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ABRAMO E ISACCO – VM – 173ss

 Ne han parlato mille e tre, - Ma ne ho scelto solo tre:

Kierk, Kant e Martin Buber, - Che per tutti sono i super.

Nonno Abramo poverino,

Deseava con ardore un figliolino.

Ci provò cento anni e più - Fino a quando venne giù.

Per averlo amato un sacco, - Lo chiamò col nome Isacco.

Quando aveva dodici anni,  - Una voce senz’inganni

Chiese al padre già vetusto - Di offrirlo in olocusto.

Senza perdere un minuto - Giunse al luogo stabilito.

Mentr’ Isacco sdraiat’era sull’altare,

Apparve un angelo e gli disse: Lascia stare.

Tale fu la gran patente

Per Abramo l’obbediente.

Dio promise ad alta voce: Io ti giuro e dico,

Tua discendenza benedico.

Molti assai ne han parlato

Esprimendo il proprio grato,

Rispondendo alla domanda:

Ma chi è questo Dio che comanda?

Kierkegaard assolve Abramo

E ne fa dell’obbedienza un capitano.

Kant è contro l’obbedienza, essendo il male

In contrasto con la legge da’ morale.

Martin Bruber va ben oltre la molare

E propone, sì, qualche caso più esemplare.

Intorno all’anno mille, Davide Re

Il censimento volle al popolo imponére.

Secondo Samuele profeta – E’ Dio che vuole il popolo censito.

Per l’autore delle Cronache – E’ un impegno d’opre diaboliche.

E il Salmo sessanta due fa sul fatto un po’ d’ironia:

Una parola ha detto Dio, mentre io due n’udia.

Dunque Buber qui profetica

La sospensione dell’etica.

O com’altri han vuto in mente

Avanzar critico discernimento.

Per concluder a Vigilia di Natale:

Può Iddio volere il male?

Fine.

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