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LEZIONE 14

IL GIOCO

Regista.) In questa XIV lezione devi trattare del gioco come preziosa attività infantile tesa alla soluzione di problemi futuri?
Rispondo.) Il gioco offre due possibilità ai bambini, primo, quella di mettersi nei panni di un altro, secondo, quella d’immaginare problemi futuri e relativa soluzione. Quando i bambini giocano alla mamma, al dottore, alla fata, trovano l’occasione per entrare nella psicologia del personaggio rappresentato, ne riproducono i problemi, le ansie, le attese, e vanno in cerca di soluzioni adeguate.
E’ provato scientificamente che le cellule nervose della corteccia cerebrale situate nei lobi frontali, indicate come cellule di elaborazione, creano tra loro dei circuiti speciali che si concretizzano in attività di associazione basata su montaggi di frammenti di esperienze. In tal modo i bambini sono capaci di individuare, e poi farsi carico, dei problemi del loro personaggio, e delle risposte che si aspettano dall’altra parte. Rimproverarli perché si travestono, o perché vogliono fare i grandi, è un madornale errore pedagogico. Non si capisce che giocando, essi incominciano a prevedere quello che potrà avvenire, succedere, capitare, nel prossimo futuro ed anticipare la soluzione appropriata. Pur non essendo ancora reale, il rimedio è tempestivamente immaginato. Il giorno in cui dovranno dirigere la famiglia, la scuola, l’azienda, o il Paese, le scelte efficaci o risibili che essi faranno, saranno da rapportarsi al tipo di giochi a cui li abbiamo abituati. Non si dimentichi che governare è prevedere. Occhi aperti, allora, quando vedete giocare i bambini. Qualunque cosa mi dite, in un modo o nell’altro, essi giocheranno lo stesso.
Con la differenza che se il gioco non è orientato, giocheranno al ladro, all’orco, al falsario, ed immagazzineranno nel loro inconscio gli orientamenti che li guideranno da grandi, distruzioni, lotte, inganni, furti. Se i genitori li bloccano in casa, sceglieranno l’altra possibilità, quelle cioè di giocare in strada, dove graffiano le auto in sosta, smontano i telefoni pubblici, danno fastidio ai passanti. Occhi aperti dunque, con il gioco dei bambini, e non dimenticate l’importanza del subcosciente.
Reg.) Non sembra una cosa tanto semplice quest’argomento, dove si può sbagliare facilmente. Cosa ne dici?
Risp.) Mi dai l’occasione per accennare a due tipi di apprendimento: l’apprendimento per errore, e l’apprendimento innovativo. All’apprendimento per errore si arriva attraverso una serie di sbagli, e per questo si dice, sbagliando s’impara. Per riuscire a camminare, i piccoli cadono mille volte, finché non entrano nel mondo dell’equilibrio. I risultati delle tabelline si sbagliano cento volte, finché non si entra nella logica delle moltiplicazioni. Il dito nella presa non si mette più solo dopo che si è stati scossi dalla corrente. Non mi voglio dilungare oltre,ricordo solamente che l’apprendimento per esperienza è comune anche agli animali. In altre parole, gli errori insegnano a non ripetere gesti o scelte sbagliate. In questo settore particolare, ci sarebbe da considerare la questione eterna tra premi e castighi, ma il discorso si allungherebbe troppo, e lo riamando. Attenzione! L’apprendimento per esperienza non è sempre valido. Chi scala la montagna non conosce le insidie in anticipo per averle sperimentate. Chi naviga per diporto non immagina i problemi cui va incontro se non dopo la burrasca. La stessa cosa si può dire per l’artificiere, per l’infermiere, per l’attraversamento del deserto, ecc.
In questi casi, con gli errori non si apprende, e basta il primo errore per porre fine a tutte le esperienze. Amen.
Ecco allora, che entra in gioco, l’apprendimento innovativo. Consente d’immaginare situazioni future ed intuirne le conseguenze. Credete voi, amici cari, che ciò è facile? No, non lo è! Si tratta di un allenamento che deve incominciare dall’infanzia con l’esperienza del gioco, e continuare con nuovi stimoli creativi per tutta la vita. Le invenzioni cosa sono, prego! Sono la soluzione di problemi non reali ma immaginati tempestivamente. Pensate a Colombo, a Galilei, a Newton, a Volta, a Leonardo, e a mille altri. Più vicino a noi, ricordate la conquista della Luna? Sul satellite non c’era stato alcuno prima di allora. Eppure, si sono dovuti risolvere problemi prima ancora che si ponessero. Questo è l’apprendimento innovativo, immaginato, che in ogni modo consente di operare nel modo giusto. Il Mondo, amici miei, corre vertiginosamente verso il futuro, e non possiamo risolvere problemi per esperienza, vale a dire sbagliando. Li dobbiamo risolvere con la lungimiranza. Tenete presente, di grazia, l’ecologia, la viabilità, l’energia, le telecomunicazioni, l’edilizia. I problemi crescono in progressione geometrica; per non lasciarci distruggere, li dobbiamo risolvere in anticipo.
