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LEZIONE 15

TEORIA e PRATICA
 

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE - LO STRESS
C’è una scuola grande come il Mondo. C’insegnano maestri, professori, avvocati, muratori,
televisori, giornali, cartelli stradali, il sole, il temporale, le stelle.
Ci sono lezioni facili e lezioni difficili, belle, brutte, e così e così.
Ci s’impara a parlare, a giocare, a dormire, a svegliarsi, a voler bene,
e perfino ad arrabbiarsi.
Ci sono esami tutti i momenti, ma non ci sono ripetenti:
Nessuno può fermarsi a 10 anni, a 15, a 20, e riposare un pochino.
D’imparare non si finisce mai, e quel che non si sa,
è sempre più importante di quel che si sa già.
Questa scuola è il Mondo intero quanto è grosso,
Apri gli occhi e anche tu sarai promosso.
GIANNI RODARI.

Regista.) Siamo alla XV Lezione In difesa dei Giovani, e tu per favore, puoi riassumere il tutto fin dall’inizio?
Rispondo.) Ti accontento subito, grazie. Con gli argomenti fin qui trattati, spero-prometto-giuro di essere stato all’altezza di dimostrare che: - con qualunque tipo di alunni, anche i più vispi e meno colti, - con un adeguato metodo didattico, basato sull’affetto sincero e sulla stima reciproca, sull’impegno e sulla serietà, - senza discriminazioni e senza rimproveri, - in una visione globale scuola-famiglia-società, - con un rapporto umano e serio docente-discente, - con l’insegnamento della filosofia della storia, poiché per la semplice lettura di un libro non c’è bisogno del maestro, -
La scuola prepara a vivere una vita dignitosa oggi, per inserirsi domani nella società a testa alta, per migliorarla con competenza e con coscienza.
Credo di avere insistito abbastanza anche sul fatto che:
La geografia potrebbe essere insegnata prima di tutto.
Il gioco è fondamentale nella vita del bambino.
L’igiene, il rispetto reciproco, la finezza, sono le basi per presentarsi in pubblico e rendere accetta la propria opera.
La conoscenza delle lingue, compreso il greco, non è un problema d’età, ma di volontà e di metodo didattico.
L’espressione letteraria è ottenuta solo se il docente la chiede. Con essa si mettono gli altri in condizione di capire quello che si dice e quello che si vuole, e viceversa.
Filosofia, psicologia, antropologia, archeologia, ecc., non sono termini incomprensibili ai bambini.
Uscire in escursione di studio abilita gli alunni a comportarsi da uomo, e il maestro ad essere da padre.
Il canto e la musica ingentiliscono l’animo.
Umanità e Sapere sono intimamente legati.
Insegnare a riflettere è lo “start” dell’insegnamento.
“Scrivere” è al quarto posto, dopo, “parlare, esprimersi, ragionare”.
Altrimenti si avrà l’uomo incompetente o il dotto balordo.
Solo così si può creare una scuola nuova, più adatta ai tempi moderni, in questa realtà e in questo ambiente.
Ecco, solo questo ho detto in 15 lezioni.
Reg.) E’ una sintesi eccellente. E grazie al cielo è solo questo. Ora ti chiedo: questo metodo d’insegnamento è una tua personale innovazione, è vero, ma a quale pedagogista ti senti più vicino?
Risp.) Il metodo deriva da un’inclinazione personale e da un desiderio di operare bene e per il bene degli altri, nel caso presente, degli alunni. Tuttavia, la strada era già stata tracciata lungo il corso della storia. Il panorama è presto tratteggiato. La pedagogia, quando è psicologicamente motivata, tende ad interessarsi dell’uomo esistenziale con particolare riguardo alla psicologia dell’apprendimento.
In tale orientamento, sempre più apprezzato, va affermandosi la concezione puerocentristica basata sulla didattica degli interessi e sul rispetto dei ritmi e dei cicli evolutivi. Pertanto, tra gli obiettivi primari di un’educazione integrale sono sa ascriversi senza dubbio i seguenti: - l’acquisizione dell’equilibrio in vista di una completa autonomia, - l’educazione sociale per la partecipazione consapevole alla vita democratica del Paese, - l’acquisizione di abiti intellettivi e comportamentali per la formazione di una personalità critica e responsabile. Di qui la necessità di puntualizzare alcune norme indotte dalla concezione psicoanalitica della pedagogia, Freud, Piaget, Falorni, Brunner, Erickson, a