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IL RICCO EPULONE, Luca 16,19

 

Si chiamava don Simone

Quel gran ricco d’Epulone.

Tutti i giorni banchettava,

E vino avea nella cava.

Vesti sue, eran di bisso,

E paura non avea dell’abisso.

La geenna, diceva tra sé,

È una plaia in Santa Fé.

Per morire ci’ò tempo tanto,

E rimango qui intanto.

Ripetea con svogliatezza

Carezzando sua cavezza.

Alla porta, ciotola in terra,

Lazzaro stava senza far guerra.

Un goccio di vino ei pur deseava,

Ma don Simone neppur lo guardava.

Primo mane, un giorno d’agosto,

Il povero Lazzaro lascia suo posto.

Volo nel cielo al posto che bramo,

Ivi condotto per mano d’Abramo.

Molt’anni dopo, con indigestione,

Venne il momento del ricco epulone.

Stando in inferno tra pene e tormenti,

Vide quei due ridenti e contenti.

Allora gridando disse ad Abramo:

Dammi una goccia di quello che amo.

Tra te e noi c’è gran fossato

Che non può essere sorpassato.

Manda, Padre, avviso a li figli

A non comportarsi senza consigli.

Hanno Mosè e li profeti tutti,

Seguano quelli e qui saran condutti.

 

 

 TIME \@ "dddd d MMMM yyyy" mercoledì 20 giugno 2012 -  TIME \@ "H.mm.ss" 17.36.48

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