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CANTO AMARO – 4° PARTE
Per concluder questo mio concion presente
Nisi caste sed caute-mente (1)
Ti ringrazio luna smagliante
Dell’idea suggerita assai brillante
Con l’apologo stilato dal filosofo Cratès:
Cum indoctum puerum vidisset
Pedagogum eius percussit. (2)
Disse Anselmo e l’Aquinate:
Impossibile esser puote che di fede veritate
Sia contraria a ragione ricevuta a ereditate.
Confermò quel di Loyola che “amore a veritate”
Va ben oltre la credenza
Di concilio, dogma e sentenza.
Il peccato originale è una grossa antinomia
Messa in piedi da Paoletto e Agostino di Tarsía,
Confermata nel Trentino. E che cosa vuoi che sia?
Sottolinea Karl Barth in sua favella:
A me sembra il rovescio della Buona Novella.
Pio dodici alla fine, condannò il poligenismo
Con l’enciclica sull’Humani gener-ismo.
Tantum abest ut scribi contra nos nolîmus
Ut id etiam maxime optemus. (3)
Wittgenstein non ebbe torto riferendo con trasporto:
Il timore della morte è segno sicuro di viver storto.
Quel che tu goda luna o quanto,
Non so già dir, ma fortunata sei già tanto.
A bell’agio, ozioso, s’appaga ogni animale,
Me, perché durante mio riposo, il dubbio assale?
I novissimi son quattro, come dice il catechista?
O son dodici se li enumera lo scritturista?
E’ possibile saper “peccato” cosa sia
Senza volar con fantasia?
E il numero dei dogmi, con precisione,
E’ possibile contarli e dir quant’essi sono?
Disgraziatamente: est mos hominum
Ut nolint eundem pluribus rebus excellere. (4)
(1) Se non con rabbia, almeno con cautela.
(2) Dopo aver visto lo scolaro ignorante, percosse il suo maestro.
(3) Sono tanto lontano da non volere che si scriva contro di me, che lo desidero vivamente.
(4) E’ abitudine degli uomini il non volere che la stessa persona emerga in molti campi.