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9. PARTE NONA (Una Vita da raccontare)

Sogni  o Realtà

 P.81

Non vendo sogni; vi offro immagini di realtà. La frase campeggiava a caratteri cubitali sui vetri del salone automobilistico. Non so riferire se la notizia fece affetto sui compratori; o riuscì a bloccare le vendite. Nel caso mio, cari lettori, si rivela assolutamente vera. Manca solo la cinepresa capace di riprendere le immagini del tempo che fu. Ad ogni modo ritorniamo alla Scuola Riviera, e mettiamo piede nel IV Circolo Didattico. Il Direttore Mario Jannelli era molto soddisfatto dei risultati che avevo ottenuto nelle classi quinte, cosiddette speciali. Si notava in lui anche l’orgoglio per i riverberi esterni che elevavano la sua Scuola verso un alto grado di considerazione: il lungo articolo su Paese Sera dopo la visita di Eleonora Puntillo, l’interessamento del Prefetto Tito Biondo, le pubblicazioni dei miei articoli su Tuttoscuola, il gemellaggio culturale del 1977 con Casale Monferrato, e via numerando. Un poco alla volta il dott. Jannelli mi mise la pulce nell’orecchio, ora con un detto proverbiale, poi con un monito sempre più pressante. Professore, lei deve laurearsi e fregiarsi del titolo di dottore! All’inizio, presi sotto gamba questi stimoli, ma alla fine, io cedetti alle lusinghe del Direttore. In fin dei conti, avevo abbastanza cultura di base, e adesso anche i titoli per chiedere l’iscrizione all’Università. In particolare mi era utile il Diploma Magistrale per frequentare Pedagogia in un Ateneo a me gradito. Non appena mi convinsi, che potevo e dovevo farcela, presi il toro per le corna, e puntai il centro del mio obiettivo. Mia madre non parlò, e la Signora non frappose ostacoli di sorta; dunque avevo via libera. Per prima cosa informai il Direttore Jannelli di questa mia decisione, lo ringraziai e chiesi il permesso di andare, quando necessario. A sentirmi, il Capo si rallegrò e aggiunse: Professore, le consiglio d’iscriversi a VIGILANZA, che è già una Laurea breve, dura 3 anni, e le dà la possibilità di partecipare al Concorso Direttivo. Ottenuto questo titolo, se lei vuole, può iscriversi a Pedagogia. Gli esami della Laurea Breve saranno tutti riconosciuti, e per il quarto anno, lei preparerà 5 esami assegnati dalla Facoltà, e in più scriverà la Tesi di Laurea. Ciò fatto, lei sarà: Dottore in Pedagogia.  Eseguii alla lettera i consigli di Jannelli e mi trovai bene. Non ci fu nemmeno bisogno di chiedere permessi a Scuola, perché seguivo le lezioni di pomeriggio. Utilizzavo i mezzi della SITA, che univano frequentemente Napoli a Salerno. Presentai un piano di studio personale a norma del regolamento di Facoltà. Scelsi le discipline che più mi affascinavano, e tra l’altro, mi piacevano. L’elenco è presto fatto. 2 esami di Sociologia, e 1 di Sociologia dell’educazione - Storia moderna e Storia della filosofia - 3 esami di Pedagogia -Psicologia e Psicologia sociale - Diritto pubblico e legislazione scolastica – Igiene – 2 esami di lingua e letteratura italiana - Geografia generale – Geografia politica – Geografia economica - Il punteggio fu al 50% con 30/30 e LODE, e 50% con 30/30.

 

                                                                                                                         P. 82.

Così, il 28 GIUGNO 1978, ero Laureato con il Diploma d’Abilitazione alla vigilanza nelle Scuole Elementari. In altre parole, con questo titolo si può diventare Direttore Didattico. L’idea d’inserire tre esami di Geografia nel piano di studio, mi venne, quando lessi, che formavano titolo sufficiente per partecipare ad un concorso pubblico, per l’insegnamento della Geografia nelle Scuole Superiori.

