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RITMI CEREBRALI E INCULTURAZIONE DI SCIENZA E FEDE.

La sola cosa a cui lo spirito umano non può rassegnarsi è il mistero.

 

Dal vocabolario. Il cervello è una massa di sostanza nervosa racchiusa nel cranio ed è il sito o sede, delle sensazioni e delle operazioni dello spirito, volontà, memoria, raziocinio, parola.  Per estensione si può parlare anche di spirito, di conoscenza, intendimento, logos. In senso figurativo, per cervello bruciato s’intende una persona esaltata. Procediamo per gradi.

Profilo dell’educatore.

Tutte le persone grandi d’età, che si propongono come maestri di scienza e fede per la formazione dei nostri giovani figli e alunni, sono: genitori, professori, parroci, padrini, politici, medici, professionisti, bancari, poliziotti, giornalisti, e quant’altri. Tutti questi lavorano sull’eredità genetica ricevuta e sulla realtà dell’ambiente circostante.

CASO N° 1.  L’educatore è un soggetto con sindromi bizzarre, è un neuropatico o isterico, uno psicopatico o catatonico. Il sintomo isterico è la realizzazione sotto forma larvata di un desiderio represso.  Le persone isteriche si mostrano egocentriche e mancano di maturità. Insistono nelle esigenze verso l’ambiente circostante; hanno tendenza a drammatizzare le loro delusioni con sintomi come le fughe o i tentativi di suicidio. Essi danno alle loro emozioni un aspetto di sofferenza, mentre sembra che manchi loro ogni sentimento. Nella catatonia troviamo gli stessi caratteri, ma in modo più accentuato. Prevale la tendenza alla conservazione degli atteggiamenti, al movimento automatico, alla crisi di gesticolazione.

CASO N° 2.   L’educatore è un soggetto ossessivo. L’ossessione suscita nella persona una certa lotta interiore accompagnata da angoscia. Talvolta può prendere la forma di paura o di fobia. Tali tipi sono abulici e mai passano all’azione. Possono perfino arrivare alla perdita della nozione di se stesso, fino a provarne angoscia e orrore.

CASO N° 3.  Le persone affette da delirio mostrano orgoglio e diffidenza. Tutto ciò che fanno è la perfezione assoluta, tutti gli altri hanno intenzioni malevole. Il paranoico, al contrario, crede che tutti l’abbiano con lui e se ne convince tanto da pervenire allo status di delirio di persecuzione. A prima vista, modesto e umile, è un soggetto pericoloso per quelli che gli sono vicino, che se suggestionabili, li trascina sulla via della demenza.

L’ATTENZIONE consiste nell’arrestare la sfilata continua delle sensazioni, delle percezioni, idee, sentimenti, e nel considerare uno di questi stati di coscienza con esclusione sugli altri.

In altre parole sosteniamo che è una potenza d’arresto. Nella forma spontanea l’attenzione si confonde con la curiosità. In quasi tutti i viventi è così. I casi veri e propri d’attenzione volontaria sono un piccolo numero, e in molte persone sono quasi inesistenti. Ad ogni modo, l’attenzione è una qualità preziosa, è lo strumento più utile della cultura intellettuale ed una delle condizioni essenziali per la riuscita nella vita. In genere lo sviluppo dell’intelligenza è proporzionato a quello dell’attenzione. A chi gli domandava come avesse scoperto il sistema del Mondo, Newton rispose: Pensandoci sempre! Poi Dante: I’ mi son un che quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’è ditta dentro vo significando,

Purg. XXIV 52. L’attenzione volontaria è suscettibile d’educazione e dunque, di correzione e di progresso. In più: l’adattamento fisico esteriore (la postura) è il segno dell’adattamento psichico interiore. Si può rielaborare per l’attenzione ciò che William James diceva riguardo alla paura: Non si fugge perché si ha paura, ma si ha paura, quando si fugge. Noi diremmo: Non si è attenti, quando assumiamo una postura, ma si prende una postura per essere attenti.

