di produzione già vecchie ancor prima di essere mandate a memoria.
La conoscenza della geografia è indispensabile al giusto intendimento dei problemi storici, politici ed economici, ed ai fini di un’ordinata e realistica organizzazione, e programmazione territoriale. Si devono presentare nella scuola i grandi temi della geografia umana generale: vale a dire quelli che riguardano le strutture demografiche, agrarie ed industriali; e ancora quelli che concernono, legati strettamente a quelle strutture, le forme dell’insediamento umano. Di questi temi alcuni meritano una più ampia trattazione: il sottosviluppo, la geografia dei mari e dell’aria, la regione geografica, le attività industriali e commerciali, il fenomeno dell’urbanesimo e delle grandi metropoli mondiali.
Ma tutto ciò deve avere una motivazione precisa: il desiderio dell’unità e della pace mondiali comporta la necessità di una conoscenza profonda, fuori degli schemi tradizionali e dei pregiudizi, di tutte le parti e di tutti i popoli del mondo, una conoscenza che la geografia, modernamente intesa, può dare, offrendo gli elementi per un giudizio sereno e spassionato e i motivi per una comprensione e solidarietà umana che non conoscono limiti di nazionalità, di lingua, di razza o di religione, né confini o barriere ideologiche e politiche. Il sentimento dell’umana solidarietà ha bisogno di rafforzarsi, e a tale rafforzamento può contribuire, più d’ogni altra cosa, la conoscenza reciproca, sul piano degli individui come su quello delle nazioni. La geografia umana può e deve manifestare in questo campo un ruolo di primo piano. E non è molto per ragazzi di quinta comprendere tutto ciò; sappiamo tutti come sia scientificamente provato che in quest’età il ragazzo ama conoscere il mondo intorno a sé. La geografia, oltretutto, lo diverte. Ho parlato loro del Mondo antico, delle scoperte geografiche, dell’Italia e del Mondo. Sono partito dalla nostra città e via via ho allargato l’orizzonte fino ai confini dell’Universo; ho insegnato la geografia astronomica e il calcolo degli anni luce. Da queste premesse si può accennare all’esistenza di un Essere Infinito, diverso da noi, fuori del tempo, essenziale, unico, onnipotente. Ovviamente l’uomo per la finitezza del suo stesso essere e della sua intelligenza, è finito, temporale, contingente, e per continuare la specie, è riproducibile, e perciò materiale.
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Non sono difficili questi concetti per ragazzi di 10-12anni in quanto per loro è difficile qualunque parola o concetto nuovi: paraprassia, rubinetto, categoria, psicopatico, contingente, ugello, sono tutte parole della stessa difficoltà se ascoltate per la prima volta. Basta spiegarle, e si è certi che il più è fatto. I miei ragazzi conoscono orografia, idrografia, maree, città, lingue, razze, religioni, antropologia, e mille altre cose.
Ovviamente il libro non basta. Allora abbiamo cercato su atlanti, mappamondi, cartine a varie scale, libri diversi, antichi e nuovi. Abbiamo visitato luoghi, posti, città; viaggiato in auto, in treno, a piedi. Ognuno ha fatto le sue ricerche, ognuno ha imparato le sue città, ognuno ha approfondito un paese in particolare. In questo modo alla fine di novembre sanno più geografia i miei ragazzi che i giovani di liceo. Alla fine dell’anno tutto il materiale raccolto formerà una tesi di geografia conservata da ogni alunno nella sua cartella personale.
Tuttoscuola, n. 116, pag. 72. Antonino Cappiello
Verso la fine del 1978, la V B ed io, partecipammo ad un concorso indetto da Paese Sera, che apprezzò gli elaborati inviati. Alla fine di marzo ’79 noi tutti ricevemmo la gradita sorpresa di vederci in classe la dottoressa Eleonora PUNTILLO, redattrice del giornale. Dopo una lunga chiacchierata, la giornalista uscì, lusingata o amareggiata? Voglio che giudichi il lettore, dopo che avrà meditato l’articolo apparso su Paese Sera del 10 APR 1979. Lo ricopio.
