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8. PARTE OTTAVA (Una Vita da raccontare)
Attività lavorative.
Tonino Lecci. Alunni della stessa classe, c’eravamo diplomati nel medesimo anno, all’Istituto Nautico di Piano, con l’identica specializzazione: Capitano di Macchine sulle Navi Mercantili. Dopo 18 mesi di navigazione, Tonino aveva ottenuto il patentino, e raggiunti i tre anni, aveva sostenuto l’esame per la patente. A questo punto si era aperta la strada per la carriera d’Ufficiale fino a Direttore. Il fattaccio avvenne, quando Tonino era appena diventato Ufficiale Macchinista in Seconda. Viaggiava su una nave da carico. Le macchine di bordo fanno un fracasso del demonio, ma i marinai sono talmente abituati che ci dormono sopra tranquillamente. Solo il fermo dei motori, o un rumore diverso dal solito, li fa balzare e correre ad osservare da dov’esso proviene, per porre riparo. E’ quello che avvenne alle ore due di quella notte maledetta. Tonino svegliò il fuochista, ed insieme si precipitarono in Sala Macchine attraverso la porta stagna in cima alla scaletta. Il rumore proveniva dalla ruota di distribuzione. Dopo un attimo di riflessione, i marinai decisero di salire a gran carriera la scaletta che portava all’officina che era proprio lì sopra. Mentre sceglievano gli attrezzi adatti per la riparazione, la ruota si spezzò, e nel vortice del trascinamento toccò altre parti ferrose, sprigionò una scintilla, e ruppe il tubo dell’olio. Subito venne fuori una gran fiamma, creando una nuvola di vapore scuro, acre e bollente che invase l’ambiente. I due ebbero il tempo di affacciarsi, rendersi conto dell’accaduto, e via di corsa ad arrampicarsi su per la scaletta che portava alla porta stagna chiusa in precedenza. Per salire una scaletta di corsa ci vuole un minuto. Eppure, in quel breve intervallo, il vapore ad altissima temperatura disidratò braccia, schiena e gambe, fin quasi ad arrostirle; il vapore acre limitò o tolse addirittura la vista. Sta di fatto che, giunti sul pianerottolo, non videro il maniglione d’apertura della porta stagna, oppure non ebbero la forza di aprirlo, conciati com’erano. Questo secondo minuto fu per loro fatale. Stramazzarono stecchiti per terra, e lì rimasero. L’Ufficiale del turno successivo, almeno due ore dopo, li trovò entrambi esanimi e ribolliti, disidratati e abbrustoliti, quasi come in un forno crematorio. Questa fu l’avventura di Tonino, il mio omonimo, e omologo per grado e per età.
Ho raccontato l’episodio di Tonino per riflettere sulle mie vicende umane, e per affermare che se fosse capitato a me, adesso non starei qui a scrivere e pensare. Pensando e scrivendo, non posso fare a meno di pormi un interrogativo: Fu destino, Provvidenza, o Miracolo, per lui e per me?
Ammesso che si tratta di destino, il mio pensiero corre subito alla nascita, alla creazione e al Creatore. A questo punto vien da chiedere: Con chi devo io avere a che fare? Con un dio-scemo, crudele o nepotista? Purtroppo, non posso. Non posso accettare il destino, se Dio è Amore. Per parte mia, non sono il maestro di nessuno, e lascio che ognuno la pensi come vuole, sia pure a vantaggio o a danno proprio.
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Penso ancora: Si tratterà forse di Provvidenza? Il termine però significa beneficio, mano di Dio, e la cosa m’impensierisce ancora di più. Come mai, mi chiedo, a Tonino una morte tragica, e a me la possibilità di sedere qui, e raccontare? E’ questa la volontà dell’Onnipotente Signore, o è ancora nepotismo? E quest’attributo, si può applicare ad un Dio che ama tutti allo stesso modo, e non usa preferenza per alcuno? Questa sarebbe la sua giustizia? Non voglio imporre il mio pensiero nemmeno qui. Ogni nato su questa aiuola fiorita, è destinatario dell’anima sua!