MEMORIA. La vera arte della memoria è fondata sulle leggi psicologiche che la reggono, e sulle esigenze legittime dello spirito. Voglio affermare che si ricorda solo quello che si ama. A differenza degli animali bruti, l’uomo può guardare il cielo, scrive Ovidio nelle Metamorfosi. Mi scuso se non spreco parole per spiegare il significato di “guardare”.

CASO N° 4. La prima preoccupazione degli educatori sarà quella di scoprire con cura le preferenze dell’adolescente e di percepirne la sensibilità. A pari condizioni, la memoria del giovane sarà più o meno fedele, a seconda che sarà orientata o meno nel senso delle sue tendenze profonde, le sole capaci di muovere potentemente la volontà e l’attenzione. Si noti en passant, che il volere affettivo vale anche per gli studi. Spesso un ragazzo non apprende la lezione, non perché manchi di memoria, ma perché il professore gli è antipatico. Si cambi maestro e la sua memoria diventa normale. Ricordate: lo stato psicologico contribuisce assai a rendere efficace l’acquisizione di una memoria docile, rapida e fedele. Diciamo a questo quarto gruppo di educatori che il grande nemico della memoria è la confusione.

Gli aiuti più potenti alla memoria sono la chiarezza, la precisione e l’ordine. In tal modo la mente sarà ben piena senza cessare di essere ben fatta. Sarà ben piena senza essere ingombra. Sarà piena di mille contenuti senza portare alcun peso morto.

Diciamo pure che bisogna valutare tramite l’esperienza, quale tipo di memoria è predominante nell’educando: uditiva, o visiva, o grafica, o d’articolazione. Infine una precisazione: La sola cosa a cui lo spirito umano non può rassegnarsi è il mistero.

RIFLESSIONI.

Spesso la paura di un male ci porta ad un male peggiore. A volte si dice: Evito d’essere lungo, e per fare presto, si diventa oscuri.

Chi ha paura di parlare con semplicità, facilmente si perde tra le nubi. Volete che il figlio, la scolaresca, il pubblico vi ami? Parlando o scrivendo variate i vostri discorsi. Uno stile troppo uguale e sempre uniforme, invano brilla ai loro occhi, poiché li addormenta. Si leggano poco gli autori nati per fare addormentare, che sempre sullo stesso tono sembrano salmodiare. Felici quelli che nel loro colloquiare, sanno con voce leggera passare dal grave al dolce, dal faceto al severo. Qualsiasi cosa si scriverà evitate sempre la bassezza, lo stile meno nobile.

SUGGERIMENTI per padroneggiare le emozioni.

La locuzione popolare sulle emozioni che fanno rimescolare il sangue, non è poi così ridicola come può sembrare. La collera e la paura provocano spesso alterazioni del liquido sanguigno e degli umori in generale. La secrezione urinaria fornisce una gran quantità di cambiamenti chimici (azoturia, ossaluria, fosfaturia) che coincide con certe emozioni: timore, malinconia, irritabilità. In sintesi, si può sostenere che fisiologia e psicologia sono quasi inseparabili.

GOVERNARE IL CORPO.

Quasi sempre,  gli esercizi di educazione fisica derivati dalla ginnastica svedese ed effettuati lentamente e senza rigidezza, contribuiscono a governare le emozioni. Inoltre, aiutano a formare il carattere e ad educare la volontà. Detti esercizi rendono pazienti, precisi, perseveranti e disciplinati. Sono anche capaci di risvegliare le energie latenti degli snervati e di canalizzare le forze tumultuose degli impulsivi.

CASO N° 5: Come dare l’esempio. Durante la vita quotidiana, l’educatore si sforzerà d’incivilire i propri gesti. Bisogna rimanere immobili ascoltando o parlando. Si deve reagire posatamente ad ogni eccitazione esterna: rumore improvviso, vespa che ronza, auto che sfreccia. Bisogna saper stringere la mano con franchezza, mediante l’apertura totale delle dita ed una pressione abbastanza energica. Per alcuni istanti bisogna mantenere fermamente la mano dell’interlocutore. Si tenderà lealmente la mano anche alle persone che ci dispiacciono perché così si spezza la catena delle associazioni mentali di repulsione e d’ostilità. Bisogna anche controllare il proprio modo di camminare, senza sbalzi, non troppo rapido, né troppo lento.