Reg.) Ammesso che si voglia agire in questo modo, è davvero possibile prevedere il futuro?
Risp.) Certo, considerando i tipi di problemi che s’intrecciano e si sovrappongono, indubbiamente la soluzione non è facile, nel senso che qualunque pedina si muove, si modifica la situazione d’insieme. Questo è vero, ma non c’esime dall’agire. Tanto per cominciare, va bandito il culto dell’immediato, va esclusa la soluzione a breve termine, va abolito il tornaconto personale. Agendo così si otterrebbero sì vantaggi provvisori, ma nel corso del tempo le conseguenze sarebbero disastrose. I problemi diventerebbero inesplicabili. Le scelte si farebbero difficili se non impossibili. La catastrofe sarebbe a portata di mano.
Si devono preferire insomma, scelte lungimiranti, anche se al momento si deve rinunciare a qualcosa. Vi rendete conto, amici cari, di quanti anni passano oggigiorno, dalla percezione di un problema, alla messa in opera della soluzione? Si arriva al punto che, quando si decide di agire, la soluzione prospettata non è più adeguata, a parte il fatto che i costi sono quadruplicati. Se sono riuscito a spiegarmi, voglio sostenere che l’apprendimento per immaginazione richiede un’educazione adeguata. In pratica, non mettiamo più in dubbio la necessità del gioco e l’importanza della scuola per far comprendere le connessioni tra le cose, per far prevedere gli effetti collaterali, per far preparare strategie alternative, per far intendere le compatibilità.
Reg.) Come ben immaginavo, stai proponendo il dilemma tra intelligenza e coscienza, a fronte dell’immediato e lungimiranza.
Risp.) Esattamente! Dei nostri figli e alunni ci preoccupiamo poco e male. Pensiamo al loro personale interesse immediato, ed è giusto, ma non c’interessiamo per niente dell’ambiente in cui dovranno vivere da grandi. Che cosa facciamo per evitare in futuro la crisi energetica? Come operiamo per la politica occupazionale? Lo dico con dolore, ma è la verità: manca la cultura adatta per capire e guidare queste grandi trasformazioni. Non mi resta che incoraggiarvi con De Amicis e il suo “Cuore”: Courage, pétit énfant, le champ de bataille est le Monde éntière.
Reg.) Per favore, cosa sappiamo dell’informazione?
Risp.) Sappiamo che è un “notizia” su qualcuno o su qualcosa. Ma non basta. Dalla biologia sappiamo che l’informazione è un’indicazione contenuta in una sequenza di nucleotidi entro una molecola di DNA, acido deossiribonucleico, e identifica il soggetto in esame, vale a dire l’oggetto delle nostre ricerche. Attenzione, perché, mentre il DNA biologico è immutabile, fisso, infuso con la creazione, il DNA sociale è mutabile, mutevole.
Voglio assicurare che la società è in continua trasformazione, e i dati identificativi variano continuamente. E’ stato sempre così, dai tempi del pitecantropo all’Homo Sapiens, dall’era egizia fino ad oggi, e sarà sempre la stessa cosa. E’ inutile pertanto, rimpiangere il passato, o aspettarsi l’eden per il futuro. Ad ogni modo, se non ci sappiamo adattare, rimaniamo fuori del circuito sociale, non ne sapremo riconoscere i problemi, non li risolveremo, e ne rimarremo succubi. Non c’è altra possibilità.
Gli elementi materiali che compongono gli esseri viventi sono tutti e sempre gli stessi, quello che cambia è la diversa sistemazione sulla faccia della Terra, è la diversa organizzazione strutturale che li riunisce. Quando affermiamo che gli elementi sono messi in forma, ecco che parliamo d’informazione. Una volta capito il concetto, la nostra intelligenza, mediante l’immaginazione, ha provocato certi agganci strutturali, li ha associati in vario modo, ed ha creato nuove strutture. Le invenzioni sono tutto questo, e scusate se è poco. Sì, le invenzioni! Esse hanno trasformato il Mondo. Non basta, perché le esigenze variano, e così dobbiamo continuamente intervenire sulle strutture per modificarle, correggerle, ripararle. Sempre con competenza per non compromettere il futuro.
