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Lezione 6 (Gli svaghi e lo studio e le visite mediche)

Regista.) E’ così difficile la pedagogia?

Rispondo.) Nulla è difficile, mio caro, altrimenti non si potrebbe educare. Basta accendere la scintilla dell’attenzione al problema e la soluzione arriva automaticamente.

Reg.) Mi pare che ora devi concludere l’argomento intitolato: Mente sana in corpo sano. Penso che convenga riassumere le due lezioni precedenti di modo che i lettori possano fare mente locale e seguire questa terza fase con maggiore vantaggio.

Risp.) La presente lezione è la terza ed ultima dell’unico argomento in cui si mostra come una mente sana alberga solo in un corpo sano, per cui conviene riepilogare, come tu chiedi, le due lezioni precedenti.

Per ragionare bisogna riflettere, e per riflettere bisogna concentrarsi. Pertanto si devono sviluppare mente, intelligenza, ragione. La mente, riporta al presente le esperienze del passato, l’intelligenza apre le porte alla cultura, la ragione fa trarre conclusioni adeguate. Queste note qualificanti la persona umana hanno tutte e tre, bisogno di un supporto per operare, ed è la volontà. La volontà individualizza la persona e non s’impone dall’esterno, la volontà è una libera scelta, tanto è vero che nemmeno il Creatore obbliga. Per fare tutto ciò, in ogni caso, occorre che il corpo sia sano e vegeto, e sia perfettamente funzionale. In pratica, una mente sana alberga in un corpo sano. Affinché un corpo sia sano, sono necessari in giuste proporzioni, il riposo, i pasti, lo sport.

Il riposo è un problema di capitale importanza per gli aspetti positivi o negativi che coinvolgono l’intera psiche dell’individuo e ne qualificano il carattere. Allo stesso modo, il regime alimentare ha una grande importanza per la salute del corpo e conseguentemente per il funzionamento psichico. Le malattie del corpo e della mente hanno spesso il loro riferimento in un’inadeguata somministrazione dei pasti. Un corpo scattante ed un’intelligenza brillante sono segni di un corretto uso dei cibi e delle bevande. Lo sport per un giovane è tutto! Un gran vantaggio per la riuscita, è quello di presentare l’attività sportiva come un divertimento. Solo così si otterranno ottimi risultati. L’imposizione è vista come un successivo impegno di cui si farebbe volentieri a meno. In un caso, avremo giovani equilibrati, nell’altro, ragazzi squilibrati. Lo sport è una potente arma nelle mani di genitori e di educatori, la usino per farne dei geni, non dei mostri.

Adesso, a conclusione dell’argomento Mente sana in corpo sano, diremo degli svaghi, dello studio, della medicina.

Reg.) Ma cos’ lo svago? Ho sempre saputo che bisogna fare cose serie, e tu parli di svago? Ed in più, lo poni come argomento pedagogico!

Risp.) Quando si parla di svago generalmente si è portati subito a pensare a qualcosa di male, come le ore piccole, le orge, gli schiamazzi, l’amore non consentito, la volgarità, la brutalità, la discoteca pazza, eccetera.

Altre volte si pensa a qualcosa che si possono permettere solo i ricchi e i divi, come ad esempio, vacanze esotiche alla Seicelle o alle Maldive, corse in auto di lusso, safari, pesca, panfili e galà. Le donne di casa si lamentano che non possono svagarsi mai; i falsi cattolici, quando sentono “svago”, pensano subito al peccato. E cose simili! Niente di tutto questo. Non c’è opinione più errata che vedere lo svago in questa luce. Attenzione: - lo svago è un’attività diversa da quelle che solitamente si è obbligati a compiere, - lo svago è una necessità ….