COME ESPRIMERSI.

La parola può essere considerata come un gesto particolare. A volte, la parola è turbata dal timore, altre volte è annichilita dall’emozione. La cura della parola riguarda l’elocuzione stessa e il suo contenuto. Eccovi qualche consiglio per perfezionarvi.  Imparerete a parlare facendo innanzi tutto, esercizio di pronuncia delle vocali a, e, i, o , u. Poi esercizi di pronuncia delle consonanti articolando perfettamente, es. ba, be, bi, bo, bu, ecc. In seguito leggerete un testo ad alta voce articolando per bene. Vi metterete innanzi a uno specchio per notare i difetti di comportamento: gesti sproporzionati, atteggiamento rigido, testa inclinata, ecc. LA VOCE. La voce ha tre toni: alto, medio, basso.

E’assolutamente necessario modificare la propria voce se non è distinta e simpatica, e si farà il possibile per esprimersi, se non con ricercatezza, almeno correttamente. Si bandiranno dal proprio vocabolario le espressioni triviali e grossolane. Pensare sboccato porta a parlare sboccato e viceversa.

Nelle conversazioni comuni, nel presentare la lezione, nelle notizie del TG, nelle conferenze, nelle prediche, ecc., si eviteranno le parole inutili come: appunto, vero, certamente, è così, evidentemente, non è vero, ebbene, eh, ecc. che tradiscono una specie di automatismo verbale e che possono divenire dei veri tic. Essere nobile nel parlare significa anche evitare ciance e chiacchiere sui fatti e sui detti dei vicini e conoscenti. Non discutete con le menti piccine tutte prese dalle proprie opinioni, fuggite gli sciocchi e gli ignoranti. L’ignoranza è orgogliosa, perentoria e aggressiva. Impedisce ogni dibattito e si oppone al miglioramento. Mi dicono: Sono anime di Dio e vanno salvati!

Rispondo: Molto giusto, lascio a voi l’incarico!

Infine, non bisogna disprezzare alcuno, né denigrare, ci si deve astenere dal ferire, urtare, o far ridere gli altri a spese altrui. Nessuno desidera essere messo in una situazione d’inferiorità. D’altro canto ci si sforzerà d’essere un interlocutore comprensivo e tollerante, amabile e nemico dell’eccessivo e dell’esagerato.

VOLONTA’.

La volontà può essere definita come il potere d’autodeterminarsi all’azione. Volere è deliberare, decidere, agire. L’oggetto del fare sia possibile, deliberato, eseguibile.

CASO N° 6.  L’uomo con volontà tetragona (1°) non agisce con precipitazione né con inutile lentezza. Non è stordito, né impulsivo, né esitante, né indeciso. (2) Non teme i casi imprevisti, ha iniziativa, è intraprendente. Una volta presa la decisione non cambia, salve grave motivo. (3) Non si accontenta di velleità, ma realizza con costanza e con successo.

CASO N° 7.  Gli uomini ricchi di volontà e perseveranza sono quelli che hanno cambiato la faccia del Mondo, che hanno alleviato la sofferenza, la pena e la miseria, che ci hanno reso la vita piacevole e piena di possibilità. Tutto ciò che è stato fatto di grande e di durevole nel Mondo, è stato fatto da meditativi e da pensatori. Il lavoro fruttuoso dell’Umanità è stato compiuto da loro tranquillamente, senza fretta e senza fracasso. Gli schiamazzatori, i politici, gli agitatori delle masse lavoratrici, che ingombrano la storia con le loro sciocchezze, considerati a distanza, non hanno che un ruolo mediocre, se non nullo, nella marcia dell’Umanità. La RIFLESSIONE non concepisce soltanto lo scopo, ma determina i mezzi per sormontare, spezzare e aggirare gli ostacoli. Produce nell’anima slanci affettivi e preziosi quando si sanno utilizzare. La riflessione è una gran liberatrice, poiché ci permette di resistere al ribollimento dei sentimenti, delle passioni, delle idee che si avventano senza ordine verso la luce della coscienza. E’ per mezzo di lei che l’individuo può rendersi conto della sua personalità, e di conseguenza, possedersi. Attenzione!