Penso infine: Posso sostenere che si è trattato di un miracolo? Al momento presente si parla di miracolo a Lourdes, a Fatima, a Medugorje. Quivi molte persone hanno riacquistato la vista, sono stati guariti da un tumore, hanno ripreso l’uso degli arti. Con il caso mio, allora, come la mettiamo? Come si può definire? Per quanto mi riguarda, io so che dopo l’impulso creativo iniziale, ogni cosa procede verso il suo fine, guidata dalle cause seconde. Il miracolo, dunque, non è una preferenza né nepotismo, indegni entrambi di un Essere Onnisciente. Sono convinto inoltre, che la beatitudine eterna non è un’imposizione, bensì una libera scelta, avendo dato, la Redenzione, la possibilità di scelta a tutti. Il miracolo pertanto, avviene, quando il soggetto si pone liberamente nelle condizioni della piuma al vento, accetta di buon grado ciò che non ha richiesto, e segue le indicazioni dettate dalle circostanze. Maria e Giuseppe, non decisero liberamente di andare a Betlemme, ma, accettarono, senza lamenti, ciò che l’editto imperiale imponeva. Quel viaggio, fu per loro, la volontà di Dio dichiarata, e divenne un miracolo.
Per quanto riguarda me che scrivo, devo partire dall’educazione silenziosa impartita da mia madre. La circostanza mi procurò un forte desiderio di sapere e d’imparare. Capitarono le Quarantore con quel predicatore, e l’amicizia con lui. Lo stesso prete m’impedì di prendere la via del mare e mi spedì in Seminario. La poca cultura ricevuta colà, acuì in me il desiderio di aumentarla. Poi arrivò il colpo che mi trafisse il cuore nella prima Messa, e a seguire don Singhiozzo, F. S. Settimo e il priore, che mi spinsero fuori dell’ambito clericale. Intanto ero scampato all’Accademia Militare e in compenso avevo ottenuto la dispensa dalla chiamata alle armi e posto in congedo. Maria Paladino, ostinata ed irremovibile, mi obbligò a rinunciare alle Medie e scegliere la cattedra alle elementari. Tutto io accettai, con fiducia, con sincerità e con allegria, lasciandomi trasportare come una piuma al vento. Durante lo svolgersi di tali avvenimenti, sono certo, mia madre sorrideva in Terra, Paladino pregava che non sgarrassi, la Signora mi guardava compiaciuta dalla finestra del Cielo. Posso dunque affermare che la mia storia è un continuo miracolo vivente, e ne sono orgoglioso. Nulla mi è dispiaciuto, nessuno ho odiato o ingannato. La mia bocca non sa dire il falso, se non per gioco nelle battute spiritose, o in teatro. Miracolo dunque, nei miei riguardi? Sì, è poco ma sicuro! In ogni caso, escludere l’intervento diretto del Creatore, è puerile; ridurlo solo a quello, però, è limitativo.
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Limitativo di che cosa? Dell’intelligenza umana, rispondo. Attenti! Cade e si rompe il muso. Non usa le norme di sicurezza e precipita. Corre in auto e si schianta. Ruba ed è colpito all’arteria femorale da una pallottola. Dopo la morte naturale, soggiorna sicuramente in Purgatorio; allora Messe di suffragio a iosa affinché il Creatore cambi idea e porti l’anima in Paradiso. Insomma, ogni cosa è volontà di Dio non essendo intervenuto in tempo, e si qualifica scemo, crudele e nepotista. Circa il Purgatorio, tutti ci credono e nessuno si domanda dove sia, e nemmeno quale parte dell’infinito occupa. Sarebbe deplorevole pensare che la Religione impoverisse il concetto di Dio; purtroppo lo impoverisce a tal punto da far credere che non esiste.
