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LEZIONE 3
* * GRAMMATICA ITALIANA * *
Regista. Nella prima lezione hai puntualizzato i motivi di sbandamento della gioventù, poi hai scritto tre lettere aperte, adesso ci fai una lezione di grammatica italiana. Chiarisci, per favore, il fine che stiamo perseguendo e dove vogliamo arrivare.
Risposta. In questo momento, caro mio, stiamo riflettendo sulla necessità di migliorare i nostri rapporti con i giovani, come richiesto dalle loro esposte esigenze psicologiche, e in accordo con i dettami di una corretta pedagogia. Così facendo, guadagnerà pace e serenità la vita familiare, i cui effetti benefici, si rifletteranno nel territorio circostante, e via via, a macchia d’olio, nel Paese e nel Mondo, creando i presupposti della pace sicura, cui tutti aspirano, ma non so fino a quanto, ci sforziamo di apportare un contributo reale. E su questi argomenti conviene riflettere ancora.
Reg.) Prima di entrare nel vivo del problema, vedi di chiarire brevemente il concetto di maturo e immaturo.
Risp.) Ho impostato il presente studio intorno a un sottofondo musicale di base che è la difesa dei giovani. Era tempo che qualcuno si decideva a parlare e a scrivere in questo senso, per il fatto che finora si è considerato il più giovane come un immaturo di cui tutti si devono interessare per farne un uomo maturo, invece è vero il contrario: ognuno è maturo per la sua età. Da parte di noi educatori, genitori, professori, parroci, ecc., si richiede il delicato lavoro di scoprire e tirare fuori, educare, le capacità in germe nell’animo dei giovani. Per dirla con Aristotele, portare all’atto ciò che è adesso in potenza, in pratica, aiutare lo sviluppo, il progresso, la maturazione.
Il lavoro di noi educatori quindi, è difficile, rischioso, incerto; richiede pazienza, attesa, osservazione. Per esso occorre una profonda cultura, un impegno non indifferente, qualcuno aggiunge “un’innata vocazione”. In ogni caso e sempre, amore, amore senza limiti. Tanto è vero che tutti, o quasi tutti, ci rinunziano ad educare veramente, e i giovani restano abbandonati a se stessi, e la loro inesperienza li porta alla rovina. A questo punto sono attaccati, sempre da noi. Per riportare allora l’equilibrio, s’interviene, ma si fa in modo così inadeguato, da produrre un “feed back positivo” che li conduce alla rovina totale. E poi ci lamentiamo dei giovani! Allora, chi è l’immaturo?
Reg.) Sono ansioso di ascoltare questa lezione di grammatica italiana, e più ancora le conseguenze che ne derivano. A te la parola.
Risp.) La presente lezione si sviluppa in due momenti: come talvolta è insegnata ai vostri figli a scuola la grammatica italiana, e come la insegno io. E’ solo un esempio e vale per qualunque disciplina. Nessun riferimento a persone o cose.
A SCUOLA.
Ci troviamo in una scuola media e sono le ore 8.30 del mattino. 25 alunni sono entrati in aula e si sono ammucchiati alla meglio su banchi sporchi e su sedie rotte. Non hanno dove appoggiare il giubbino, né dove sistemare i libri. Dalle finestre pendono veneziane a brandelli. Sui muri si vedono disegni su carta sbiadita e rotta, messi lì qualche anno prima. La porta si adagia, non si chiude, perché non c’è maniglia. La cattedra è bucata. La polvere di gesso, prodotta da uno straccio ventilante, invade l’ambiente. Un armadietto sgangherato e con le porte quasi aperte, mostra al suo interno, un mucchio di cartacce arrotolate e libri logori, una scatolina senza gesso, una riga spezzata, delle buste di plastica scolorite e un manico di scopa. Questo è l’ambiente che accoglie gli alunni.
Si sono appena sistemati che arriva la professoressa d’italiano, una donna sui 50 anni, con le guance rugose ed i capelli pendenti. Porta una collana di bijoutteria al collo, il pullover sulle spalle, una borsa pendente al braccio, e sul braccio libri, registri, fogli e un giornale. Sguardo bieco e sprezzante, labbra dipinte rosso-inferno, occhiali bifocali sul naso aquilino. Apre la porta con un piede; balza in cattedra e, poggiati i libri, apostrofa gli alunni: Zotici, alzatevi quando entra la professoressa! Apre il registro e chiama l’appello. Chiude il registro e mette mano al testo: Prendete a pagina 7, grammatica italiana. Un brivido di freddo raggela gli alunni. Poi cacciando gli occhi fuori delle orbite sopra degli occhiali, continua: Studiate ed impegnatevi perché quest’anno sarò severissima, boccerò mezza classe. Indi: Voi due fate silenzio o vi manderò dal preside con una sospensione! Poi legge dal libro, ma lei assicura che spiega, mente gli alunni seguono, convinti d’essere deficienti. Ed ecco la lezione di grammatica italiana letta, scusate “spiegata”, dalla professoressa:
Il nome di grammatica con cui ci si riferisce all’insieme delle regole di una lingua e al testo che le contiene, deriva dal greco: h grammatikh qeknh significa appunto “l’arte dei caratteri, e l’arte delle letture e dello scrivere”. La grammatica quale disciplina, ha, infatti, uno strettissimo rapporto con la scrittura; vediamo d’altronde che una tradizione di riflessione e di descrizione grammaticale nasce e si sviluppa lì dove c’è una lingua scritta, meglio ancora dove c’è un insieme di testi scritti, sacri o profani, alla cui esatta conservazione si annette gran valore.