Gli intellettuali indecisi sono quelli non abbastanza intelligenti. Uno spirito superiore non arriva alla conclusione di vedere tutte le cose su uno stesso piano, ma n’afferra facilmente il valore e la gerarchia. Finirà quindi per vedere sempre quello che gli importa di fare. Gli spiriti dilettanti, così fieri della loro pretesa superiorità, sono in realtà degli spiriti dalla vista corta e senza penetrazione. Credono d’avere molte idee sol perché hanno idee superficiali su un gran numero di cose senza che n’abbiano approfondita alcuna. Sono ricchi d’idee povere. La vera cultura intellettuale contribuisce quindi a educare la volontà.

LE PASSIONI.

Le passioni sono nello stesso tempo quanto c’è di meglio o di peggio, nell’individuo e nella società. L’educazione della volontà è completata dalla creazione d’abitudini che la fortificano e l’impongono all’immaginazione, al giudizio e al ragionamento. Volete essere un marciatore? Marciate! Volete essere un corridore? Correte! Volete sapere leggere? Leggete! Per non dimenticare il latino: Nulla res tantum ad discendum proficit quam scriptio. Allora l’uomo coraggioso non è quello che compie un grande atto di coraggio, ma chi compie coraggiosamente tutti gli atti della vita. Dunque, l’uomo si manifesta attraverso gli atti. Nel campo morale si esibisce con il rispetto degli impegni, l’esercizio delle virtù cardinali, la pratica dell’indulgenza, dell’altruismo, della franchezza, ecc. Tutto mira a fortificare considerevolmente la volontà. Tipico dell’uomo forte è non mentire, non dissimulare, perché la menzogna è una vera debolezza e una definitiva capitolazione.

UATOSUGGESTIONE.

La Suggestione è un processo mediante il quale un individuo, senza l’uso di argomenti logici, induce un'altra persona ad agire in un determinato modo. L’Autosuggestione è una suggestione fatta dall’operatore sulla propria persona. Senza dilungarmi troppo in questo settore della psicologia, voglio solo ricordare la psicoprogressione che segue. Seminate un atto e raccogliete un’abitudine. Seminate un’abitudine e raccogliete un carattere. Seminate un carattere e raccogliete un destino. Passiamo subito alle indicazioni pratiche. La vostra scrittura sia una pittura. Virgole, punti, accenti, si pongano al loro posto, mentre si scrive. La barra della “t” è particolarmente importante. Tracciarla comporta un piccolo sforzo d’attenzione che esige lo spostamento della mano, ne interrompe il movimento e può turbare il ritmo. Se chi scrive, compie questo sforzo con facilità, regolarità e perseveranza, egli prova che è capace di costanza nella sua attività. Se invece traccia le barre della “t” andando in tutte le direzioni, con dimensioni variabili, spessori irregolari, posizioni cangianti, talora basse, talora alte, ora avanti, ora dietro l’asta, vuol dire che obbedisce a impulsi mal coordinati. Si cercherà perciò di porre sempre una piccola barra alla “t”, ben dritta e leggermente calcata.

CASO N° 8.  Ripetere ad un ragazzo che è disordinato, indisciplinato, pigro, svogliato, significa imprimere nella sua mente che egli ha questi difetti.

E’ infinitamente più proficuo parlargli delle qualità contrarie, preferibilmente la sera, al momento in cui va a dormire. Gli si faccia prendere l’abitudine di coricarsi regolarmente ogni sera alla stessa ora, e preferibilmente molto presto. Un bicchiere di latte caldo con un cucchiaio di melassa nera, sono buoni calmanti per l’equilibrio umorale, oltre che buoni sedativi. Domanda: L’educatore ha cervello? Ama suo figlio?