Dal 1963 al ’66 feci quelle spiacevoli esperienze di Vice Parroco. In seguito alle quali e mi confermai sempre più nell’idea di stare lontano da quei miseri, per impegnarmi ad impostare un pensiero teologico che sarebbe stato tutto mio, oggettivo, serio e sicuro. Pian piano s’incominciò a concretizzare nella mia mente un piano d’attività, per sperimentare fino a che punto ero capace di lavorare in altri campi. Lasciando il Sacerdozio, dove avrei potuto impiegarmi? Tutte le attività, di cui sarà parola fra poco, le svolsi tra i mesi di giugno e di settembre; prima perché così mi piaceva, secondo perché erano i mesi di vacanza che si godevano in quei tempi a scuola. Passeggiavo e pensavo, aspettando l’occasione propizia per rompere il ghiaccio. Un pomeriggio di giugno mi trovai a passare vicino all’Hotel Ambasciatori. Vidi sulla porta, il mio caro amico Luigi Di Prisco che s’intratteneva con alcuni clienti in partenza. Aspettai un attimo per salutarlo. Dopo i convenevoli, chiesi: Posso lavorare in Portineria con lei, Signor Portiere Capo? Rispose: In Ufficio c’è il Padrone, puoi parlare con lui! Il Signor Tonino mi apparve, subito come un uomo simpatico, intelligente ed efficiente; doti rare a trovarsi insieme nella stessa persona. Egli m’invitò a sedere e chiese il motivo della visita. Potrei lavorare in questo Hotel, in portineria? Il Signor Tonino, buon conoscitore delle persone, rispose: Hai già esperienza? Tra il serio ed il faceto, ebbi l’ardire di parlare così: Scusi, ma se ognuno chiede se io ho esperienze precedenti, la prima volta dove devo farla? L’albergatore sorrise, chiamò il Signor Di Prisco, e dal giorno seguente ero aiutante in portineria, dove rimasi fino a settembre. Del periodo passato “all’Albergo Ambasciatori”, ho un ricordo bellissimo, e serbo gratitudine massima per il Signor Tonino. Intanto avevo piazzato la prima tessera sul mosaico. In mancanza d’altro, questo lavoro mi piaceva.
Non ero contento. Volevo la libertà di scegliere, non d’accettare gioco forza. Andai a stuzzicare altri amici miei, sempre nell’ambito alberghiero, ma nel settore “Sala”. Inquesto caso, chiedevo d’essere chiamato solo per gli extra. Nessuno ci crederà. Sorridendo, tutti accettarono la mia richiesta. Devo affermare la verità: vestito da cameriere, ero impeccabile; mani e unghie pulitissime, scarpe lucide e di cuoio, incedere composto, postura ammirabile. Non mi sono mai distratto nel servire i commensali, mai una critica negativa verso di loro, mai una posata dimenticata. I colleghi di servizio credevano che io fossi del mestiere.
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Negli spogliatoi, diversi giovani camerieri mi chiedevano appuntamento fuori, chi per perfezionarsi nella lingua italiana o inglese, chi per avere maggiori delucidazioni in campo Religioso, ed erano i più. Gli Alberghi dove più frequentemente ho lavorato come extra, sono: Parco dei Principi, De La Ville, VII Cielo, e tanti altri che non ricordo. A tutti valga la mia riconoscenza e un sentito grazie. Dopo l’esperienza di Sala in Sorrento, ebbi il piacere d’essere chiamato dalla MED.OV. Per l’imbarco sulla Nave Passeggeri ATLANTIS, come CHEF DE RANG. In quell’estate, la nave compié crociere settimanali tra New York e Nassau alle Bahamas, con partenza e arrivo a New York, il venerdì. Durante lo sbarco e l’imbarco dei passeggeri il venerdì, noi di Sala, avevamo il giorno, quasi tutto libero. Naturalmente, visitare la famosa Metropoli, era per noi una gioia raddoppiata. Durante una delle crociere, conobbi Perla, una mora di colore; e la cui descrizione fisiognomica, mi evito per privacy. Da allora, e per ogni venerdì seguente, ero a casa sua. Ad un certo punto il Maestro di Sala, mi bloccò. Non potetti più uscire perché mi volle vicino a lui per precisare il piano sala, vale a dire la sistemazione dei posti a tavola per i passeggeri imbarcanti il venerdì. A settembre tornai a casa.