Non appena ricevuto il Diploma, m’iscrissi al Corso di Laurea in Pedagogia, sempre a Salerno. Tutti gli esami precedenti mi furono riconosciuti. Per il quarto anno, la Facoltà mi assegnò i seguenti esami da sostenere: - Storia contemporanea – Storia della filosofia – Antropologia culturale – Storia della Pedagogia – Filosofia. Dopo averli superati, non mi restava che preparare e discutere la Tesi. Scelsi come Relatore il Chiarissimo prof. Pasquale Lo Re, docente di sociologia. Egli era informato di tutta la mia pur breve esperienza scolastica. In uno dei giorni in cui il prof. teneva la sua lezione di pomeriggio, m’invitò a portare i miei alunni, quelli ritenuti menomati dalle colleghe, e li fece sedere tra gli studenti universitari. L’emozione fu grande per tutti, mentre il prof. svolse la sua lezione sulla Pedagogia dell’Educazione. Al termine chiese ai presenti d’intervenire; i miei alunni sbalordirono l’uditorio a causa delle loro domande intelligenti, a cui il prof. diede soddisfacenti spiegazioni.

Alla richiesta della tesi, Lo Re non esitò nell’assegnarmi il titolo: Risultati di esperienze didattiche. Discussi la “tesi” il 3 ottobre 1979 e tornai a Scuola Dottore in Pedagogia. Quel giorno non vidi in cortile nessuno dei miei alunni. Mi precipitai in classe, e chi si trovò? Alunni e genitori, mi aspettavano con un fascio di fiori, e una medaglia con inciso, una data. Indovinate quale?

Adesso desidero sapere da ogni lettore, per favore, se sono io che mi muovo o c’è una suprema volontà che dirige la mia vita! Pochi giorni avanti, e precisamente il 15 settembre 1979, quando io non ero presente, si era riunito il Collegio dei Docenti, convocato dal Direttore Jannelli. In tale occasione, i Colleghi mi elessero con la maggioranza di voti, Collaboratore Vicario per sostituire il Direttore in caso d’assenza o impedimento. Vista la richiesta del Direttore, visto l’organico del Circolo e il numero di 4 plessi distaccati in cui si articolava la Scuola, il Provveditore agli Studi mi esonerò dall’insegnamento per l’anno scolastico 79-80. Ricevetti tale incarico nei tre anni successivi. Due realtà stavano innanzi a me: non avevo più la mia quinta, e mi ero laureato. Ad ogni modo, a fianco del Direttore Jannelli, feci una magnifica esperienza nel lavoro di Segreteria e di Direzione nella Scuola. Passano tre mesi. Durante la Novena di Natale del ’79, successe che una sera, non potetti dormire, e non so per quale motivo. Mi giravo, mi sedevo, andavo a bere; ritornavo a letto, ma niente da fare! Presi allora, la solita medicina; recitai un’Ave lentamente e poi aggiunsi: Ma che vuoi da me, Bella Signora? Preso il bandolo della matassa, continuai a parlare. Le chiesi d’interessarsi di mia madre. Dissi di guardare i miei ex alunni, e di non dimenticare quanti mi avevano voluto bene. Alla fine la invitai a suggerirmi qualche idea, se sarei stato ancora in grado di fare qualcosa.

