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LEZIONE 10

GEOGRAFIA E PROGRAMMAZIONE

Reg.) Che cosa vuol dire programmazione?
Risp.) Programma è una parola che deriva del greco programma e significa “avviso pubblico” riguardante il piano operativo, sistematico e dettagliato relativo a ciò che s’intende fare. Il programma di lavoro di un’industria, il programma annuale, un progr. ricco ed articolato, un progr. impegnativo. In gergo familiare, per dire Che intendi fare? Si dice Che programma hai? In politica si parla di progr elettorale con riferimento alle proposte politiche di un partito che si ripresenta al giudizio degli elettori.
Nel linguaggio scolastico, il programma riguarda il piano degli studi stabilito per ogni disciplina e per ogni corso: il pr di latino, il pr di matematica, il pr di III, di IV. Poi c’è il pr d’esame, il pr ministeriale, e via dicendo. Si usa la parola programma anche quando si parla di uno spettacolo, di un convegno, di una manifestazione. Nel campo dell’informatica il programma indica l’insieme delle istruzioni codificate che è fornito per la realizzazione di determinate operazioni. Per finire, programmazione, è l’azione e l’effetto del programmare. Proprio in questo senso lo intendiamo nella presente lezione e limitatamente alla scuola.
Reg.) Che cosa dice la legislazione vigente in proposito?
Risp.) La legge 820/1970 introduce gli strumenti per l’arricchimento del programma. L’art. 4 della L. 416/1974 stabilisce che il collegio dei docenti ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del Circolo o dell’Istituto. L’art. 6 della stessa L. aggiunge che il Consiglio di Circolo o di
Istituto ha potere deliberante sui criteri per la programmazione. L’art. 1 della L. 417/1974 recita testualmente: Nel rispetto delle norme costituzionali, ai docenti è garantita la libertà d’insegnamento. L’esercizio di tale libertà è inteso a promuovere attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”. L’art. 2 continua: La funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’attività di trasmissione della cultura, di contributo all’elaborazione di essa, e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità. La L. 517/1977 introduce la programmazione dell’azione educativa e la sostituzione della pagella con la scheda di valutazione. Dal 77 al 2007 sono seguite tante altre cose belle. In pratica, c’è da assicurare che non è facile orientarsi con la legislazione, e dopo 30 anni non si capisce bene quali progressi si possono indicare. Personalmente e modestamente, senza offesa, io sono di un altro parere: non credo per niente che un docente, per programmare la propria attività didattica, ha bisogno di una legge che glielo impone. La programmazione è un fatto talmente naturale che deve scaturire automaticamente dalla testa e dal cuore del docente. Non posso immaginare che sia possibile insegnare senza chiedersi cosa si pretende dagli alunni, dove si vuole arrivare, qual è la preparazione di base della classe, da quale ambiente sociale gli alunni provengono. In tal modo balzano subito agli occhi gli obiettivi da raggiungere: ecco, se ad un gruppo di allievi manca la socializzazione, la prima cosa da fare è proporsi di rimediarvi, poi si vedrà come e cosa operare. Secondo. Se una classe è culturalmente scadente, il primo obiettivo è l’elevazione di tale livello. Purtroppo, il docente per programmare deve tener conto delle indicazioni dettate dal Consiglio d’Istituto, dalla Giunta esecutiva, dal Collegio dei Docenti, dal Consiglio d’interclasse, dal Consiglio di classe con i genitori, dalle norme di
Distretto, dalle circolari del Provveditore, dalle richieste dei Genitori, dalle leggi del Ministro, e forse dal Prefetto, Questore, Sindaco, Presidente Regionale, e Assessori vari. A tutto ciò aggiungete il Titolo I, del DPR 31 maggio 1974, n° 419 su: Sperimentazione e ricerca educativa. Poi operate, e fatemi sapere!
Reg.) Parliamo della programmazione nelle Scuole Superiori.
Risp.) In questo settore c’è ancora molto da fare. Invece di citare altre leggi, sentiamo cosa dicono insegnanti e presidi, attingendo direttamente da Tuttoscuola, n° 243 del 2.11.87, p. 10ss.
Un prof. di Roma: L’unica cosa che si può programmare è il caos!
Anche qui: il consiglio di classe formula proposte, il collegio dei docenti valuta, il consiglio d’istituto delibera, eccetera a salire. Una prof di Roma: Il nostro lavoro è ancora molto solitario, e i più dubitano sulla programmazione. Un altro prof: Non si può programmare, al limite si può improvvisare! Un altro: Tutto il sistema va rivisto, al momento non c’è nulla da fare!
Reg.) Passiamo alla Scuola Media.