Per disimpegnare la mente dalla solita routine, - lo svago è ricreazione dello stato psichico deteriorato, - lo svago è utile alla salute del corpo, - lo svago stimola rapporti intelligenti per la vita associativa, - lo svago è una prova generale del senso democratico acquisito. Lo svago si può definire come un divertimento o un passatempo, che serve soprattutto a distrarsi o per riposarsi dopo una gran fatica. Prendersi un’ora di svago, Prendersi una settimana di riposo, si dice frequentemente. Il verbo svagare o svagarsi, viene dal latino ex-vagare, vagare fuori, camminare oltre. In senso proprio significa “sollevare dalla stanchezza qualcuno attirando il suo interesse su cose gradevoli e riposanti”. S’intende anche, in situazione diversa, “distogliere l’attenzione di qualcuno dall’oggetto cui dovrebbe applicarsi,” ma in questo senso, adesso, non lo consideriamo. In ogni caso, giacché il lavoro e lo studio impegnano corpo e mente, tali da ridurli in stanchezza, ne viene di conseguenza, la necessità dello svago per ritemprare il corpo e per riacquistare energie mentali. Gli svaghi sono numerosi e diversi, e tutti interessanti: atletici, collettivi, coreografici, di parole, di pazienza, di prestigio, di società, educativi, enigmistici, ginnici, individuali, infantili, istruttivi, movimentati, numerici, privati, pubblici, scenici, sportivi, e ……..continuate sul vocabolario. Gli svaghi infantili più noti sono: altalena, aquilone, battaglia navale, bolle di sapone, calcio da tavolo, calcomania, cerchio, corsa, girotondo, guardia e ladri, lanterna magica, monopattino, moscacieca, puzzle, sciangai, tiro alla fune, toccaferro, toccalegno, traforo, e continuate voi. Poi ci sono gli svaghi di società, gli svaghi con le carte, al biliardo, e mille altri. Tra gli svaghi si possono annoverare anche gli hobbies, come ballo, bricolage, cinema, collezionismo, fotografia, giardinaggio, lettura, modellismo, musica, pattinaggio, viaggi, turismo, e via numerando.

Come si vede, non occorre una gran fantasia per scegliere e per fare scegliere ai figli e agli alunni uno svago adatto al proprio carattere, alla personale inclinazione, alla peculiare personalità. L’opera educativa consiste nel dosare, tra i vari momenti della giornata, le ore da destinare alle diverse attività, tenendo conto dello stato di salute fisica e mentale. Ma, ci sono anche altre possibilità per chi desidera una vita frizzante. In questi ultimi tempi si è affermata l’associazione giovanile scoutistica, consigliabile sotto vari aspetti, sempre che i capi saranno eccellenti pedagogicamente. Lo scoutismo ha lo scopo di preparare i ragazzi alla vita sociale, di sviluppare in loro lo spirito d’avventura, e di infondere in loro l’amore alla natura. A tal fine lo scoutismo favorisce, sia la formazione di gruppi di giovani che si organizzano e si governano da soli, sia un’intensa attività di campeggi, d’escursioni, e d’altre forme di vita all’aperto. Altra possibilità di vita associata è quella dei “figli di Maria”, un’organizzazione comunemente conosciuta come “vita del focolare” o meglio ancora come “focolarini”. L’idea venne a Chiara Lubich a Trento, durante la II Guerra Mondiale. Recentemente è stato approvato anche lo Statuto definitivo. La sede centrale si trova a Rocca di Papa, in Roma. I focolarini sono ormai sparsi in tutto il mondo e stanno sperimentando con successo una particolare forma di vita associata, in cui tutto è in comune, e dove non ci sono poveri e ricchi, ma tutti partecipi del bene comune. I focolarini si sono incamminati sulla formula benedettina Ora et Labora, sull’orientamento di Filippo Neri Servire Deo in laetitia, e sulla pedagogia salesiana del Prevenire. Gli aspiranti focolarini sono accettati come membri del gruppo dopo una lunga preparazione sulle modalità della vita da vivere. Intanto imparano la lingua italiana. Dopo di che presentano domanda d’accettazione e, se accolta, diventano “focolarino” a tutti gli effetti. Il focolare è aperto ad uomini e donne.

Reg.) Scendendo nella pratica, cosa devono fare gli educatori nel campo degli svaghi?

Risp.) Nella pratica, noi educatori dobbiamo giocare sulla psicologia infantile e sulla psicologia dell’età evolutiva. Quando diamo la possibilità ai giovani di svagarsi, essi credono che ogni cosa sia uno svago, e anche nelle cose serie, s’impegnano come quando si divertono. I piccoli hanno sulla bocca la parola “giocare”, e per ogni cosa dicono “giochiamo”. Quando allora, devo insegnare robe ardue che richiedono l’attenzione, invece di dire “studiamo e impariamo”, dico “giochiamo all’aritmetica”, alla storia, alla fisica. Se una parola vale l’altra, non vedo perché devo usare la mia e non la loro. Il risultato è lo stesso, anzi migliore. Dite ai vostri figli “prenditi uno svago in geometria”, invece di “mettiti subito a studiare”. Sarete felici voi e contenti loro.

Reg.) Non mi dire che anche lo studio ha i suoi lati negativi!

Lo studio è una cosa seria, come si può criticare?

Risp.) Lo studio è un’arma a doppio taglio: - se usato bene, nobilita l’animo, acuisce l’intelligenza, esercita la memoria, affina la dialettica, eleva lo spirito, rende padroni della cultura; - se impostato male, abbrutisce l’animo, debilita l’intelligenza, smonta la memoria, confonde tutto, fa odiare la cultura, porta al manicomio.