                                                                                                        P. 83.

Quella notte, eravamo ormai giunti al tocco! Iniziai a recitare di nuovo l’Ave e, prima che fosse finita, ero finito io, nelle braccia di Morfeo. Durante il sonno, il subconscio si mise in moto, e mi sembrò che la Signora parlasse a me. Mi era seduta accanto? Passeggiava? La sua voce arrivava dalle nuvole? Come faccio io a saperlo! Si vede che il sogno è sicuramente la concretizzazione in meglio o in peggio di qualcosa che si è vissuta “da vivi”, buona o cattiva. Per farla breve, la Signora, dissi io, parlò e si espresse circa così: Di che cosa ti preoccupi? Hai forse dimenticato i tuoi propositi, le tue mire? Desideravi il Dottorato di Ricerca in Teologia! L’hai dimenticato? Le circostanze della vita, da te non richieste e non rifiutate, come dici tu, ti danno ora la possibilità di essere esonerato dall’insegnamento. La Facoltà dei Gesuiti a Posillipo si trova solo ad un Km e mezzo da Piazza della Repubblica. Il tuo Direttore Jannelli è disponibile verso di te. E’ un’occasione d’oro per conseguire un altro titolo, anche se al momento non sai “se” e “come” ti servirà nella vita. Hai la Laurea in Pedagogia, la Licenza in Teologia, hai frequentato la Gregoriana; a chi aspetti per iscriverti al Corso del Dottorato? A questo punto, arrivò mia madre con una fumante tazza di caffé in mano, e con un sorriso angelico parlò: Tonino, svegliati! Per tutto il giorno riflettetti, raccolsi la documentazione e attesi l’apertura delle scuole. Dopo l’Epifania io presentai il mio progetto al Direttore Jannelli e chiesi di assentarmi durante l’anno, qualche ora per seguire i corsi in Via Petrarca. Il Direttore accettò la proposta con l’entusiasmo di chi aveva ricevuto un dono, invece di concedere un permesso. Ciò sistemato, andai a Posillipo a chiedere lumi in Facoltà, e prima della scadenza dei termini, m’iscrissi al Corso del Dottorato per l’anno accademico 80-81.

Durante l’estate del 1980 ripensai al sogno del Natale scorso, e mi proposi d’approfondire il concetto di preghiera. Mi domandavo: è quella che comunemente s’intende, o è qualcosa di diverso e forse di più? Mi convinsi, alla fine, che pregare è parlare! Per arrivare a tanto però, è necessario almeno avere le nozioni di base circa l’ascetica, la mistica e la contemplazione. Il percorso da seguire, secondo me, si fondava su tre leggi e per 3 colonne: Creazione – Redenzione – Provvidenza.  Amore – Felicità – Eternità;  cui segue Verità – Fede – Preghiera.

Torniamo a Posillipo da Gesuiti. La Facoltà aveva nel mio fascicolo, insieme all’iscrizione, anche tutto il resto.

-          Laureato in Pedagogia il 18.X.79 – Università di Salerno.

-          Baccalaureato in Teologia conseguito il 7.4.65.

-          Licenza in Teologia, presso di noi, il 25.VI.66.

-          V Corso Pontificia Università Gregoriana, con i seguenti esami: + De Verbo Inspirato + De Historia salutis + Sanctitas, signum salutis + De Ecclesiae mysterio + Problemata Joannea. Frequenza per l’anno accademico 66-67.

 

 

 

 

                                                                                                              P. 84.

 

 

Per seguire il Corso di Dottorato presso di noi, anno accademico 80-81, dovrà sostenere:

-          L’Ecclesiologia di Puebla e le sue scelte pastorali.

-          La cristologia di Wiederker.

-          Lettura storica di fonti della spiritualità.

-          Seminario: Sinossi e interpretazione delle correzioni apportate dalla Santa Sede al testo Definitivo di Puebla.  Documento Finale.

Per tutti i detti esami, riportai la votazione  30/30.

Dovrà presentare la tesi seguente: La religiosità popolare in America Latina e riferimenti alla situazione italiana.

Relatore: Prof Piersandro Vanzan.