Risp.) Ai previsti citati impegni, si sono aggiunti quelli per l’applicazione del decreto che ha fissato il numero degli alunni per classe a 25, stravolgendo gli organici disposti. A volte programmazione s’intende e si deve, come tabella sui contenuti delle discipline. Si distingue tra formazione educativa e didattica.
Non è il caso di immergermi nella polemica sui corsi di recupero, sui debiti, ed altro che ad ogni legislatura varia.
Reg.) Adesso non ci resta che la scuola elementare!
Risp.) Nelle scuole elementari si procede come sopra: il consiglio di circolo indica…, il collegio dei docenti delibera…., il consiglio d’interclasse formula…., l’insegnante redige il suo piano personale di lavoro. Se si volesse seguire alla lettera tutta la legislazione, si farebbe solo un bel niente. Com’è strano il mondo! Le leggi paralizzano, invece di aiutare a comportarsi onestamente!
Non ci dilunghiamo oltre. Desidero solo ricordare che ogni insegnante elementare dev’essere un pedagogista o uno psicologo. Senza queste premesse, ogni riforma è sempre un buco nell’acqua.
Reg.) Andiamo adesso al pratico e spiegaci come ti sei regolato tu, nei riguardi della programmazione. Detto questo, possiamo anche concludere.
Risp.) Il minimo che un insegnante impegnato possa e debba fare, è svolgere un programma in aderenza alla propria personalità e cultura, e in rapporto alle esigenze della propria classe, unica nel suo genere e non paragonabile alle altre. Così basterebbe scrivere la propria programmazione, e informarne l’interclasse. In ogni caso, programmare per svolgere un programma non è per nulla un problema, le circostanze invece, in cui si è costretti ad operare, possono diventarlo. Indubbiamente vi sono mille modi per svolgere un programma, ma quello che più ha interessato i miei alunni, è la novità che ho apportato, dopo tanto provare e riprovare attraverso le esperienze degli anni passati in cattedra.
Si tratta di un programma nuovo, fuori degli schemi tradizionali, più interessante, più aperto, un programma di cui l’alunno non deve subire l’imposizione, ma sentirsi esso stesso partecipe e responsabile nel comporlo. Ed ecco in sintesi il programma proposto: GEOGRAFIA, - storia e religione, - greco e italiano, - espressione grafica, pittorica, orale, scritta, - igiene, sociologia, ecologia, filosofia, - aritmetica e geometria, - musica, canto, filodrammatica, - ginnastica, sport, escursioni, - finezza, eleganza, semplicità, signorilità.
Ed ora mi spiego. Dopo circa 4 mesi di vacanza, troppi per me, i ragazzi tornano a scuola, fisicamente stanchi ed intellettualmente poco esercitati, perciò è utile non premere molto con lezioni teoriche che sforzerebbero le loro menti e li stancherebbero molto rapidamente. Ascoltate: se un soggetto rimane a lungo digiuno, trovandosi improvvisamente davanti ad una tavola imbandita,
è bene che non faccia una sbafata, perché lo stomaco, abituato al digiuno, può soffrirne. Invece, è bene che incominci a mangiare un poco alla volta. La stessa cosa faccio con gli alunni, mi introduco con il poco e con il dilettevole per giungere poi, gradualmente, al molto e al profondo. Allora incomincio con la geografia. La geografia li diletta perché stimola in loro il senso innato d’avventurieri, di scopritori, d’amanti della natura. Per me poi, la geografia è fondamentale per lo studio delle altre discipline. Una discreta serie di diapositive mie personali, mi danno spunti eccezionali per aprire altri discorsi. Gli alunni sembrano divertirsi e si divertono realmente, ma imparano il quadruplo. Devo dirlo; la geografia sembra assai poco considerata nelle scuole, un poco a causa degli ordinamenti scolastici che la mortificano negli orari, un poco per la tradizione di considerare la geografia secondo il filone del pensiero settecentesco, come una scienza inventario, quale viene purtroppo oggi per il più insegnata nelle nostre scuole: un coacervo di nomi di regioni, di città, di laghi, di monti, di fiumi, un rosario di cifre di produzione già vecchie ancor prima di essere mandati a memoria.
