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LEZIONE 1

 

MOTIVI DI SBANDAMENTO DELLA GIOVENTU’

Regista.) Antonino, cosa provi all’inizio di questa trattazione?

Rispondo.) Non lo so di preciso! Si tratta di un argomento nuovo per i lettori e non voglio pronunciarmi in anticipo.

Reg.) Di pedagogia si parla piuttosto raramente, e probabilmente non tutti sanno cosa sia! Perché non chiarisci prima cos’è la pedagogia e a cosa serve?

Risp.) Ben volentieri! Il termine pedagogia deriva del greco paidì (bambino) e da odigò (guido), da cui paidagogò (educo), che è la stessa cosa. Intanto chiariamo: fare educazione significa guidare, avviare, indirizzare, in pratica, insegnare a vivere da uomo.

Dare cultura significa erudire, addottorare, ammaestrare. A latere di cultura c’è acculturare, vale a dire integrare, assimilare. La cultura fa bella mostra di sé solo nell’uomo educato. Che te ne faresti di un colto-villano? D’altro canto, l’educazione senza cultura è un monumento privo di funzionalità. In pratica, non si può addottorare prima di educare.

Reg.) Non potresti essere più chiaro?

Risp.) I bambini, quando nascono non sono né educati, né colti. Lasciamo da parte la cultura che viene in un secondo momento, dunque bisogna educare. Ma l’educazione non si può fare con le parole, vale a dire con i ragionamenti che essi non capiscono; ne consegue che bisogna farla con gli esempi. Così, una volta preparato il terreno, si può erigere il complesso culturale. Prendiamo il campo religioso: come si fa a parlare d’amore di Dio se prima non si è dato esempio d’amore con il proprio atteggiamento di vita? Di risurrezione senza il coinvolgimento della speranza, e di luce del mondo senza una fede intelligente? Allora, se il problema religioso è riflessione, indagine, cultura, non ti sembra, mio caro, che viene dopo l’educazione? Diversamente, avremo un cattolicesimo da strapazzo, così com’è vissuto in questo periodo.

La politica: se l’uomo politico è colto, ma non educato ai valori, indirizzerà i suoi sforzi al tornaconto personale e non al bene pubblico. Medicina: se il medico è colto, ma non educato, avremo la mala sanità. Scuola: se il professore è colto, ma non educato, avremo la scuola attuale. Famiglia: se i genitori sono colti, ma non educati, manderanno i figli allo sbaraglio. D’altro canto, se tutti questi fossero educati, ma non colti, farebbero lo stesso un buco nell’acqua, dunque: educazione e cultura, prima in noi grandi, e poi nei giovani.

Reg.) Bene! Intanto raccontaci le tue esperienze!

Risp.) La ventennale esperienza di docente mi ha reso consapevole della necessità di trattare in modo dettagliato i problemi concernenti e l’educazione e la scuola, sia con i genitori, sia con gli alunni, sia con i docenti, per approfondire insieme il problema sotto l’aspetto pedagogico e psicologico al fine di guidare e indirizzare obiettivamente i giovani in un mondo che ha bisogno di competenza tecnica e deontologia professionale. In questo campo, come si può immaginare, i temi di discussione sono molti e diversi, e la storia della pedagogia n’è testimone. Si potrebbe impostare un corso d’aggiornamento, come il presente, sui fondamenti filosofici della pedagogia, oppure sulle basi scientifiche della pedagogia, o ancora su pedagogia e scienze umane, su l’educazione nel mondo antico, su l’educazione contemporanea, sulla metodologia, ecc. ecc.; ma per tutto questo non è necessario seguire le mie indicazioni, basta attingere alla pingue bibliografia esistente e farsi la cultura adeguata. Pertanto, un corso strutturato secondo uno dei filoni prima accennati avrebbe, da una parte, lo scopo di mettere solo in mostra la scienza astratta del docente-scrittore, mentre dall’altra, susciterebbe noia e disgusto negli ascoltatori o nei lettori. L’unica cosa saggia, dunque, che mi è venuta in mente è stata quella di presentare argomenti stringenti e fatti pratici, che mi sono capitati durante la mia esperienza, di tesserci sopra le mie riflessioni pedagogiche, e offrire il tutto all’intelligenza dei lettori per ragionarci sopra insieme.