 

 Il lettore può pensare che io appena terminato gli esami, ho subito discusso la tesi e ottenuto il Dottorato, invece, no! Il prof Piersandro Vanzan è un gesuita dotto, preparato ed esigente. Per prima cosa volle che, nell’estate del 1981, io mi recassi in America meridionale per studio ed esperienza in campo. Mi consigliò di scrivere una lettera al CELAM di Bogotà per chiedere di essere accolto colà, dove avrei anche potuto acquistare i libri in originale sulla Religiosità Popolare in quel Continente.

Prima di continuare, è utile aprire una parentesi. La sigla CELAM si legge: Consejo Episcopal Latino Americano. L’Organismo ha sede a Bogotà 2, Colombia, ed è diretto da un Vescovo come Segretario Generale. Nel 1981 era S. E. Monsignor Antonio Guarracino, Vescovo di Avellaneda, vicino a Buenos Aires. La Conferenza Episcopale dell’America Latina si riunisce ogni 10 anni dal 1950 e tratta problematiche inerenti o riguardanti l’intero Continente, dal Messico al Cile, isole comprese. Nel 1969 la Conferenza si tenne a Medellin, Colombia, e nel 1979, a Puebla, Messico. La mia tesi riguardava la Religiosità Popolare in America Latina tra Medellin e Puebla. Il sottotitolo recitava: Luci ed Ombre sul Documento Finale (DF) di Puebla.  Ogni DF è redatto e stampato dalla Conferenza con il titolo di Documento Final Provisional, per essere poi sottoposto alla Santa Sede, prima di diventare Documento Final Definitivo.

Chiusa parentesi e torniamo a noi. Dopo le indicazioni del Relatore Vanzan, scrissi al Secretario General del CELAM, PER CHIEDERE D’ESSERE OSPITATO dato i miei studi. Monsignor Guarracino mi rispose a giro di posta.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                            P. 85.

Consejo Episcopal Latino Americano

                      CELAM

          Secretariado General

N: 2240/ CELAM                                                   Bogotà, 13 de Julio de 1981

 

Prof.

ANTONINO CAPPIELLO

 

Estimado Señor:

Respecto a su pedido del 1-6-81, le comunico que durante los dias de su permanencia en Bogotà podrà hospedarse en dependencias del CELAM. Por lo que se refiere a Caracas, es màs conveniente que se dirija personalmente al pariente de su colega.

Es muy posible que al llegar Ud. Al CELAM yo me encuentre fuera de Bogotà. Tenga a bien preguntar por Mons. Héctor Urrea, mi Secretario Adjunto.

Serìa bueno que anticipe su llegada por medio de un telegrama para saber y disponer las cosas convenientemente.

Saludos al P. Vanzan.

Cordialmente,

                                                                 Firmato + ANTONIO GUARRACINO

                                                                        Secretario General del CELAM

 

 

Rapido come una freccia scoccata dall’arco d’Ulisse, volai a Bogotà. Durante la permanenza, visitai, ascoltai e appresi;  intervistai, ma principalmente comprai pubblicazioni in originale spagnolo, testi impossibile a trovarsi in Europa e in Italia. Innanzi tutto, mi recai a Medellin per visitare la sede in cui si riunì la Conferenza nel 1969. Gli altri posti interessanti furono: Barranquilla, Cartagena, Santa Marta, Cucuta, Bucaramanga, Manizales, Palmira, Buenaventura, e tanto altro impossibile ad elencarsi. Tornai in Italia con una valigia zeppa di libri, li presentai al Relatore prof. Vanzan, ed insieme si stabilì il percorso di massima, che alla fine si concretizzò nell’indice che segue.

PROBLEMI, CONTENUTI E AMBIGUITA’ DELLA RP.

La RP in AL: problema e definizione.

Contenuti e tipologia della RP.

Elementi positivi e negativi.

ORIENTAMENTI E PROSPETTIVE.

La Chiesa e la RP.

Pedagogia Pastorale.

La teologia della Liberazione in Puebla.

 

 

 

                                                                                                 P. 86.

 

LA RP NEI DOCUMENTI ANTERIORI AL DF.

