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CANTO AMARO – 3° PARTE

 

O Luna solitaria e peregrina,

Pensosa e sbarazzina,

Riesci a capir nostro morir che voglia dire?

Morire in solitudine e patire?

Capisci tu che si scolora nostro sembiante lentamente,

E scompare con il tempo ogni sereno amante?

Tu comprendi certo, e allora dimmi:

Perché le cose vanno storte e son dilemmi?

Perché il tempo scorre inesorabilmente?

Perché la vita non si vive compatibilmente?

Potrebbe essere un’eterna primavera

Se la Buona Novella fosse porta con ardore,

E perfin l’universo potrebbe rivelarci ognore

Molte cose celate al semplice pastore.

Ammirando il tuo giro si’ lontano

Sembra capir che io col ciel confino.

Dico allor tra me pensando:

Come mai l’universo è così grando?

Forse per dare alli viventi la dritta a ponderare

Che: docto homini vivere est cogitare. (1)

Perché homo sol io sia sbalordito e gli sia grato,

L’Onnipotente volle che nell’immenso creato

Tutti li altri pianeti del cosmo non fossero abitati

Di modo che: hoc omnibus fit utilitati. (2)

Per salir così li gradi dell’orazione

Fino a raggiungere la contemplazione,

Convien ogni tanto abbandonare  l’azione,

Raccogliersi in silenzio lontano dal frastuono delle ruspe

Di modo che non si dica: pugnant sine ulla victoriae spe. (3)

Giovinetta immortal questo io conosco e sento,

Che delli eterni giri, che dell’esser mio frale

Qualche bene o contento avrò senz’altro

Pour servir de point de départ. (4)

 

(1) Per l’uomo dotto, vivere è pensare. (2) Ciò sia di utilità per tutti.

(3) Combattono senza speranza di vittoria. (4) Per servire come punto di partenza.

Traduzione

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