Reg.) C’è un dato di fatto da cui si può partire?

Risp.) Il primo dato di fatto constatabile che attira la riflessione dell’uomo impegnato nell’opera educativa è la seguente diceria: Oggigiorno i giovani sono sbadati! Allora ho voluto presentare le mie argomentazioni al riguardo, e in questa prima lezione risponderò al perché i giovani sono sbandati, ed elencherò i motivi di tale sbandamento.

Reg.) Un momento per favore! Non potresti anticipare brevemente il piano programmatico, che hai intenzione di portare avanti, in modo da orientare i lettori su quello che seguirà?

Risp.) Nella II lezione scriverò una lettera aperta ai genitori, agli alunni e ai professori, per rendere i primi consapevoli della loro opera, per inculcare negli alunni la disponibilità all’apprendimento, onde non trovarsi domani con un pugno di mosche in mano. I giovani hanno bisogno di essere indirizzati saggiamente; e parte della responsabilità in tal senso, è certo dei professori. Come si devono presentare le discipline di studio, e quali sviluppi comportano una lezione fatta bene o fatta male. Si risponderà a questa domanda nel III incontro con una lezione di grammatica italiana. Inoltre, affinché la mente possa funzionare saggiamente ha bisogno di un corpo sano. Su quest’argomento ci fermeremo tre volte, IV, V, e VI lezione, parlando rispettivamente di: (a) mens sana in corpore sano, (b) il riposo, i pasti, lo sport, (c) gli svaghi, lo studio, le visite mediche. Ciò chiarito, passeremo ad approfondire problemi ed accorgimenti  in 1° e 2° elementare, VII lezione. Al secondo ciclo dedicheremo 4 lezioni discutendo i seguenti argomenti: (a) proposta per una nuova impostazione del ciclo e il greco, (b) tra giochi e un po’ di greco l’aritmetica si può insegnare così, (c) la geografia a fondamento della programmazione, (d) storia, scienze e religione; lezioni VIII, IX, X, XI.

Intanto sorge il problema del comportamento. Di conseguenza, ci domanderemo in che senso e per quanto è conseguenza dell’eredità e dell’ambiente. Lo diremo in 3 lezioni, XII, XIII, XIV: (a) la comunicazione e il gioco, (b) l’insegnamento come comunicazione, (c) il gioco come immaginazione del futuro.

Impostato così il piano di studio, passerò a descrivere dettagliatamente avventure e disavventure della mia esperienza didattica ponendo l’accento in particolare sulla metodologia usata per il recupero dei ragazzi dichiarati disadattati. A questo punto ci potremmo anche fermare, ma volendo e dovendo continuare, parleremo dei nuovi programmi, esta selva selvaggia ed aspra e forte che nel pensier rinnova la paura.

Reg.) Quali sono, dunque, le finalità e gli scopi di questo programma?

Risp.) Con questo programma si vuole porre l’accento sulla necessità di cambiare metodo didattico, di modificare il sistema educativo attuale, per adattare entrambi alle attese delle giovani leve, in questo mondo in continua trasformazione. Indubbiamente la scuola italiana così com’è strutturata e impostata in questo momento, non risponde pienamente alle esigenze educative dei bambini e dei giovani d’oggi. Sembra quasi, che tutti, genitori ed alunni, siano felici e contenti di ottenere un titolo di studio legale prescindendo dalla formazione e dalla cultura che esso comporta. In realtà è vero il contrario: non è il titolo di studio che fa la cultura, quanto l’erudizione e la preparazione professionale che danno valore al titolo di studio. I giovani sono come noi li vogliamo e ogni giudizio squalificante nei loro riguardi è segno della nostra mancata comprensione per loro. Non possiamo nemmeno dire: Ai miei tempi…!  Quei tempi sono passati, non ci sono più! Il mondo gira, le esigenze cambiano; non sono i giovani a doversi ancorare al passato, siamo noi grandi a doverci adattare al presente. Con questo non voglio dire, come gli Illuministi, che la storia ed il passato sono da cancellare per sempre ed essere dimenticati. No! Anzi! La conoscenza del passato è il trampolino di lancio per nuovi futuri progressi. In ogni modo, è certo, le esigenze dei giovani sono sacrosante, i ragionamenti che essi fanno sono tendenzialmente onesti, il loro spirito è orientato alla vita democratica, all’aiuto reciproco, all’accettazione di tutti senza discriminazioni di razza, di lingua, di religione.