Di qui, la necessità di proporlo con sapienza e di dosarlo con cautela, tanto più che la formazione avviene tra i 6 e i 19 anni, il periodo più delicato nella vita dell’uomo. L’odio allo studio deriva innanzi tutto dal fatto che la scuola è organizzata senza tenere conto delle esigenze dei giovani. I docenti lavorano in modo autonomo e non in equipe. I programmi sono troppo vasti e fumosi. Ah, della programmazione ne parleremo a parte.

Dopo 5/6/7 ora di permanenza nella scuola, senza contare i tempi di viaggio, gli alunni sono costretti ad una marea di compiti e lezioni orali a casa, perciò non rimane tempo per le altre attività, pure istruttive e formative.

In tal modo, frequentano poco la scuola, e non studiano a casa. Se i docenti lavorassero di comune accordo, potrebbero assegnare a turno i compiti per casa. Il discorso su quest’argomento è troppo lungo per il momento presente. Se a tutto ciò si aggiunge le continue mortificazioni subite dagli allievi da parte di professori e genitori, il quadro è completo. La cultura va presentata come un’arte in cui gli alunni devono specializzarsi per poter vivere la loro vita a testa alta, indi far capire che la scuola non elargisce titoli di studio fasulli, ma prepara nella vita presente per vivere quella futura. Poiché il progresso è in continua evoluzione, bisogna presentare la cultura, tutta la cultura, sotto il “profilo storico”, e insegnare che, in tanto ci sarà nuovo progresso, in quanto si conosce fino a che punto il progresso è arrivato. Si pensi all’ingegneria, all’astronomia, ai trasporti, alle telecomunicazioni, alla filosofia, all’architettura, alla cinematografia, allo sport. Più che una scuola di “nozioni” dunque, sia la nostra, una “scuola di metodo”, metta in mano agli alunni i ferri del mestiere, indichi la strada, li segua per il tempo necessario, e gradualmente li emancipi e li renda autonomi. Faccia capire la scuola, che il posto di lavoro non è un’elemosina elargita con falsa pietà ad un povero disoccupato lavapiedi e incompetente. Dica invece, che il posto di lavoro è la conclusione logica di un percorso formativo e l’espressione delle abilità acquisite. Cerchi la scuola di acuire l’intelligenza dei suoi allievi ponendo sul tappeto problemi reali e stimolandone la soluzione logica. Lasci parlare gli alunni, invece di costringerli solo ad ascoltare. Risponda alle loro domande, più che proporre soluzioni indicate da altri. La scuola è anche un esercizio di memoria. S’insegni che alcune discipline possono essere conosciute parzialmente, come la letteratura, la storia, la geografia, mentre altre, come la matematica, la chimica, l’inglese, vanno studiate ed approfondite fin dall’inizio, in quanto sono come una catena in cui se manca una maglia la catena non serve. In queste ultime discipline, ogni successiva nozione si basa e si fonda su quelle precedenti.

Reg.) Potresti fare qualche esempio?

Risp.) Sì, grazie! Per esemplificare: in letteratura si può conoscere benissimo Leopardi e Dante, per niente D’Annunzio e Verga, nessun problema. Si può approfondire la geografia astronomica e non economica, nessun problema. Non si può però eseguire un’espressione matematica se non si conoscono le 4 operazioni, le potenze, le frazioni, che precedono la soluzione dell’espressione. E così via. E terminiamo qui. Tornando alla scuola, le dico: affini la dialettica degli alunni, ed insegni ad esprimersi con rigore logico per trarre conclusioni adeguate alle premesse. Ciò porterà ad una migliore convivenza sociale, poiché ognuno saprà riconoscere il proprio torto e sarà in grado di ammettere le ragioni dell’altro. Sincerità nei rapporti ed onestà con la propria coscienza sono gli obiettivi di cui l’educazione non può fare a meno. Faccia capire la scuola che la cultura eleva lo spirito, rende nobile l’animo, stimola il fascino per le cose belle. La cultura è come una cesta di ciliegie, una tira l’altra, e tutto l’insieme formalizza la personalità unica e singolare. La cultura non s’impone, ma è più utile farla desiderare. Insegni infine la scuola, la nobiltà del lavoro, e faccia capire che la discriminazione in tal senso è la peggiore manifestazione d’egoismo che possa esistere, ed è causa di malcontento sociale. Il lavoro dell’avvocato non è più dignitoso di quello dello spazzino. L’avvocato difende i diritti di questo, ma per farlo c’è bisogno che lo spazzino liberi la città dalle immondizie, altrimenti l’avvocato, la sua difesa, la fa al camposanto.

Il lavoro dell’insegnante non è migliore di quello del calzolaio. Mentre il primo istruisce il figlio di questo, il calzolaio confeziona le scarpe per il docente perché non vada a piedi nudi. E così via. Vogliamo cambiare il mondo in meglio? Diamo allo studio questo tocco di giovialità.