Per la classe”difficile” di Riviera di Chiaia, studiare è bello!
INTELLIGENTI SENZA LIMITI
La classe V B sta al quarto piano di un edificio settecentesco alla Riviera di Chiaia: le facce sono quelle di ragazzi del popolo, che abitano quasi tutti nel “bassi” ed hanno genitori dai mestieri indefinibili. Ci giureresti che è una classe difficile, di quelle che nessuno vuole. E, infatti: al professore abbiamo tolto le chiavi e le abbiamo nascosto e poi ce ne siamo andati a fare fracasso per le scale.
Questo però succedeva l’anno scorso, quando il prof era uno di quelli che diceva: Fate l’esercizio e il riassunto, e poi si metteva a leggere il giornale sportivo. Con questo maestro Antonino Cappiello, abbiamo imparato che studiare divertente. Adesso so che la mia intelligenza non ha limiti. Ancora: Io credo che per diventare campioni non c’è un segreto perché dipende dall’intelligenza dell’uomo. Non è un caso dunque che il maestro Antonino Cappiello, 35 anni, ha deciso di far partecipare la sua classe ex difficile a Caro Anno Nuovo di Paese Sera.
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Quella classe di 24 ragazzi, di cui 8 femminucce, che aveva avuto negli anni scorsi una vera e propria girandola d’insegnanti, e tutti se n’erano scappati, dicendo che non volevano avere a che fare con quei menomati, anormali, gente da prendere con la frusta, adesso sta dando enormi soddisfazioni. Al momento non ce n’è uno che ha fatto filone, ma magari lo fanno tutti insiemi, lui in testa, quando decidono di uscire: avvisano il direttore,e se ne vanno – in fila con il maestro in testa – all’acquario, a Castel dell’Ovo, al Piccolo Cottolengo, a vedere l’impianto della Posta Pneumatica, alla mostra cecoslovacca, al museo delle armi antiche, e perfino dal Prefetto. Dal Prefetto? Sì, una mattina mi trovavo in Piazza Plebiscito e mi sono detto: ecco qui sta la Prefettura, io devo insegnare l’educazione civica e non so nemmeno bene che succede in Prefettura. Adesso salgo, domando se vogliono ricevere la mia classe. Al massimo possono mandarmi al diavolo. E invece il Prefetto li ha ricevuti, ha spiegato lui cos’è e che fa, e adesso Antonino Cappiello vuole fare la stessa cosa con il Sindaco, con il presidente della regione, con la provincia. Un po’ di trambusto fra i ragazzi, cercano qualcosa sulla cattedra, quindi tirano fuori un blocco di fogli: sono temi, brevi ma scritti in lettere greche. Perché? Semplice, spiegando la geometria, tutte quelle parole greche, …,li ho sfidati, in due giorni hanno imparato l’alfabeto e scrivono correntemente, in italiano, ovvio, con lettere greche, ma è solo un po’ di ginnastica mentale. E quando decidono di far sentire come cantano in coro, altra novità, altra sfida vinta: Chevalier de la table ronde – dit moi si le vin est bon. Perché una canzone popolare francese? Perché è bella, loro l’hanno capita tutta, e hanno dimostrato a se stessi che possono cantare anche in francese, pure se vengono dai vicoli e dai bassi; e sanno cantare bene anche in napoletano. I ragazzi raccontano le gite, di cui il maestro s’è dimenticato. Sono andati a Salerno, e si porteranno anche nei capoluoghi delle altre province della regione; sono andati in Valle d’Aosta per vedere le montagne che i loro compagni devono solo studiare sul libro di geografia: non avevano mai viaggiato, non erano mai andati, oltre la vicina Via Caracciolo, adesso sanno – per visione diretta – com’è fatta la loro città, com’è fatta l’Italia.
