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CANTO AMARO – 5° PARTE e ultima.

 

Quando il papa andò in Iberia

Ogni “quaestio” a lui diretta fu ben seria,

Ma le lagrime del Ciel venute apposta,

Impediron di ascoltare la sua risposta.

Le richieste qui proposte

Sono solo alcune tra quelle poste.

Un Inglese gli espose: Tra le altre mie credenze

Come posso capir Cristo in sua essenza?

Un Keniota che tra matti suoi lavora

Domandò: Come far capire che Cristo è in loro?

Robertino, nato in USA, pronto a unirsi con la sposa,

sospirò: Come vivere  in due la moral che in Chiesa tua s’usa?

Quella ch’era da Manila e lavora nel sociale:

Lasciar devo mio lavoro per essere fedele?

La tedesca ancor lontana dalla fede cristiana

Disse: Sì, vorrei entrare, ma da dove incominciare?

Forse s’io avessi l’ale, su le nubi vollei volale

Con il fin di consolale tutti i giovani quaggiù,

E cassare da lor mente i cento, mille e più tabù.

Ma forse erra dal vero,

Mirando l’altrui fare, il mio pensiero.

Tuttavia: non possum non dicere veritatem meam.

Quando parli, amico mio, di “salvezza”,

Devi dir di che si tratta con semplice esattezza.

“Salvati” sì, ma da che condanna o morsa?

Dalla morte come ultima risorsa?

Dal Diavolo, dall’Io o dal Mondo forse?

Dal Castigo, dalla Legge o dal Peccato,  of  corse?

Ma c’è pur “redenzione” che significa “riscatto”

Come mezzo per salvezza che è sua meta in atto.

Sarà mai vero ciò che scrisse Leopardi il recanante

Nel “Canto notturno di un pastore errante”.

Forse in qual forma, in quale stato che sia,

Dentro covile o cuna,

Sempre fausto è per chi nasce il dì natale. 

Si “Canto Amaro” verum non est

Sequitur ut falsum sit.

 

Grazie. - FINE. -  Ton Cap 

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