Ora potevo scegliere se lavorare in portineria o in sala. Ciononostante non ero ancora sazio. Due possibilità, mi chiedevo? Perché non tre? L’estate seguente, mi recai a Napoli e mi presentai al Comandante D’Armamento per la Flotta Lauro, e chiesi d’imbarcare come Ufficiale di Macchine. Detto, fatto: libretto, visita medica, e foglio d’imbarco! La settimana seguente ero a bordo della Nave da Carico, Amalfi. I porti toccati furono: Dakar, Monrovia, Filadelfia, Baltimora, Norfolk, Sept Iles, ed altri. La navigazione mi divertì molto, però ebbi la possibilità di riflettere, e conclusi che non mi andava a genio di continuare in questa professione, e la scartai. Mi venne in mente allora la “prepotenza” del direttore spirituale che m’impedì di percorrere la via del mare, e mi spedì in Seminario. Pensai anche alla sorte di Tonino Lecci, e ringraziai Dio per le circostanze che mi si erano presentate; esse mi avevano distolto dall’orientarmi in tal senso. Di fronte a questo mio “comportarmi”, come una piuma al vento, sono certo che dal Cielo, la Bella Signora mi sorrideva e mi benediceva. Sull’altro versante, mia madre, pur con il suo silenzio, mi sembrò felice che rinunciassi a navigare, se non altro per la paura di perdermi o di stare lontano da me. Avendo scartato la navigazione, mi restavano ancora e sempre due possibilità di scelta. No, non ero contento, e chiedevo a me stesso: altre esperienze, nuove, diverse. Ormai con le lingue, inglese e francese non avevo più problemi. In più s’aggiunse lo spagnolo da, quando mi recai ad Esmeraldas e Quito, in Ecuador, per stare qualche tempo con don Vincenzo Cioffi, missionario. Il tedesco lo potevo leggere, ma non ero ancora in grado di condurre una conversazione impegnata.
In queste mie scelte, mamma e la Signora non si sono mai opposte. Lo derivavo dal fatto che tutto filava come l’olio, e nulla mi si opponeva. Grazie.
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Dico questo, perché quando parlerò delle altre mie scelte non gradite in alto, sentirete quali patimenti e quante lagrime mi sono costate, finché non decidevo di tornare sui miei passi. Ricolleghiamoci alla sperimentazione del lavoro. Altri amici miei erano gestori o padroni d’Agenzie Turistiche. Visitandoli e salutandoli, seppi che spesso si trovavano in difficoltà perché non c’erano guide turistiche sufficienti alla bisogna. Non era raro il caso, ad esempio, che su 10 bus, solo 9 guide erano disponibili. Scusa, in questi casi eccezionali, posso guidare io il decimo bus, piuttosto che darvi morsi sotto i gomiti e non risolvere il problema? Come il formaggio è gradito dai maccheroni, così, tra le Agenzie, si passò la voce, che esisteva una guida disponibile per i casi estremi. I percorsi destinati a me furono: Amalfi, Capri, Pompei, Vesuvio, Napoli, Roma, e qualche altro. Con la base culturale che mi portavo dietro, potevo permettermi di fare da guida con gran facilità. Parlavo italiano, inglese, francese, spagnolo. Per il tedesco, leggevo gli appunti che mi ero preparato, tuttavia la pronuncia non lasciava a desiderare. Sull’attività di Guida Turistica, ho qualche aneddoto da raccontare. Un giorno, sul bus per Amalfi, c’era un gruppo di belgi che parlavano solo fiammingo. Che potevo fare? Spremendo le meningi, camminai lungo la corsia centrale del bus, chiedendo in francese, chi conosceva il fiammingo. La Signorina Virginia alzò la mano. La invitai a sedere presso di me, occupando la metà della mia poltrona. Ogni volta che arrivava il turno del francese, le passavo il microfono frase per frase, e lei traduceva in fiammingo. Ricevetti ammirazione ed applausi, e poi anche le congratulazioni dell’Agenzia. Un’altra volta prelevai un gruppo di soli statunitensi al Parco dei Principi, ancora per Amalfi. Conoscendo io parecchie città degli USA per averle