CULTURA E DISCIPLINE DI STUDIO.

Essere colto significa essenzialmente avere acquisito progressivamente delle qualità generali come l’attenzione, l’ordine, il giudizio, lo spirito critico, ecc., valori che permettono di adattarsi alle differenti circostanze della vita, di risolvere facilmente nuovi problemi, di considerare fatti e fenomeni sotto una luce particolare, di scoprire la ricchezza e l’infinita complessità del Mondo. Insomma, cultura significa essersi procurati potenti attrezzi intellettuali. Significa pure avere il senso dei valori spirituali, vivere nella società dei grandi artisti, dei grandi scrittori, dei grandi filosofi e dei sapienti.

Vuol dire ancora far fruttificare i propri talenti naturali, civilizzarsi sempre di più, avere carattere e quindi volontà. Fra le qualità conferite dallo studio c’è una facoltà preziosa, lo spirito critico per giudicare se stessi, per essere il vero autore dei propri pensieri e l’indice di un’innegabile superiorità.

Accostandosi e assimilando con intelligenza le principali discipline intellettuali, si acquistano nello stesso tempo le qualità d’ordine e di metodo. Infine, si affina la sensibilità. Lo studio della propria lingua esige l’impegno costante del dizionario e della grammatica. Espressioni senza forma, scorrettezze, sono in realtà moneta corrente, non solo nelle conversazioni ma anche negli scritti. La cultura generale non può ignorare le arti che formano in qualche modo l’ornamento della civiltà. LE FORME educano la sensibilità e lo spirito. Le scienze matematiche costituiscono la disciplina intellettuale fondamentale. Esse sviluppano il ragionamento al più alto grado, disciplinano l’attenzione e abituano alla prudenza. LA FISICA, LA CHIMICA, L’ASTRONOMIA E LA MEDICINA si propongono di descrivere e di spiegare il Mondo. Formano oggetto di studio appassionato non solo per le sorprese e le gioie che apportano, ma soprattutto perché generano riflessioni che stimolano ad elevarsi verso le più alte sfere della FILOSOFIA. Conducono irresistibilmente a considerare l’eterno problema del senso della vita e dell’Universo. La STORIA non sarà limitata allo studio dei fatti, anche se senza di loro non esiste. La storia vera è quella che li raffronta, li unisce, li rende organici e li rianima, che ricerca le leggi e scopre le cause. La FILOSOFIA E LA RELIGIONE devono costituire il compendio, la conclusione e la luce di tutti gli studi precedenti. I loro dati saranno confrontati con i nostri sentimenti. Esse devono iniziarci alla vita interiore,aiutarci a conoscerci meglio per organizzare la vita con saggezza e riflessione. PEDAGOGIA E PSICOLOGIA sono le ciliegine sulla torta, senza di loro nulla è possibile di quanto sopra detto.

 

Un esempio di quanto fin qui scritto è riportato nelle pagine che seguono.

 

Sorrento, lunedì 8 ottobre 2007, Antonino Cappiello

 

 

I RISULTATI EDUCATIVI. UN ESEMPIO TRA I MILLE.

Giacomo Cusmano

[Palermo, 15 marzo 1834  -  id. 17 febbraio 1888]

 