Dati questi presupposti, com’è possibile mettersi contro di loro e chiamarli con blasfema ironia, gioventù bruciata?  Bisogna essere del tutto ciechi o invidiosi satanicamente per non ammirare il loro fare semplice e disinvolto; per non rimanere sbalorditi del loro vestire sportivo ed elegante, e talvolta stravagante; per non essere shoccati da un taglio di capelli alla moda e da un brillantino al lobo dell’orecchio; per non sentirsi orgogliosi del loro fisico atletico? Tutto ciò comporta per loro, caro mio Regista, enormi sacrifici a cui si sottopongono ben volentieri per far sì che il mondo diventi più bello per merito loro. Noi grandi siamo consapevoli di tutto ciò, eppure li disprezziamo! E’ ora di finirla! Oltre a tutto, uno dei mezzi-chiave per la convivenza pacifica della società è senza dubbio una migliore intesa tra i giovani e i grandi! E questo dipenda da noi!

Reg.) Leggendo queste righe i giovani devono sentirsi molto lusingati! Ed io con loro! Ma i loro veri problemi quali sono?

Risp.) E’ un dato di fatto che i giovani si trovano oggi di fronte a gravi difficoltà provenienti sia dall’interno (psicologiche), sia dall’esterno (pedagogiche); il che li porta a non potersi o a non sapersi amalgamare con la società in cui vivono, di qui le crisi ed i tormenti che si riflettono in altrettante vie di ricerca di un’identità. Alcuni credono che la soluzione sia data dalla droga, altri dalla contestazione, altri ancora dall’ancorarsi a sètte proselitiste di dubbia moralità.

 

Quest’ultima possibilità ha dato luogo al sorgere di gruppi, associazioni, movimenti, ecc., che lavorano per conto proprio rendendo uno scarso contributo alla società stessa.

Reg.) Ora veniamo al sodo! Sono ansioso di sentire quali sono i motivi di sbandamento della gioventù!

Risp.) Il primo motivo di sbandamento della gioventù è da ricercarsi verosimilmente nella famiglia. E’ noto a tutti, come la maggior parte dei genitori, s’interessi poco all’educazione della prole. L’affannosa ricerca di un asilo-nido, di un asilo, o di una baby-sitter, costringe i piccoli ad essere orbati dell’affetto materno in un’età in cui n’avrebbero maggiormente bisogno.

Talvolta la mentalità conservatrice dei genitori e in particolare assillante della madre, pongono le premesse per l’ansia di liberazione che va sviluppandosi in ogni cuore giovanile. Le precarie abitazioni tengono i bambini ed i ragazzi per tutto il giorno in strada facendo sì che assorbano il peggio. Circa l’influenza dell’ambiente sul comportamento si discuterà alla XII lezione. La preoccupazione del lavoro tiene i genitori impegnati per l’intera giornata con la conseguenza di avere poco o nessun tempo da dedicare ai figli. La costrizione a mangiare e a bere abbondantemente ai pasti, da una parte, e la libertà di farli mangiucchiare continuamente e fuori luogo, dall’altra, crea dei giovani grassi, sformati e senza cervello. Sul riposo, i pasti, lo sport, c’intratterremo nella V lezione. Lasciarli davanti alla TV fino alle ore piccole, fa sì che durante il giorno siano stanchi e senza voglia di apprendere, pur non elencando i danni fisici cui si va incontro. Di svaghi e di studio si occuperà la VI lezione. Il mal vezzo di accontentarli ad ogni capriccio, crea dei viziosi e dei ribelli. Il premio o i compensi per qualsiasi pur sciocco avvenimento crea degli illusi. I castighi fuori luogo e le percosse senza pietà, creano figli incoscienti e senza cuore, pronti a litigare ed a compiere atti di vandalismo per i più futili motivi, o addirittura per il solo gusto di distruggere. I rimproveri in pubblico e l’assenza di manifestazioni affettive dei genitori, scrivono nei cuori giovanili lo schifo per tutti noi grandi.