La RP nel Documento 29 (Doc 29)

La RP nel Documento de Consulta (DC)

Aspetto Teologico.

Pedagogia Pastorale.

LA RP NELL’AUX 3 E NEL DT

La RP nell’apporto Auxiliar 3.

La RP nel Documento de Trabajo.

APPENDICI.

BIBLIOGRAFIA.

 

Il lavoro di stesura, con quell’esigente Relatore, mi è costato 4 anni, è vero, però devo ammettere che mi ha ri-formato. Grazie prof. Vanzan. 

Dopo tanta fatica e barili di sudore, finalmente, IO discussi la tesi innanzi ad una Commissione di 5 gesuiti “tremendi”, per un’ora e un quarto, esattamente. Il giorno 1 ottobre 1985 avevo raggiunto il mio traguardo preferito e al quale avevo mirato fin dal 16 luglio 1961. La Tesi di Laurea fu pubblicata dall’Editore D’Auria in Napoli, nel 1986, con 96 pagine.

Per accordi internazionali fra gli Atenei, fu inviata copia, a cura della Facoltà, a tutte le principali Università del Mondo, in quanto la tesi offriva un contributo valido alla conoscenza della RP.

A questo punto, l’amico lettore, vorrà sapere di che cosa si tratta, e se valeva la pena impegnarsi tanto per portare a termine un simile erculeo lavoro. La richiesta è giusta e merita risposta adeguata. Per RELIGIONE s’intende il complesso delle norme etiche e salvifiche, e dei comportamenti cultuali che esprimono la relazione delle varie società umane con il mondo del divino. Le RELIGIOSITA’ riguardano gli atteggiamenti ed i comportamenti che corrispondono al sentimento di dipendenza della creatura dal mondo divino. Ogni società religiosa è approvata dalla legittima autorità ecclesiastica, e i membri che ne fanno parte, tendono alla perfezione evangelica. Giacché mi sono interessato di Religiosità Popolare (RP), significa che ho voluto studiare in che modo il popolo si rapporta con Dio! Tutto questo perché esiste una Religiosità Ufficiale (RU) che emana disposizioni precise per rapportarsi a Dio, però opera in modo incomprensibile assai, tanto che il popolo non capisce, e non segue le indicazioni, che oltre a tutto nemmeno gli vengono presentate, e si crea una Religiosità parallela (RP) in contrasto con quell’ufficiale. Il mio intervento vuole contribuire a far sì che la RP diventi anche RU, e viceversa naturalmente.

Qui di seguito mi pregio riportare un sunto della mia tesi: La Religiosità Popolare in America Latina. Luci ed Ombre nel Documento Finale di Puebla.

 

 

 

                                                                                               P. 87.

 

 