Dalla riflessione su questi scritti, dalla necessità di ridurre a regole ed a regolarità quello che nella lingua parlata ha sempre una certa elasticità e fluidità, nasce la tradizione grammaticale che dai testi estrae regole cui si dovrà conformare anche il resto della lingua. Nel mondo conosciamo varie tradizioni grammaticali: la greco-latina, l’indiana, l’araba, l’ebraica, la cinese, ecc. Una tra queste, ha profondamente influenzato il pensiero occidentale ed è stata la greco-latina: essa nasce, nella sua forma greca, con la riflessione sul linguaggio, operata da Aristotele, e di cui troviamo traccia in più luoghi delle sue opere, ma trova una sistemazione pressoché definitiva nel trattato di Dioniso Trace, 150 a. C., che si chiama per l’appunto “Arte Grammatica”.
L’opera, asciutta e schematica, divide la grammatica in sei parti: 1. La lettura corretta, 2. L’analisi del testo secondo le immagini, 3. L’analisi secondo le parole e le cose, 4. L’etimologia, 5. L’analogia, 6. La critica. La maestra continua.
Lasciamo qui la Signora continuare la sua spiegazione e gli alunni continuare a non capire niente, mentre in cuor loro malediranno il giorno di essersi decisi a studiare e chi glielo impone.
Reg.) A questo punto hai ragione! Bisognerebbe leggere nella mente degli alunni. Tu ci sei riuscito? Cosa pensano?
Risp.) Mio caro, diversamente da quelli di Lucia, emessi durante la notte passata al castello dell’Innominato, i propositi degli alunni, fatti di giorno, ma in condizioni di terrore non molto diverse, faranno tremare il mondo. Essi coveranno in cuore: vendetta per chi li opprime, - antipatia per la scuola, - avversione per i docenti, - astio per i genitori, - esecrazione per l’autorità costituita, - accanimento contro gli anziani, - disprezzo per la cultura, - fobia dei luoghi chiusi, - misantropia con se stessi, - inimicizia per la classe dirigente, - ostilità per ogni forma di democrazia, - rancore verso il senso del pudore, - ripugnanza per lo studio, - rabbia contro la burocrazia, - sdegno per non potersi difendere, - così diventeranno facile preda della malavita: - saranno istigati al furto, - alla rapina, - alla violenza, - professeranno false ideologie, - si dedicheranno allo scippo istituzionalizzato per drogarsi, - e soprattutto nutriranno odio inestinguibile, cieco, mortale, per tutto e per tutti.
Vi sembrano eccessive queste conclusioni da una semplice lezione di grammatica italiana? Pilato rispose: Quod scripsi scripsi!
Dopo questa lettura-spiegazione, la professoressa dice: Chi capisce, capisce! Io non spiego più! Il programma è lungo e bisogna portarlo a termine! Poi apre il registro, scruta terrorizzando, e terrorizza scrutando. Esposito, ripeti la spiegazione! Il ragazzo non risponde. Rispondete voi, per favore, visto che avete letto la stessa spiegazione.