Com’è avvilente sentire i grandi parlare male dei giovani! Eppure basterebbe un tantino d’amore e di responsabilità per farne degli scienziati, dei geni, dei santi. Essi non chiedono altro! I genitori e i docenti, al momento presente, sembrano smarriti nel loro compito d’educatori. Gli operatori pastorali poi, quando si tratta di presentare un santo, ne indicano solo le virtù da imitare, trascurando ciò che avvenuto durante la prima e seconda infanzia. E’ esattamente in questo periodo che il soggetto prende la sua piega e assume l’identità che lo qualificherà per il resto della vita. In realtà non si nasce con l’inclinazione alla santità, ma ci si arriva con l’esempio degli educatori e con lo stimolo della cultura. Naturalmente la cultura non è santità, ma n’è premessa necessaria. Per salire in alto sono importanti anche gli incontri necessari od occasionali della vita. Di qui, l’urgenza per tutti i grandi, a mostrarsi come esempio d’educazione civile, perché non possiamo mai sapere quando un nostro gesto o una nostra parola [a prescindere dal lato educativo] può colpire positivamente o negativamente il giovane. La cosa diventa ancora più cocente se in quel momento la mente del piccolo è nella disposizione d’accettazione e d’incollamento nel suo subconscio di ciò che ha visto o udito. All’educando scappano mille cose, ma una sola lo colpisce, ed è quella fatale, quella che lo orienta per il resto della vita.

Ciò premesso si deve chiarire che l’opera pedagogica fondamentale è quella della madre. Però non mancano eccezioni. Il nostro piccolo Giacomo perse la madre durante la sua prima infanzia. A guidarlo rimase il padre, l’ingegner Giacomo (stesso nome), il quale lasciò cadere nel piccolo il seme che fruttificò e lo portò fino agli onori degli altari. Ma cosa fece di strano questo padre?  A mio parere, nulla d’eccezionale, si comportò da genitore affettuoso, tutto qui. Era esigente, sì, ma più che parlare dava l’esempio. Non sono riuscito a saperlo e me ne vado per intuito: verso il crepuscolo riuniva i suoi piccoli ed insieme con loro recitava il Rosario. Non potete immaginare quanto effetto fa nei bambini la prima confidenza con la Grande Signora.

Li rende docili, affettuosi, disponibili, pur senza negare le stravaganze della loro età. Giacomo padre pretendeva dai figli che sarebbero stati sempre gentili con le persone al di fuori della famiglia. Li educò ad essere autonomi, cioè a non chiedere agli altri cose che potevano fare da soli. Spesso noi oggi ci lamentiamo che i giovani sono pretenziosi e facilmente diamo loro dello “scostumato”, invece di passarci una mano sulla coscienza per riflettere se e quando abbiamo preteso che facessero da soli. A tavola bisognava stare composti in casa Cusmano, e mangiare solo quello che era stato preparato senza pretese di avere cose diverse. In ogni caso, non bisognava mai alzarsi da tavola prima della fine del pranzo. Anche in questo senso, quanti errori pedagogici si commettono, i quali mirano a creare un comportamento schifiltoso e sprezzante. Una successiva disattenzione dei genitori odierni è quella di inculcare la paura del buio, cosa che Giacomo padre non commise mai. Si tratta di robe semplici, è vero, ma molto trascurate, anche se i genitori tutti dicono di amare i propri figli. In realtà, senza queste basi, il rampollo crescendo, darà filo da torcere con le sue pretese, prima in casa e poi in società. LA CORREZIONE è un atto d’amore, l’imposizione è una guida sicura, l’obbedienza è un attaccamento al dovere. In altre parole, la disciplina è una risposta d’amore all’amore manifestato. Con queste basi, il piccolo Giacomo aveva introitato tutte le condizioni di base essenziali per potere erigere in lui il monumento della santità. La santità non è una stravaganza riservata a pochi. Per raggiungerla si deve partire dalla retta coscienza, dall’interiorità disponibile e senza preconcetti, dal desiderio di cercare la verità, e questo percorso non è possibile senza una cultura adeguata. Non so se riesco a spiegarmi. Chi cerca trova il raggio della Verità disponibile al suo Io, e attraverso quel raggio raggiunge la santità come vita divina. Se non fosse stato così facile, e per tutti possibile, il Maestro avrebbe raccontato favole durante il suo soggiorno terreno. Una volta partecipe della vita divina, la persona può ottenere talvolta dal Creatore, la possibilità di apportare una novità nell’essere, vale a dire di fare un miracolo. Perché? Per il fatto che, l’Onnipotente vuole dimostrare al Mondo che quel soggetto sta predicando la verità su di Lui.