Quando si assiste nella Chiesa ad un fenomeno di una certa importanza, è raro che questo non abbia un significato profondo. Lo Spirito Santo può essere lì, e un’esperienza attenta, prudente, dovrà rivelarci quello che c’è di buono. E’ un suggerimento utile per pastoralisti e teologi, per liturgisti e sociologi, perché affrontino con metodo nuovo e con originalità inedita, la possibilità di fare teologia pratica, mettendo a punto programmi pastorali veramente ecclesiali, nel senso di coinvolgere tutte le componenti del popolo di Dio. Il Vaticano II e la Evangelii Nuntiandi (EN) di Paolo VI, hanno riaffermato una verità da sempre nota, vale a dire, che la teologia per essere autentica, deve radicarsi nella fede della Chiesa, non si può inventare a tavolino senza tenere conto dei dati di fatto sul vissuto nel popolo. Una teologia costruttiva, va elaborata nel seno della comunità ecclesiale, senza disattendere le espressioni di fede e gli orientamenti che lo Spirito Santo, suscitano nel popolo di Dio, pur rimanendo ancorata alla Scrittura e alla Tradizione. L’indagine teologica dunque, non può prescindere dall’esperienza di fede vissuta nella comunità poiché se smarrisce questo collegamento degenera in ideologia. La bibliografia al riguardo è molto vasta. Perciò, sul grande sfondo del tema generale, indicato dal Papa come Nuova Evangelizzazione, è necessario avere un occhio particolare alla Religiosità Popolare. La RP sicuramente porta alle radici della cultura dei popoli, ne individua il profondo sostrato cattolico e diventa, a sua volta, mezzo essenziale d’evangelizzazione. Sul presupposto di tali obiettivi è inquadrata la scelta preferenziale per i poveri, e la prospettiva di giungere alla liberazione integrale fatta di vita comunionale e  partecipativa sul modello e con lo spirito di Cristo, e non di violenza, di giochi politici, di mero sviluppo economico e sciale. La scelta preferenziale per i poveri include anche l’accettazione della loro religiosità senza pregiudizi ed apriorismi,  pur non escludendo la volontà di guidarla ed orientarla ove emergessero gravi deficienze in materia di fede. Nel linguaggio comune le espressioni religiose popolari sono intese come riti, comportamenti, segni, parole, che non avendo ricevuto il carisma d’autenticità e di legittimità da parte dell’istituzione, ma solo una specie di tolleranza, sono ritenute espressioni meno genuine che autentico sentimento religioso. La fede ha bisogno di toccare. La conoscenza del divino avviene con tutto il corpo.  Occorre, dunque, conoscere, incontrare o localizzare il divino, e sapere com’entrare in rapporto con lui. La religione è prima di tutto, rito, espressione corporea, sfoggio di corpo. Dicendo popolare non si aggiunge né un di più, né un meno alla religione. Urge, pertanto, che teologia, liturgia e pastorale, la prendono in più seria considerazione, evitando di trattarla come una religiosità marginale. In pratica, però, il divario tra RP e RU non si può sottovalutare e le differenze, variamente individuate, si manifestano nel campo della cristologia, mariologia, liturgia e morale.

 

 

                                                                                                P. 88.

 

 

Per alcuni studiosi si tratta di una religiosità decaduta, non chiara, spesso così complicata da rendere difficile il recupero della religiosità effettiva. E’ necessario pertanto meditare sul conflitto RP e RU pur senza considerare la prima come un paganesimo vero e proprio, e quindi da ignorare. E’ proprio questa mania di esagerare le differenziazioni che hanno dato luogo e rimarcato il duplice modo di vivere il cristianesimo, quello ufficiale (ortodosso) e quello popolare (ibrido). Per quanto riguarda il distacco, basti considerare che le teologie e le liturgie ufficiali, hanno spesso disatteso le aspirazioni e le esigenze della RP considerandole prevalentemente equivoche e superstiziose. La RP, da parte sua, non ha mai capito quelle elucubrazioni, nella migliore delle ipotesi traducendole a modo suo, con tutti i rischi di una simile operazione. Bisogna ammettere, in pratica, che si tratta di un problema di sostanza; e non solo di contorno o di folklore. L’avvento del cristianesimo ha dovuto fare i conti con le varie religioni e le altre pratiche religiose naturali preesistenti, e in genere la sintesi non è riuscita mai così perfetta da escludere un doppio binario: la religione ufficiale e la religiosità popolare. Nel suo seno, la RP presenta certe caratteristiche proprie e specifiche che la rendono criticabile, ed inducono gli estremisti a metterla al bando. Da parte nostra, pur non volendo raggiungere queste posizioni limite, dobbiamo pur ammetterne la diversità, ponendo l’accento su alcuni aspetti più evidenti. Al primo posto si nota l’indebita preminenza data alle devozioni, a scapito del rapporto con Gesù Cristo. Secondo: la RP appare periferica all’influenza dottrinale e pastorale della Chiesa. Il Documento di Puebla fa risalire la differenziazione alla primitiva evangelizzazione: si cercava di far cattolico il popolo più che gli individui. Gli sforzi iniziali miravano ad incorporare riti e costumi religiosi non cristiani. Con il passare del tempo, la RU acquista connotati specifici e marca un solco profondo con la RP meno favorevole ai cambiamenti.