visitate, già dal Buon Giorno, si prospettò una magnifica escursione. Sì, molto interessante! M’invitarono a passare la serata con loro, fuori degli impegni di lavoro, lì al Parco di Principi. Di questo gruppo conservo un ricordo assai gradito, e li saluto ancora oggi, anche se non so dove si trovano. Questo risultato mi mise la pulce nell’orecchio. Mi confortavo al pensiero che se avrei dato gli esami di guida, potevo diventare una guida patentata, e scegliere così fra tre possibilità di lavoro. Terzo aneddoto. Quel pomeriggio eravamo tutti a bordo sulla strada del ritorno. L’autista accostò sulla piazzola a destra della strada. Mi chiese di andare al Bar di fronte per comprare un pacchetto di sigarette; mi diede 5000 lire. Andai e tornai in un baleno, consegnai all’autista le sigarette e le 5000 lire dicendo: La Signora non ha voluto i soldi. Ha affermato che è omaggio della ditta! L’autista mi guardò quasi incredulo: Tu sei straordinario, Tonino! E’ la prima volta che una guida si comporta così! Grazie! Ho capito con chi ha a che fare! Lì per lì non ci pensai, e non capivo a cosa voleva alludere. Riflettendoci sopra nei giorni seguenti, mi resi conto che in quel lavoro anche altre cose non mi erano piaciute. Facendo da guida, dunque, avrei dovuto forzare la mia coscienza e avere sistematicamente dei comportamenti incompatibili con la mia linea di condotta.
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Terminata l’estate, desistetti, ed anche questa attività fu scartata, e rimase fuori dalla scelta, provvisoriamente. Un’ultima roba. Quella mattina di luglio stavo accompagnando il gruppo a Capri. Il bus dell’Agenzia ci accompagnò alla Marina Piccola di Sorrento da cui saremmo partiti in traghetto. In tanto che io aiutavo i turisti a scendere dal mezzo, si avvicinò un poliziotto della P. S., con una faccia da cui traspariva chiaramente la sua minorità. Seppe solo dire: Documenti, C. I. e Patente. Forse per gli agenti di polizia, salutare, sarà un’offesa alla loro dignità; in ogni modo salutai io, e gli spiegai il come e il perché del mio intervento casuale come Guida Turistica. Il poliziotto, o non capiva, o non ascoltava, o entrambe le cose, pieno com’era della sua minorità, e intanto si gonfiava come la rana di Fedro. Lei non può andare a Capri! A questo punto, capita l’antifona, non replicai con altre spiegazioni. Gli porsi la cartella con i Documenti dell’Agenzia, glieli diedi in mano e gli dissi: Prego, vada lei! Girai i tacchi, dopo augurato buon viaggio agli ospiti stranieri, e mi avviai verso casa. Lo stupido rimase senza parole. Il suo collega, che sembrava un po’ meno tonto, mi chiamò, accennò una parvenza di scuse, tolse al compagno la cartella, la ridiede a me, e: Lei può andare! Presi, tacqui, e partii.
Adesso devo chiudere l’argomento trattato, con i fuochi d’artificio. Voglio dire, che riscrivo qui di seguito le REFERENZE CHE ALCUNE Agenzie turistiche mi hanno rilasciato.
OVEST, Sorrento.
DICHIARAZIONE DI REFERENZE
Il sottoscritto, Durante Paolo, amministratore dell’agenzia di viaggi O.V.E.S.T. con sede in Piazza S. Antonino 17 di Sorrento, dichiara con la presente che il Signor Cappiello Antonino, nato a Sorrento il 06.06.1935, ha lavorato saltuariamente dal 1975 al 1978 per la suddetta agenzia con la qualifica d’accompagnatore turistico, per la lingua inglese, francese, e spagnolo.
Il signor Cappiello ha avuto sempre un comportamento esemplare nei confronti della società e dei clienti che accompagnava. Questi ultimi hanno sempre plaudito le sue capacità, specialmente linguistiche.
Firmato: Durante Paolo
Viaggi fiorentino
REFERENZE
Si attesta che il Signor Cappiello Antonino nato a Sorrento il 06 giugno 1935 ogni qualvolta è stato da noi chiamato per accompagnare i nostri gruppi ha sempre fornito una prestazione molto soddisfacente.