Non venite a ricordarmi che tutto ciò lo fate perché li amate! A me non interessa saperlo! Rispondete piuttosto alla vostra coscienza. Per quanto mi riguarda vi ripeto, graziosi lettori di queste righe: finché non avverrà una rivoluzione pedagogica in seno alla famiglia, l’educazione dei giovani sarà un puro sentimento utopistico.

La seconda occasione di sbandamento della gioventù proviene senza dubbio dalla scuola. In genere l’edificio si trova in una zona di traffico che mal concentra l’attenzione. Le aule sono piccole e mal ridotte.  I banchi e le sedie ancora peggio.

 

 

Sembra poi che in qualche scuola, il personale dipendente, a causa di una non qualificata preparazione pedagogica, non si mostra per nulla sensibile alle esigenze degli alunni e li tratta poco delicatamente. E’ noto anche che buona parte del corpo docente, con le dovute eccezioni, troppo spesso non è all’altezza della situazione del proprio compito, e lascia più pascere gli alunni anziché istruirli. Le leggi della scuola suscitano molte perplessità e, in genere, non sembrano adatte ad indirizzare gli alunni verso un’alta professionalità. A tale proposito vedi La Civiltà Cattolica 1993  IV  181-189. Alle volte si ha l’impressione che li vogliano livellare senza distinzione di merito, accontentandosi di una degradante mediocrità.  Gli esami sembrano una vera comica, così come i pubblici concorsi, e i corsi di recupero di recente istituzione e aboliti di nuovo per non so quale vezzo. E’ certamente discutibile il fatto che non si tenga più conto della disciplina e delle assenze. Non so fino a che punto è giusto, e lecito, l’inserimento dei subnormali nelle classi normali. Ad ogni modo, gli handicappati veri e propri sono molto rari; nella maggior parte dei casi l’etichetta è affissa all’alunno più discolo, per il quale non si sa usare un metodo appropriato di recupero. Infine, la mancanza di strutture idonee e di sussidi didattici adeguati, completa il quadro. Tutto ciò rende gli alunni nervosi e menefreghisti, toglie loro la voglia di applicarsi e quindi di qualificarsi. La scuola così disorganizzata crea degli illusi e dei pretenziosi. Al di fuori di essa, l’ambiente sociale opprimente, senza possibilità di vie d’uscita, distrugge talmente la loro personalità , che non avendo come esprimersi, cerca di difendersi con liti, chiasso, scioperi, vandalismo, ribellione, e più avanti, con carambole sulle due ruote, con incontenibilità negli stadi, e perché no?, con manie suicide e atti piromani.

Poi ci lamentiamo? Ma cosa facciamo per i nostri figli e alunni?

III. Anche l’organizzazione statale, o meglio la disorganizzazione statale, contribuisce a rendere i giovani irrequieti e ribelli. A dir poco: il disfunzionamento degli uffici pubblici e il decadentismo delle strutture sanitarie; il nepotismo sfacciato e l’amministrazione problematica della giustizia; il controllo politico della ….magistratura e il giudice intoccabile; la burocrazia asfissiante, le raccomandazioni e la bustarella; l’ingiustizia nei rapporti sociali e il rafforzarsi di istituzioni a latere in competenza con lo stato; i lavori inutili o mal eseguiti; l’assenteismo ingiustificato, e la legislazione non sempre lineare e comprensibile; il disinteresse per la salute pubblica e per la difesa del cittadino; l’odio macabro per le TV commerciali; l’idiozia di referendum continui a causa di parlamenti pro tempore incapaci di legiferare; stipendi annui da cinquecentomila Euro e forse più, a fronte di pensioni INPS integrate al minimo con cinquemila o seimila Euro all’anno; la mancanza di strutture pubbliche ricreative e il sistematico contravvenire alle leggi di ordine pubblico, come semafori, parcheggi, fumo, ecc.; l’approvazione di chi trasgredisce e la condanna per chi si difende o dovrebbe essere difeso. E via numerando.