E’ solo dal Vaticano II che si è prospettato il superamento del dualismo RP-RU, riconoscendo le caratteristiche dei popoli e dando spazio a nuove forme di religiosità. Nello stesso tempo c’è l’amara constatazione che la fede dei popoli non è ancora giunta a maturazione, da una parte, dall’altra, la pressione secolarista, le ambiguità teologiche e l’influsso di sette proselitiste, rendono la RP sempre più diversa dalla RU. Il fatto nuovo che ho voluto suggerire nella mia tesi, è questo: la RP opportunamente purificata ed integrata, tende ad essere e deve diventare, l’espressione totale della religiosità cristiana in America Latina, in Italia e nel Mondo; l’espressione non tanto di una parte del popolo di Dio, ma dell’intera comunità. Lo sforzo da me indicato consiste nel riavvicinare le due aree fecondandole a vicenda.

 

 

 

                                                                                                    P. 89.

 

I Pastoralisti potranno rendersi conto del loro atteggiamento nei riguardi del popolo e della sua religiosità, sia per comprenderla ed aiutarla a trascendersi, sia per purificarla e non per abolirla. I Liturgisti mediteranno che molti elementi e forme della RP possono contribuire al rinnovamento liturgico auspicato dal Vaticano II. I Teologi si sentiranno provocati a prendere in più seria considerazione questo fenomeno scoprendo fino a che punto la RP contenga autentiche ed inedite incarnazioni della parola di Dio. In tal modo si capirà che non vi sono due vie a Dio, quella del clero, considerata pura ed ufficiale, e quella del popolo, vista come inferiore e quasi ai margini della Chiesa, cosicché alla fine, una volta che la RP ha acquisito i tratti giusti riconosciuti, sarà anche religiosità ufficiale in senso pieno. A questo punto, urge la necessità di comunicare la Buona Novella con una seria riformulazione catechistica, in altre parole, mediante una nuova evangelizzazione, come già indicato da Woijtila ed ora da Benedetto XVI.

Ho riassunto in queste poche righe la mia Tesi di Laurea, per il Dottorato di Ricerca in Teologia Dogmatica.

Con la data del 2 Maggio 1987, sulla Civiltà Cattolica, Volume II, a pagina 300, uscì la Recensione seguente.

Antonino Cappiello, La Religiosità Popolare in America Latina. Luci e Ombre sul Documento Finale di Puebla, D’Auria Napoli 1986, 90.

Se il titolo è un po’ generico, il sottotitolo è sicuramente sibillino, perché dice insieme due cose diverse, e vale a dire, sia gli elementi corretti e negativi della Religiosità Popolare (RP) in America Latina (AL), quali sono evidenziati nel Documento Finale (DF) di quell’assise, sia i valori e i limiti dello stesso DF, quali emergono dal confronto tra il suo articolato e i contenuti dei documenti preparatori.

Il lavoro è frutto di una tesi di laurea presso la Sezione S. Luigi della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli). L’Autore non si disperde in dispute peregrine o accademiche sulla complessa tematica, ma punta decisamente sull’esegesi dei documenti presi in esame, stabilendo confronti incrociati e illuminanti tra il DF e i contributi anteriori: il Documento CELAM n. 29, il Documento di Consulta, gli Apporti delle Conferenze Episcopali, il Documento di Lavoro.