Se così non facciamo, lo studio abbrutisce l’animo, rende i giovani lupi contro una società di lupi, essi si sentiranno oppressi da una cappa di piombo sotto di cui non vogliono stare, e covano sentimenti di ribellione. Se noi educatori tutto ciò non riusciamo a capirlo e imponiamo agli studenti di sottoporsi agli sforzi immani che la scuola richiede, essi si dovranno impegnare tanto, da debilitare la loro intelligenza fino a finire al manicomio o a lanciarsi dal 3° piano. L’altra faccia della medaglia è il menefreghismo assoluto per la loro preparazione. Siete voi favorevoli a che i giovani saranno tali?  Se non presentiamo bene la cultura, non c’è da meravigliarsi che essi la odiano, e con lei disprezzano la scuola e la famiglia. Ciò posto, vanno in cerca di altro, e voi sapete di cosa. Vogliamo salvare i nostri giovani? Aggiorniamo la scuola e amiamoli in famiglia.

Reg.) Finora sei stato convincente. Non mi dire che sei anche medico per parlare di medicina!

Risp.) Nel settore della medicina occorre tenere presente alcuni principi basilari, e cioè: - le medicine possono guarire, ma possono anche uccidere, - la psicosi farmacologia è un danno, e più danno è la completa indifferenza, - l’igienismo va combattuto, come pure la trascuratezza sfacciata, - l’alcoolismo e il fumo sono causa di tare ereditarie nel nascituro, - l’esaurimento nervoso va curato in tempo, così come l’insufficienza epatica, il deperimento organico, la melena, - ancora, la poliomielite va prevenuta con le cure imposte dalla legge. Ci sarebbe da dire sul ritardo mentale, sul mongolismo, sull’equipe scolastica socio/medico/psico/pedagogica, sull’assistente sociale, sulle ASL, gli ospedali, la ricerca, il pronto soccorso, le norme di sicurezza, e altro, ma sono cose che tratteremo a parte. Ritornando a noi, l’educatore mostrerà “la sua nobilitate”, se anche in campo medico riuscirà a definire una strategia psicologica per guidare l’educando e dargli della medicina la corretta visione senza pressappochismi e superficialità, e anche senza complessi o traumatismi.

Dicevamo: non è una novità che le medicine guariscono, è una novità affermare che le medicine uccidono. Le medicine non vanno prese mai per sentito dire, per provare, per vedere se fanno bene!  Le medicine sono da usarsi sotto il rigido controllo medico e nelle dosi prescritte. Ogni abuso è pericoloso. Se inizia fin dai primi mesi di vita a riempire il piccolo di medicine, si crea una necessità per l’organismo, e ne rimarrà schiavo per tutta la vita. Si badi bene che le medicine, mentre rimediano al male di un organo, ne rovinano un altro, con conseguenze a catena. Un’indicazione da dare al figlio è quella di ricordarsi di guardare il colore delle feci prima di tirare lo sciacquone, e riferire subito al genitore nel caso fossero di colore nero seppia. A dire dei medici, talvolta capita anche a dei quindicenni, essere afflitti da melena.

Come la psicosi delle medicine è un danno, allo stesso modo è dannosa la completa indifferenza. Alcune anomalie dell’organismo si potrebbero guarire con un semplice ricorso al medico, ma se la cosa si trascura, il male può aggravarsi e diventare incurabile.

Le norme igieniche vanno tenute in gran conto, ma l’igienismo stretto impedisce al corpo di procurarsi gli anticorpi, e il giovane si troverà a vivere in un continuo stato precario di salute. Come tutti sanno, l’alcoolismo e il fumo sono gravemente nocivi per il bambino e possono già farlo nascere con delle tare che lo segneranno per tutta la vita. Periodicamente è importante sottoporre il figlio ad accurata visita medica per stroncare sul nascere malattie che, se non curate in tempo, potrebbero degenerare fino al punto da rendere inefficaci gli interventi ritardati. Tali attenzioni riguardano, a mio parere: - l’esaurimento nervoso, - l’insufficienza epatica, - il deperimento organico, - la cura dei denti, - la visita oculistica, - la visita otorinolaringoiatria, - l’emocromo completo, - l’analisi delle urine. Infine, non vanno trascurate le norme di legge che impongono di sottoporre i bambini alle varie vaccinazioni, antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, e altre.

Solo così avremo giovani belli, sani, adorabili, equilibrati. Ogni errore pedagogico in questo campo crea dei mostri, dei malaticci, degli squilibrati. Tutto dipende da noi.

Ho finito, grazie.

 Antonino Cappiello - Sorrento, lunedì 19 novembre 2007, 17.08

 

                                                                  

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