Tutto ciò, opprime i giovani, crea dubbi seri nel loro animo tendenzialmente buono, li rende incapaci di esprimersi correttamente, ed essi si sfogano ribellandosi.

IV. Altro motivo di disorientamento per la gioventù è verosimilmente la formazione ricevuta dagli operatori pastorali agli albori del loro affacciarsi alla vita. Purtroppo manca nei laici una buona catechesi di base a causa di un inutile sforzo da parte degli operatori per rimanere ancorati a vecchie strutture, formati con antichi metodi moralistici e pietistici, poco aperti ai problemi moderni, interessati forse, al dio-denaro e al dio-sesso. Tutte cose risolvibili con il solo prenderle in considerazioni. La sistematica opposizione, a manifestazioni religiose popolari, ritenute un paganesimo tout court, allontana sempre più i fedeli, dal cristianesimo ufficiale creando il paradosso di due vie a Dio. La biennale preparazione alla Prima Comunione e poi della Cresima, entrambe condotte da catechisti con i paraocchi, o da suore incapaci di pensare, hanno il solo effetto in incitare gli allievi ad emettere un solo proposito: Appena ho finito non ci passerò più!

Le omelie nauseanti, spesso ridotte a soli rimproveri o avvisi, o alla celebrazione di una “certa Giornata”, che nulla hanno a che vedere con la fede, creano nell’animo dei fedeli, idee distorte sull’orientamento della fede cattolica.

Il chiasso e il movimento durante le funzioni liturgiche sono la prova di quanto i fedeli laici sanno cosa stanno facendo nel luogo di culto. Le liturgie celebrate come uno show teatrale, in cui canta un sagrestano, un coro o addirittura una cassetta, fanno sì che i fedeli laici si sentano degli spettatori annoiati, e non partecipi dell’azione di grazia. Il quadro si completa, quando intorno al celebrante danza una ciurma di chierichetti vestiti alla men peggio, con scarpe da ginnastica e capelli arruffati.  La Synaxi Eucaristica, come annota il Codice Canonico, quasi mai celebrata come “eukaristòs”, cioè come “ringraziamento”, bensì officiata come pegno per un’anima del purgatorio, non fa altro che confermare nel cattolico l’idea di un Dio nepotista e commerciante. Le organizzazioni parrocchiali, centro regale, profetico e sacerdotale, e le associazioni giovanili, hanno spesso la sola parvenza del funzionamento, perché il parroco deve dire al Vescovo che quelle strutture esistono nella sua parrocchia, e perché il Vescovo deve dire al Papa la stessa cosa. Fumo, illusione, ipocrisia, ed è religione cattolica. Di conseguenza la gente decide che è meglio vivere per conto proprio, lontano dalla Chiesa, ove per Chiesa intendono il clero, per fuggire ad una forma d’oppressione e di sottomissione, quando dovrebbero sentirsi popolo di Dio in cammino verso il Padre Celeste. L’obbligo della Cresima prima di accostarsi al Matrimonio, costringe a ricevere un Sacramento così importante solo come pratica burocratica; a prescindere dal fatto che teologicamente non c’è alcuna propedeuticità tra i sacramenti, eccezion fatta per il Battesimo, che inserisce nel Corpo Mistico di Cristo ed offre la possibilità di ricevere gli altri Sacramenti.

Mi pare giusto chiarire qui che il Battesimo va richiesto e non imposto,  come stabilisce il Codice di Diritto Canonico nei Canoni dal 849 al 878.  Altra pratica curiosa, a dir degli stessi partecipanti, sembra essere il corso per fidanzati, tenuto da gente inquadrata, che lo ha strutturato su linee così generali che nulla toglie a quanto già si sapeva, se non fa addirittura ridere. Alla fine si rilascia in ogni caso il biglietto.