L’insegnante: Lo vedete? Io parlo al vento! Esposito, due in italiano! Domani verrai accompagnato! Il genitore si sente dire che il figlio è distratto, non studia e fa chiasso, e se lo crede. A casa aggiunge la sua dose. Quando poi il figlio scappa via, o si ritira alle 3 di notte: Chi la capisce la gioventù d’oggi! Poi la maestra interroga un altro: Rossi, rispondi, perché la grammatica ha uno strettissimo rapporto con la scrittura? Scena muta! Stesso verdetto! Gli alunni tremano e sudano. Uno di loro guarda l’orologio. L’altro si copre dietro al compagno che gli sta davanti. Mancano 5 minuti! Assegno: Studiate le pagine 6 e 7 della grammatica. Compito scritto: Esamina i rapporti tra lingua scritta e lingua parlata, distinguendo le varie tradizioni grammaticali. Suona la campana. Un sospiro di sollievo. L’insegnante va via. Fra poco n’arriverà un’altra o un altro a ripetere la stessa sceneggiata. Terminate le lezioni, gli alunni vanno a casa dove li aspettano i genitori: Mangia e mettiti a studiare, altrimenti stasera…... fuori piove acqua….e dentro faccio piovere sangue! Con la speranza di uscire un poco per sentirsi libero, il ragazzo fa i compiti. Per quanto riguarda l’italiano scrive:
La grammatica viene dala Crecia e l’ungo la strata se fermata a Eboli. I romani la presero e le detero gran valore cosi divenne che fù pure scrita. Le recole dela lingua parlata sono elastice e vano bene a totti. Ne mondo ognuno conosce linfluenza della grammatica. Anche Aristotile scrise una grammatica che tracio sui luochi le sue opere. La grammatica si divite in tante parti.
Mamma, ho finito, scendo un poco! Uscito da casa è un demonio scatenato. Guai a chi lo incontra. Volete condannarlo? Rispondo:
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!
Reg.) Sicuramente sono stordito, mi manca la parola! Presto! Sentiamo tu, come te la cavi. Proponi la tua lezione di grammatica italiana.
Risp.) Arrivo in giubbotto e jeans quando gli alunni sono ancora fuori della scuola. Buongiorno, ragazzi, avete riposato bene? Carlo, che mangi? Uva, professore. Me ne dai un acino? Grazie!
Intanto gli altri si sono avvicinati. Allora: Ascoltate! Per stamani vi ho preparato un bel giochetto, però mi raccomando! Tranquilli, e incominciate ad affilare la vostra intelligenza. Prima che gli alunni entrano in aula, io sono già arrivato e li aspetto. Buongiorno, Buongiorno, dico per prima ed essi rispondono. Marco, come sei elegante! Andrea, che bel taglio di capelli, ti invidio, guarda qui! Luca, hai bisogno di qualcosa? Accomodatevi, e per favore, date a me vostra attenzione! Salvatore, volevi dire qualcosa? No! Bene! Allora parlo io. Veramente dovreste parlare voi, ma se non vi preparo il terreno per la discussione, di cosa sproloquiamo? Per ora lasciate il libro e guardate me. Una passeggiata tra i banchi, una carezza qua e là. Giovanni, prego, vieni! Attenti, ora affermo: Questo bel ragazzo è un artista! Voi che cosa capite? Vi confermate nell’idea che egli conosce il suo mestiere. Altri esempi: L’idraulico mi ha fatto un lavoro da artista! Cosa capite? Che ha lavorato bene! Egli sa il fatto suo. Alla fine: Anche voi dovete imparare un mestiere, un’arte! E qual è, per voi alunni, al momento, questo mestiere, quest’arte? Saper parlare e scrivere bene! In altre parole, l’ars grammatica! E come s’impara? Come si diventa artisti del parlare e dello scrivere? Chiaro adesso cos’è la grammatica italiana? L’arte del parlare e dello scrivere! Difficile? No! Tutte sciocchezze! Nella vita tutto è difficile o tutto è facile, dipende dalla volontà, perché l’intelligenza l’avete ed esce anche fuori, tu asciugati il viso che scorre intelligenza! Ci sono riusciti tanti, perché non voi? Ricordate Agostino di Tagaste o di ….Ippona? Di’: Si isti et iste cur non ego? Pausa. Indi: Ma procediamo! L’esigenza di avere delle regole per scrivere bene, per capire e farsi capire, è sorta, quando si è incominciato a scrivere, appunto!
Prima di questo, però, si dovette inventare un sistema per rappresentare i suoni con i segni.
Tale lavoro fu eseguito dai Fenici verso l’anno 1.200 avanti Cristo, quando sorse il primo alfabeto. Sull’esempio dei Fenici, altri popoli inventarono il loro alfabeto e comunemente con grafia diversa. Oltre a quello che usiamo noi oggi ed è l’alfabeto latino, ve ne sono degli altri molto belli: il greco, l’arabo, l’ebraico, l’indiano, il cirillico, eccetera. Per la lingua cinese, non si parla di alfabeto, bensì di ideogrammi.