La conoscenza della geografia è indispensabile al giusto intendimento dei problemi storici, politici ed economici, e ai fini di un’ordinata e realistica organizzazione e programmazione territoriale. Si devono presentare nella scuola i grandi temi della geografia umana generale, quelli in pratica che riguardano le strutture demografiche, agrarie ed industriali. E ancora, quelli che concernono, legati strettamente alle nominate strutture, le forme dell’insediamento umano. Di questi temi, alcuni meritano una più ampia trattazione: il sottosviluppo, la geografia dei mari e dell’aria, la regione geografica, le attività industriali e commerciali, il fenomeno dell’urbanesimo e delle grandi metropoli mondiali. Tutto ciò in ogni caso, deve avere una motivazione precisa:
Il desiderio dell’unità e della pace mondiali comporta le necessità di una conoscenza profonda, fuori degli schemi tradizionali e dei pregiudizi, di tutte le parti, e di tutti i popoli del mondo, una conoscenza che la geografia, modernamente intesa, può dare, offrendo gli elementi per un giudizio sereno e spassionato, e i motivi per una comprensione e solidarietà umane che non conoscono limiti di nazionalità, di lingua, di razza, di religione, né confini o barriere ideologiche e politiche. Il sentimento dell’umana solidarietà ha bisogno di rafforzarsi e a tale rafforzamento può contribuire, più di ogni altra cosa, la conoscenza reciproca sul piano degli individui come su quello delle nazioni. La geografia umana può e deve manifestare in questo campo, un ruolo di primo piano. E non è molto per ragazzi di quinta, comprendere tutto ciò. Sappiamo com’è stato scientificamente provato che in quest’età il ragazzo ama conoscere il Mondo intorno a sé. Oltretutto la geografia li diverte anche! Ho parlato loro del Mondo antico, delle scoperte geografiche, dell’Italia e del Mondo. Sono partito dalla nostra città e gradualmente ho allargato l’orizzonte fino ai confini dell’Universo. Ho insegnato per obbligo, a tal punto, la geografia astronomica e il calcolo degli anni luce, oltre all’accenno sull’UA, unità astronomica. Da queste premesse ho dovuto accennare per necessità all’esistenza di un Essere Creatore, Infinito, diverso da noi, fuori del tempo, essenziale, unico, onnipotente. Ovviamente l’uomo, per la finitezza del suo stesso essere e della sua intelligenza, è finito, temporale, contingente, riproducibile, e perciò materiale. Allora: i mali del Mondo non sono una condanna divina, sono costituzionali all’essere creato destinato a finire. Se fosse stato vero il fatto dei doni preternaturali saremmo stati creati come semi-dei, e poi il “capriccioso creatore” , offeso per la ricerca del “vero” circa il bene ed il male, se li sarebbe ripresi.
Non sono difficili questi concetti per ragazzi di 12-13 anni, in quanto per loro è difficile qualunque parola o concetto nuovi: paraprassia, rubinetto, categoria, psicopatico, contingente, ugello, sono tutte parole della stessa difficoltà se ascoltate per la prima volta. Basta spiegarle ed il problema è risolto. I miei alunni conoscono orografia, idrografia, maree, città, lingue, razze, religioni, antropologia, ecc. Con la geografia mi aggancio alla storia della pedagogia, al pensiero filosofico, ai problemi storici, alla politica, all’indagine sociologica, al fattore ecologico, all’arte, alla letteratura, e via numerando. Ovviamente il libro non basta e non piace, pur essendo obbligati a prenderne uno di quelli proposti, se non imposti. Allora abbiamo cercato su atlanti, mappamondi, cartine a varie scale, libri. Abbiamo visitato luoghi, posti, città. Abbiamo viaggiato in auto, in treno, a piedi. Ognuno ha fatto le sue ricerche, ognuno ha imparato le sue città, ognuno ha approfondito un Paese in particolare, e ognuno ha riferito alla classe per il suo settore. In questo modo, per Natale, sanno più geografia i miei ragazzi, che i giovani del Liceo. Alla fine dell’anno, tutto il materiale raccolto formerà una tesi di geografia che ognuno conserva nella sua cartella personale. Ogni sera, come esame di coscienza, mi domando: Chi sono gli Artisti? Rispondo:
I miei gioielli!
La dottoressa ELEONORA PUNTILLO, redattrice di Paese Sera, in visita alla mia classe, pubblicò un articolo intitolato INTELLIGENTI SENZA LIMITI, riferito ai miei alunni.
Il Prefetto di Napoli, Sua Eccellenza TITO BIONDO, inviò al Provveditore agli Studi, una LUSINGHIERA RELAZIONE sul mio operare.
Il Dirigente Scolastico dottor CORRADO AVOSSA, al termine della mia carriera, mi gratificò con un ELOGIO SOLENNE.
L’OCCASIONE MI è GRADITA PER RINGRAZIARLI TUTTI. Da parte mia rimane il piacere di aver fatto la metà del mio dovere, e ripeto con Manzoni, che sarei soddisfatto se almeno 25 persone s’interessassero a queste note.
Ho finito. Grazie per l’attenzione.


Antonino Cappiello - Sorrento, sabato 24 novembre 2007

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