Una notevole parte nella crisi giovanile, è creata anche dal fatto che si predica indiscriminatamente il “crescete e moltiplicate”, come se il precetto fosse stato dato alla singola coppia e non all’umanità, in ebraico allo “haadam”, che non è Adamo, nome proprio, come si pretende di far credere. Insomma, se si rivedesse la teologia e la morale con il rigore della logica, sono certo che il cattolicesimo ne guadagnerebbe e sarebbe più credibile. Il fatto è che la gente si allontana e tende verso sètte agnostiche, verso organizzazioni tendenziose, e da qualche tempo a questa parte, verso altre religioni. Sull’insegnamento della religione nelle scuole (IRC), che tanta incredulità ha contribuito a creare nei giovani per il modo tristemente famoso di come non si tengono o male si tengono dette lezioni, faremo un discorso a parte.  Come sia stato capito ed applicato il Vaticano II, è un discorso troppo lungo per quel che mi sono proposto. In ogni modo, sono convinto che il Vaticano II non sia stato capito per niente e quindi tanto meno applicato. Se si vuole un popolo più serio, e più religioso, urge un cambiamento radicale della pedagogia pastorale e una più qualificata ed approfondita catechesi kerigmatica.

V. Altro handicap alla formazione dei giovani è il cattivo esempio dei grandi.  Innanzi tutto giudicano i giovani partendo dalle loro esigenze, poi si concedono tutte le libertà, ed infine, a dimostrazione di una mentalità ancorata a vecchi schemi, si sentono dire: Ai miei tempi….!  Come se il tempo si fosse dovuto fermare e la vita non dovesse continuare. In realtà essi non rispettano i giovani, però il rispetto lo pretendono! Volete qualche esempio? Pensate alle violenze fisiche, torture, percosse, alle prepotenze psicologiche, terrore, schiavitù, alla ferocia sessuale; pensate al commercio degli organi, allo sterminio nelle ruas, ecc. solo per iniziare dal dossier Infanzia tradita di Filippo d’Acquarone, trasmesso su Canale 5, domenica 7 febbraio 1988 alle ore 22:20. Se tutto questo facciamo con i nostri figli, onestamente non ci possiamo e non ci dobbiamo lamentare se poi ci rispondono per le rime. Del resto è sempre vero: quello che si semina si raccoglie. Ho finito.

Reg.) Secondo te allora, ci vorrebbe una scuola nuova?

Risp.) Esatto! Ciò premesso, ci vorrebbe una scuola nuova. Una scuola in cui gli alunni vivessero tutto il giorno, diviso tra lezioni, sport, gioco e lavoro. Una scuola in cui gli alunni, pur seguiti e guidati, fossero lasciati liberi di esprimersi in tutte le loro facoltà. Una scuola, ove fosse insegnata la logica del vivere, più che la nozione in sé. Una scuola, in cui gli alunni fossero messi in grado di inserirsi in qualsiasi campo del lavoro, con coscienza professionale e con rettitudine deontologica. Una scuola in cui gli alunni sfruttassero al massimo la loro intelligenza. Una scuola in cui imparassero le norme del vivere civile e dell’ordine democratico.  Una scuola in cui non sarebbe possibile rimanere svogliati o fannulloni. Una scuola in cui lo sport fosse ai primi posti, convinto dell’adagio mens sana in corpore sano. Una scuola in cui si facesse capire che la conoscenza del passato è questione fondamentale per successivi passi avanti, e quindi per il progresso. Una scuola in cui i sussidi didattici ci fossero, e fossero usati.  Una scuola in cui la lingua inglese dovrebbe diventare la seconda lingua parlata.

Reg.) Perché ora non termini questa 1° Lezione, già tanto pregna di spunti e di riflessioni?

Risp.) Il problema psico-pedagogico non si risolve come un’operazione matematica e tanto meno si può paragonare ad una legge fisica. I risultati non si possono diagnosticare con esattezza o prevederli a lungo termine in assenza d’alcuni presupposti essenziali. I quali si possono sintetizzare, nella buona volontà, nella rettitudine interiore, nell’entusiasmo, e nella competenza del docente. Il ragazzo, da parte sua, posto nell’ambiente adatto, è raro che non riesca. Datemi un punto d’appoggio, diceva Archimede, e vi solleverò il mondo!

Ebbene, caro amico, se gli educatori in generale e la scuola in particolare, riusciranno a decidersi di usare un metodo pedagogico adeguato, nel corso di una generazione, la gioventù assumerà una nuova fisionomia. Ho finito.

Antonino Cappiello - Sorrento, mercoledì 14 novembre 2007

                                                              

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