A proposito! Volete sapere quante lingue si parlano al Mondo? Quasi 3.000! e precisamente 2.800! Basta! Altrimenti vi faccio scoppiare la testa. Quello che vi ho detto allegramente, lo trovate scritto anche sul libro. Se ci date uno sguardo, il tutto vi rimarrà meglio impresso. Aspiranti artisti nell’arte grammatica. Seguitemi ancora un momento. Antonio: tu dici,” Ho ascoltato la lezione di un professore colto ( o aperta), chi ascolta subito domanda: Dove stava, sull’albero, il professore? Allora tu non capisci perché dice così! In realtà hai sbagliato tu! Dovevi dire: Un professore colto ( o chiusa), vale a dire, dotto, sapiente e preparato! Vedete? Basta un nonnulla per non capirsi. “Colto”con “o” aperta, è una cosa, “Colto” con “o” chiusa, è un’altra! Se tu domandi a me: Scusi, sa l’ora? Io rispondo: Certo che la so! Porto l’orologio per questo! E poi, a te cosa importa se io la so oppure no? Giulio! Poiché volevi conoscere l’ora, non dovevi chiedere a me se la sapevo, dovevi piuttosto dire: Mi dice l’ora? Oppure: Che ora è? O ancora: Vorrei sapere l’ora! Basta così! Dunque, per parlare e scrivere bene, bisogna imparare l’arte, cosa che v’insegna la grammatica italiana. Adesso vi assegno qualche gioco da risolvere. Un applauso al maestro! L’indomani tutti portano i compiti e le lezioni, prendono voti alti, ricevono complimenti ed elogi. Durante l’assegno suona la campana. Oh, no! Già finito? Professore, restate un altro poco!
Reg.) Ti sei fermato sul più bello. Dopo questa lezione, cosa ronza nella mente dei tuoi alunni? Sono ansioso di sapere. Grazie.
Risp.) La professoressa ed io abbiamo spiegato la stessa lezione! I suoi alunni sono corrucciati, annoiati, chiassoni, e forse asini. Gli alunni miei sono degli artisti e sono felici, contenti, affettuosi, tranquilli. Di chi il merito? Di chi la colpa? Rispondete voi che leggete! In ogni caso, sicuramente, non dei giovani.
Con il mio sistema hanno imparato a: ad amare chi li guida, - avere simpatia per la scuola, - comprensione per i docenti, - affetto per i genitori, - sottomissione all’autorità costituita, - benevolenza verso gli anziani, - orgoglio per la cultura, - si sentiranno a loro agio ovunque, - impareranno ad esaminare la propria coscienza, - si sentiranno protetti dalla classe dirigente, - saranno aperti alle forme di democrazia, - avranno rispetto per il pudore comune, - saranno affascinati dallo studio, - comprenderanno le difficoltà della burocrazia, - proteggeranno perché sono protetti; così saranno pronti ad inserirsi nella vita a testa alta: - staranno lontano dal furto, - dalla rapina, - dalla violenza, - riusciranno a distinguere le vere dalle false ideologie, - contribuiranno alla pace nel mondo, e soprattutto nutriranno amore vero, aperto, sensibile, per tutto e per tutti. – Vi sembrano eccessive queste conclusioni da una semplice lezione di grammatica italiana? Per parte mia dico con Archimede: Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il Mondo!
Reg.) E’ stupefacente questo tuo parlare, ma più affascinante è questa presa di posizione in difesa dei giovani. Sarebbe bello seguirti ancora, ma è meglio che concludi, e anche brevemente.
Risp.) A conclusione di questa terza lezione vorrei sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni. La prima cosa che mi viene in mente di rilevare, è che l’educatore non può essere una persona mediocre, superficiale, dozzinale; per lui non ci sono mezzi termini, o è una nullità, o è una personalità. L’intento delle nostre lezioni è il raggiungimento di quest’ultima.
Sarò molto lusingato se riesco a suscitare interesse nei lettori. Per quanto mi riguarda, voglio puntualizzare i cinque momenti emergenti che fanno parte integrante della mia personalità. Non sono cose nuove, ma sono robe in cui non si finisce mai d’imparare.
La pazienza, che va ricercata ed individuata ogni giorno; più se ne ha, e meno basta. La sua perdita o la sua assenza, è crisi, è stress, è lotta, è guerra con sé e con gli altri.
La comprensione, o come in quest’ambito si dice, l’empatia, è la caratteristica essenziale per capire e curare il giovane mettendosi nei suoi panni. Senza di essa il nostro lavoro è un buco nell’acqua.
La legalità, vale a dire, il rispetto scrupoloso delle leggi e delle norme vigenti, per non essere indotti e per non indurre ad omissioni o azioni che rovinano la reputazione con una condanna penale.
Il lavoro in equipe, come momento socializzante e gratificante. Senza di ciò, è caos ed anarchia.
La ricerca, intesa come aggiornamento in itinere, studio, confronto. Trascurandola significa arare con il bue in tempi di missilistica e di computer.
Vi saluto, e ricordate:
Cultura et simpatia, aut simul stant aut simul cadunt. Ciao!
Antonino Cappiello - Sorrento, sabato 17 novembre 2007