Da quest’analisi appare chiaro che il fatto nuovo di Puebla consiste sia nello stratagemma psico-pedagogico di considerare gli aspetti positivi della RP come un fatto già acquisito e non solo in fieri, accelerandone la realizzazione, sia nel superare il dualismo tra RP e religiosità ufficiale, non solo integrando queste due forme della vita cristiana, ma anche e soprattutto facendo sì che la prima diventi quasi l’anima della seconda. Per l’Autore, Puebla punterebbe ad una tale valorizzazione della RP da farla diventare via via l’espressione complessiva della religione cristiana in AL: l’espressione non solo di una parte (più povera e ignorante) del popolo di Dio, ma del suo insieme in quanto mondo vitale (risultato da una complessa sintesi socioculturale, a prescindere dalle sfumature di classe e di ceto). Una tesi, che si potrà discutere, ma non ignorare né sottovalutare.

L’opera del Cappiello è un buon aiuto ai pastoralisti, che vi leggeranno il senso profondo del loro atteggiamento nei riguardi del popolo e della sua religiosità.

 

 

 

                                                                                                                   P. 90.

 

E’ un buon aiuto ai liturgisti, che vi troveranno sottolineato quanti elementi e forme della RP possano contribuire allo stesso rinnovamento liturgico auspicato dal Vaticano II. E’ un buon aiuto ai teologi, che si sentiranno provocati a prendere in più seria considerazione questo fenomeno, scoprendo fino a che punto, la RP contiene autentiche ed inedite incarnazioni della Parola di Dio.

In conclusione, l’opera si presenta ricca d’indicazioni metodologiche, di suggerimenti teologico-pastorali e d’approfondimenti psico-pedagogici che aiuteranno non poco a capire che non ci sono due vie a Dio, quella del clero, considerata pura e ufficiale, e quella del popolo, considerata inferiore e quasi ai margini della Chiesa, cosicché alla fine, una volta acquisiti i tratti giusti descritti dal DF, sarà anche religiosità ufficiale in senso pieno, almeno in AL.

 

Nota rilassante.

Durante uno dei voli effettuati in America Latina, incontrai un gruppo sportivo di cinesi in trasferta per la Champion Legue. Uno di loro, di nome Wu Ing Ton, sedette sulla poltrona al fianco della mia. La lingua comune era l’inglese. Ci scambiammo gli indirizzi; e nell’estate del1982, mi recai in visita a Ton e famiglia a Taipei, Taiwan. Lungo il viaggio, mi fermai una settimana in ognuna delle seguenti città: Bang Kok, Hong Kong, Manila. Il racconto particolareggiato di questo, e di tutti i miei viaggi, merita una trattazione a parte, in altro momento.

 

IL LIBRO SACRO

 

Un libro, ritenuto sacro da una determinata religione, è un libro che tutti i fedeli di quella religione credono di conoscere. Ma quando lo leggono s’accorgono che non ne sanno nulla. Allora preferiscono non leggere i libri sacri accontentandosi di non sapere nulla di ciò che contengono, e così evitano di mettere in discussione le proprie certezze religiose. Per non capire nulla di un libro, è immaginare di sapere quello che dice. Sapere ciò che dice il Vangelo senza leggerlo? Com’è possibile? E’ possibile perché ci accontentiamo di sapere solo ciò che dice la religione o la morale cristiana, in cui tutti sono educati in occidente. In più, si aggiunge che i giovani non sanno leggere, in quanto i docenti elementari non hanno saputo cogliere il giusto momento in cui il bambino era disponibile per la lettura. Trascorso quel momento, non c’è più nulla da fare in seguito. A volte si organizzano esercizi spirituali per tutti, o campi scuola per adulti con la partecipazione dei figli. In tal caso, il danno è duplice. Gli adulti per badare ai figli continuano a non capire niente. I piccoli costretti al silenzio, scriveranno nel loro cuore, un odio inestinguibile, cieco, feroce, per il sacro e per la Chiesa. Di conseguenza, il Vangelo è visto come il fumo agli occhi dai giovani e dagli adulti. Conviene ripensare alla predicazione.

Ho finito.

Traduzione

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