Paese Sera, 10 APRILE 1979 - ELEONORA PUNTILLO
Nel 76 o 77, ebbi il piacere di conoscere personalmente il Prefetto di Napoli, Sig. Tito BIONDO. Fermo in Piazza Plebiscito, guardavo incantato i 4 monumenti che la circondavano. Ad un tratto fissai lo sguardo sulla Prefettura. Colpo di Fulmine! Entrai e mi feci ricevere dal Vicario. Gli spiegai il mio problema, gli parlai della mia classe, e chiesi di visitare la Prefettura con gli alunni. Qualche giorno dopo, il Vicario mi telefonò a scuola e mi fissò un appuntamento con il Prefetto, fra un mese. Apriti Cielo!
P. 58.
Impegnai i miei alunni in una maratona sfacchinante per preparare “L’Accademia” da presentare al Prefetto. Vestiti come damerini, i maschi, con indosso gli abiti da festa, le femmine, tutti insieme ci presentammo in prefettura dove le guardie che già ci aspettavano, apersero per noi il passaggio. Gli alunni si esibirono nello Studio di S. E. Tito Biondo, contornato dai suoi collaboratori. Alla fine ci offrì un rinfresco e incaricò il militare addetto a scattare mille foto. Salutandoci, il Prefetto aggiunse: Vi aspetto a Pasqua! Così, ogni anno, con classi diverse, sempre le solite quinte, andavo in Prefettura per l’Accademia, a Natale e a Pasqua. Un giorno qualsiasi, di un anno che non ricordo! Il Prefetto venne a farci visita a Scuola: era preceduto dall’auto di scorta, e aveva 6 motociclisti al seguito. Scrivendo queste righe non posso trattenere la commozione. Penso che i miei alunni, dichiarati handicappati, possano ricevere una visita in forma ufficiale, di ritorno, quasi come ad un capo di stato o di governo.
Dopo vari incontri, il Prefetto scrisse una lettera al Provveditore per segnalare l’accaduto, come di seguito riportato.
Il Prefetto di Napoli
4 luglio 1979
Caro Professore,
Mi è particolarmente gradito trasmettere copia
della lettera che ho ritenuto doveroso inviare al
Provveditore agli Studi per segnalare la bontà e
L’efficacia del Suo insegnamento.
Colgo volentieri l’occasione per rinnovarLe
Il mio personale apprezzamento.
Con la più viva cordialità.
Suo aff.mo
Tito Biondo
Ill.mo Signore
Prof. Antonino CAPPIELLO
Via delle Fiorentine a Chiaia, 10
NAPOLI
P. 59.
Il Prefetto di Napoli
25 giugno 1979
Caro Commendatore,
Ritengo mio dovere segnalare alla sua sensibilità ed attenzione alcuni episodi di vita scolastica ai quali ho potuto partecipare.
Nel dicembre dello scorso anno, ho ricevuto un’insolita richiesta di visita dei miei uffici, da parte degli alunni della V B della Scuola Elementare del IV Circolo Didattico sito alla Riviera di Chiaia n. 53.
Ho naturalmente accettato di buon grado e dopo che i ragazzi avevano avuto modo di rendersi conto dei vari servizi che la Prefettura assolve, ho voluto riceverli personalmente nel mio Ufficio.
Il colloquio ha avuto anche per me degli aspetti d’innegabile interesse perché ho potuto constatare come alcuni metodi d’insegnamento possano stimolare e vivificare la naturale intelligenza e volontà di apprendere dei ragazzi.
Determinante nell’occasione mi è sembrata la capacità didattica dell’insegnante Antonino Cappiello che è riuscito a polarizzare gli interessi dei ragazzi ponendoli quali soggetti attivi al centro dell’attività didattica.
E i successivi incontri che in varie occasioni ho ancora avuto con i ragazzi mi hanno viepiù confermato la favorevole impressione sulla bontà e l’efficacia educativa della metodologia di lavoro di questo insegnante, che ha veramente bene operato tenuta anche presente l’estrazione dei suoi giovani allievi, nella maggior parte “scugnizzi” dei vicoli a ridosso delle popolari zone della riviera di Chiaia e della Torretta.
L’occasione mi è particolarmente gradita per far Le pervenire le espressioni della mia viva cordialità.
Con i migliori saluti mi creda
Tito Biondo
Ill.mo Signore
Dott Prof Benedetto Capezzone
Provveditore agli Studi di NAPOLI