Il suddetto è un buon conoscitore delle lingue, inglese, francese e spagnolo.
In fede.
Timbro tondo e firma.
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WONDER TOUR
REFERENZE
Con la presente si attesta che il Signor Cappiello Antonino, nato a Sorrento il 06.06.35 e domiciliato a Sorrento, ha prestato opera d’accompagnamento turistico in lingue inglese, francese e spagnolo.
Tanto si doveva.
Timbro e firma.
RUSSO TRAVEL
A CHI DI COMPETENZA
Si attesta con la presente che il Signor Cappiello Antonino nato a Sorrento, il 6-6-35,
Ha prestato servizio con mansioni d’accompagnatore turistico per la nostra agenzia.
Durante il periodo di lavoro, il Cappiello ha dimostrato serietà ed integrità, e pertanto si può raccomandarlo per un lavoro analogo.
In fede.
Russo Travel. Firma.
Negli stessi anni sperimentai anche l’ufficio di Ragioniere presso una ditta sorrentina. Devo assicurare che il nominato impiego mi diede gran soddisfazione. Riuscivo in tutto ciò che l’attività comportava. In mancanza d’altro, avrei potuto anche sceglierlo. Ad ogni modo, riposi l’impiego nell’archivio della memoria, e rimasi nell’attesa di successive esperienze lavorative.
Nel 1991 feci anche pratica d’Infermiere Professionale; seguivo il corso per il conseguimento del diploma. A questa scuola partecipai solo per il piacere di conoscere un’altra branca del lavoro. L’esperienza, tuttavia, mi giovò per stare poi vicino a mia madre inferma. Con quella preparazione alle spalle, quando mia madre ebbe bisogno d’aiuto, feci il proposito: Nessuno la toccherà all’infuori di me.
Facciamo un passo indietro. Ero rimasto affezionato all’insegnamento, e il mio pensiero tornava con nostalgia alla Scuola Media Arcivescovile, dal 61 al 63, e all’Istituto Nautico, dal 68 al 71. Le due esperienze mi fecero riflettere che in entrambi i nominati corsi di studio, gli alunni si mostrarono a corto di formazione di base. Lavorare con loro diventava un peso enorme, e comportava uno scarso rendimento. Mi convinsi allora: molti professori sulla stessa classe, rovinavano gli studenti, come molti cuochi ad impastare contemporaneamente un panetto di pasta cresciuta. Così, redassi un piano per il maestro unico dalla A alla Z. Nel frattempo furono banditi dal Ministero due Concorsi che m’interessavano, per titoli ed esami. Oramai il mio pallino era la Scuola, e avevo una sola possibilità di scelta. Con il Diploma Nautico potevo partecipare all’Abilitazione per le Applicazioni Tecniche nella Scuola Media. Lo feci e lo vinsi.
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Con il maestro unico, come la mettiamo? Avevo bisogno come minimo del Diploma Magistrale. Detto, fatto! Conquistai anche quello, e così potetti partecipare anche al Concorso Magistrale. Lo feci e lo vinsi. Siamo a due!
Quando si presentò il dilemma della scelta, andai a chiedere consiglio alla Paladino. Io già propendevo per le elementari a causa del maestro unico, ma lei mi obbligò ad andare a scegliere la sede per un Circolo Didattico. Dal 1971 iniziò la mia carriera di Maestro Unico. Con le dimissioni del 1988, 20 anni d’insegnamento, prendo poco di pensione, è vero, ma sono stato vicino a mia madre fino all’ultimo. Ogni tanto mi vien da pensare che, seguendo un’altra strada, oggi potrei essere un magnate della finanza, con 25 mila milioni di miliardi di Euro come patrimonio stimato per difetto. Due domande tuttavia, si concretizzano avanti: Per fare che cosa? E fino a quando? Il fatto certo è che ora sono qui, e posso gridare ad alta voce: Non ho bisogno di niente! Grazie, mamma, Paladino e Signora, grazie!
Fine della parte ottava.