Reg.) E’ interessante questo discorso. Vorresti continuare?
Risp.) Ascolta. Hai mai sentito parlare di un meccanico che non sa mettere le mani al motore? Certo che no! Ma bravo a chi si dice? A quello che le mette nel posto giusto, al primo colpo. Sai quanti artisti sanno scalpellare il marmo? Molti, naturalmente. Solo Michelangelo però, ha scolpito la Pietà. Quante persone hanno visto oscillare qualcosa appeso ad un filo? Solo Galilei inventò le leggi del pendolo, e solo Newton pensò a quelle della gravità. La differenza sta nell’osservazione e nella creatività. I fatti sono sempre gli stessi, cambiano le informazioni.
Per un’auto e un satellite, per un fiore e un bambino, occorrono gli stessi materiali, protoni, neutroni ed elettroni, quello che conta è la messa in forma, la composizione e le percentuali. Il processo inventivo mirava e mira, ad aumentare il contenuto energetico delle cose, risolvere più in fretta, arrivare sempre più lontano, calcolare con maggiore rapidità. Allora, grazie a questa messa in forma sempre più raffinata, si ottiene che robe inutili per se stesse, diventino bici, pattini, aerei, robot, computer. Prendiamo esempio dalla natura. L’uomo è comparso attraverso una lunga evoluzione, ma ciò significa ugualmente che è fatto degli stessi materiali esistenti individuati con l’atto creativo: carbonio, fosforo, acqua, azoto, calcio. Sono sempre quelli, nell’uomo e nella stella, nel moscerino e nel mare e nella montagna, è diverso solo il modo con cui sono organizzati, è diversa l’informazione.
Reg.) I genitori e gli adulti dicono con amarezza: Ai miei tempi! Per affermare che li ritengono migliori di quelli attuali. Ritieni che è un errore pedagogico quest’aggancio?
Risp.) I tempi non si possono giudicare migliori o peggiori mettendoli a confronto, sempre che il paragone non sia fatto da chi cammina con il cappello basso davanti agli occhi. I tempi sono belli o brutti per ci vive dentro, al massimo. Il Mondo attuale lo hanno creato i nostri adulti, ed essi con noi, dobbiamo capirlo per forza, senza dire: I miei tempi erano migliori! Altrimenti chi lo dice, dimostra di essere fuori del tempo, e non osi criticare un tempo nel quale non ci vive. Comprendere il sistema e dirigerlo!
A che serve il petrolio senza i motori? Che ce ne facciamo dell’uranio senza reattori? A quale uso possono servire le nostre competenze sul suolo lunare? Un esempio di attività risibile con aggravio delle conseguenze. Si combattono gli spacciatori di droga in un’Europa drogata al 90%. Per ogni arrestato, 10 spacciatori emergenti a sostituirlo. E la dominazione araba è pronta. E’ un classico di debolezza programmatica.
Reg.) Gli argomenti su cui riflettere sono già molti e pesanti. Gradirei che terminassi qui la XIV Lezione. Grazie.
Risp.) L’unica cosa che ci rimane a fare, è quella di gestire il presente con lungimiranza, per preparare un futuro più informato e più logico. Vada bandita l’ignoranza, la rozzezza, la sporcizia urbana, e si miri alla cultura, alla finezza e alla pulizia. Abbasso la superbia, l’egoismo e la superficialità. Si tenda all’amore, alla dolcezza e alla profondità.
Non sembra vero come dal discorso sul gioco dei bambini si possa arrivare a trarre conclusioni così interessanti. L’educazione dei piccoli richiede competenza e lungimiranza. Lo stress che la vita comporta non è una buona ragione per esimerci da tale compito. I bambini ci sono e non si possono trascurare. Il Mondo sarà presto nelle loro mani, ma su “come” sarà, ammettiamolo, è responsabilità nostra. Se siamo sinceri con noi stessi affermando che nessuno vuole il male dei propri figli, occupiamocene adesso, ed essi ci benediranno. Amen.
Ho finito. Grazie per l’attenzione, e perdonate la franchezza.


Antonino Cappiello - Sorrento, venerdì 30 novembre 2007

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