Ritornando a Giacomo padre, sono certo che egli non faceva profondi ragionamenti sulla formazione e sulla psicologia, in quanto il piccolo non li avrebbe capiti. Egli si poneva come esempio: dava l’elemosina, visitava gli ammalati, confortava gli ansiosi, ecc. Il piccolo alla mano del padre, guardava e meditava, immagazzinava nel subconscio e risolveva problemi immaginati dalla sua fantasia. La prima cosa a cui pensò fu la dedizione ai poveri. In quel luogo e in quel periodo erano molti. Rifletta il lettore!

Ho detto bene. Proprio riflettendo e meditando sull’educazione ricevuta dal padre Giacomo, il figlio un poco alla volta diventò un ragionatore intelligente, un parlatore efficace con una logica stringente. Era sempre pronto a provare ciò che affermava in quanto n’era convinto. La sua conversazione procedeva dal suo inconscio ormai carico di bontà e di verità. Esponeva con chiarezza e urbanità le ragioni delle sue affermazioni che perfino gli avversari più accaniti si sentivano attratti da ammirazione e simpatia. Potrebbe rasentare il vero che nelle nostre scuole manca a molti docenti la sensibilità metodologica d’insegnare ai nostri alunni l’ars dicendi in modo da non lamentarci dei loro sbandamenti e della loro mediocrità. Gli studenti, oberati come sono da numerose discipline con programmi di studio impossibili, non riescono ad approfondire nulla e le loro argomentazioni e risposte si riducono ad una frase minima se non ad una sola parola.

Giacomo frequentò l’Università da17 a21 anni, il quinquennio più difficile a causa dei pericoli di sbandamento. Fortunatamente, a causa dell’educazione ricevuta in precedenza, in lui nulla si alterò e nulla deperì. Il giovane riuscì a sconfiggere le lusinghe dei sensi, e la sregolatezza non gli entrò nel cuore, il veleno non rovinò la sua ragione. Aveva imparato a pregare, amava la famiglia, aveva stretto amicizia con persone eccellenti. Credo che la vita di questo giovane potrebbe essere argomento di studio durante il corso prematrimoniale più di tante conferenze all’acqua di rose.

Mens sana in corpore sano.  Giacomo era convinto che corpo e anima s’influenzassero a vicenda nella sanità e nella malattia, nel bene e nel male. Per scendere con i piedi a terra, sostengo che bisogna educare i nostri giovani a fuggire l’ozio e la mollezza, e invogliarli a praticare divertimenti che educano e fortificano. Di quest’ambito fanno parte il modo di vestire e di dormire, di mangiare e di bere. Fortificare il corpo sia per se stesso, sia per tenere sotto controllo la psiche, è un dovere fondamentale. Vorrei dire un’ultima cosa: per l’educatore non ci sono mezzi termini, o è una personalità o è una nullità, esattamente come saranno gli educandi una volta emancipati.

1850. In Sicilia si parla di rivoluzione e si fa veramente. I giovani dedicavano molto tempo in polemiche ed agitazioni. Diacono era cosciente dell’incapacità del Governo Borbonico [Re Ferdinando II ] di venire incontro ai bisogni reali del popolo, com’era convinto della necessità di un cambiamento sociale e politico. 1855.  Consegue la laurea in Medicina a 21 anni. Incorniciata la pergamena, appare il ragionatore equilibrato e devoto. Il suo piano è pronto e farà anch’egli la sua rivoluzione. E i giovani nostri cosa faranno?

Vi sono tre elementi nuovi contro di cui combattere. (1) L’aborto è un omicidio premeditato e grida vendetta al cospetto di Dio. (2) La droga è un elemento di rimbambimento e rende facile l’islamizzazione dell’Europa. (3) Il terrorismo esiste a 180° da dove si indica.  La guerra preventiva è peggio delle invasioni barbariche, dell’inquisizione e della purificazione della razza.

Ognuno di noi può fare di più e di meglio. I giovani aspettano. Ho finito. Antonino Cappiello. 09.10.07

 

 

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