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CANTO AMARO – 2° PARTE

 

Nasce l’uomo a fatica

E l’aborto è il primo rischio alla sua vita.

Pena e tormento prova per prima cosa

Con genitori divisi dopo pochi mesi.

Se si danno in affido e sono forzati

Quasi sempre vengon maltrattati.

Perfin se nascono al Bambin Gesù

Rischiano la vita contagiati da tibicì.

In qualche parte da ragazzi li costringono a sparare

Vestiti da soldati e giurati a non barare.

Se vissero per caso a Chernobile

Si rovinarono il fegato e la bile.

In tempi più recenti abbreviò la loro esistenza

Fukushima e lo Tzunami in conseguenza.

Lo Stato e i Genitori non san che cosa fare

E continuano a non saperli amare.

Quando poi arriva a Iberia il papa del nostro “ciorno”

I giovani ripetono tra loro: “Addio, buon ciorno”.

Infine ognuno va a dire al confessore incasinato

Che nella vita ha molto peccato.

Il prete allor il prende a consolar dell’esser nato

Condicendo che fa parte dell’umano stato.

Pertanto c’è qualcun che in libro scrive:

“Perché dare al Sole, perché reggere in vita

Chi poi di quella consolar convenga?”

Intatta luna, tale è lo stato mortale.

Ma tu mortal non sei,

e del mio dir poco ti cale.

Pisces, ova cum genuerunt relinquunt. (1)

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