cui l’educatore deve attenersi: - è molto importante prestare attenzione alle motivazioni ed ai bisogni del bambino, - è utile tenere conto dell’importanza decisiva dell’educazione familiare e prescolare, asilo nido e scuola materna, - non trascurare di pensare all’interdipendenza dello sviluppo in termini di fattori intellettivi, affettivi, istintuali, - fare attenzione all’errore educativo mediante l’esplorazione dei conflitti e dei meccanismi di difesa che vanno primariamente rimossi, blocchi dell’apprendimento e comportamenti devianti, - considerare lo sviluppo psichico come “continuum”, vale dire, considerare la continuità dell’intervento educativo e l’esigenza di connessione fra i vari ordini e gradi di scuola, - badare infine, all’adattamento al pensiero concreto e alla logica operatoria per la rifondazione metodologica di una scuola primaria che dia spazio alla manipolazione e alla sperimentazione. In questa prospettiva l’alunno non può non apprendere, se per apprendimento intendiamo l’acquisizione di tipi di comportamento per l’interagenza di fattori ambientali esterni e di fattori interni caratteristici dello stesso organismo, o più semplicemente, il processo mediante il quale un certo comportamento è acquisito.
Reg.) Tra i teorici della pedagogia esiste unità di vedute? Oppure ci sono delle divergenze? Nel caso, qual è la via da seguire?
Risp.) Sì, ci sono delle divergenze, ma non tali da mettere in crisi la pedagogia. In ogni caso, influiscono: il tempo storico, la personalità dello studioso, le crisi cui porre rimedio. Tra gli studiosi dell’apprendimento esistono due schieramenti di cui è utile prendere nota. (1) Da una parte troviamo le teorie associazionistiche, in cui prevale il modello S-R, dove l’apprendimento è considerato come fenomeno associativo stimolo-risposta, Ebbinghans, Pavlov, Thorndike, Watson, Skinner. (2) Dall’altra parte troviamo le teorie cognitiviste, con prevalenza del modello S-O-R, dove l’apprendimento è considerato come processo indotto dall’esperienza. In altre parole, l’ambiente S, letto dal soggetto O, genera il comportamento R. Oppure: il soggetto O, con il suo stile cognitivo si pone di fronte all’ambiente S, e lo legge in funzione delle strutture acquisite in precedenti esperienze percettive, intellettive, affettive, R. E diciamo per finire, che si è determinato il tipo di comportamento R risultante ed acquisito, Koehler, Koffka, Lewin, Claparède, Dewey, Piaget, Brunner, e lo scrivente.
Adesso, se il rendimento è proporzionato al comportamento, la valutazione deve tener conto dello stile del soggetto, e dell’ambiente di provenienza. Disgraziatamente, troppo di frequente il rendimento degli allievi è valutato non in profondità, e gli effetti negativi risultanti si riverberano sugli alunni stessi, e creano degli illusi-pretenziosi, dei frustrati-orgogliosi, degli incompetenti-annoiati.
A tale riguardo, sono da eliminare almeno tre errori troppo influenti in sede di valutazione, e che non fanno onore al docente che li applica. Voglio dire che non si sa fare un esame di coscienza.
I errore. Una causa obiettiva d’errore detta effetto alone, secondo cui il tratto dominante della personalità del giovane induce ad una valutazione complessiva buona.
II errore. Due cause soggettive d’errore: l’inclinazione e l’inalterabilità. Nel primo caso, l’osservatore si sofferma sulla dominazione del “tratto pilota”, in altre parole il docente è incline a valutare o sopravvalutare un tratto che gli è connaturale.
Nel secondo caso, il professore è predisposto ad esprimere giudizi in accordo con altri già formulati. Si tratta della cosiddetta stereotipia di giudizio.
Reg.) Le due tendenze prima discusse sul cognitivismo e sull’associazionismo, si possono amalgamare riducendole ad un solo unico indirizzo?
Risp.) La singolare confluenza della varia ricerca scientifica nelle sue più recenti impostazioni, Erikson, Alloport, Piaget, Brunner, in un unico soggetto che appare preferire ad ogni livello, affettivo, eticosociale, intellettivo, la crescita individuale verso traguardi di autonomia, sembra riproporre la concezione pedagogica della integralità educativa e la visione teleologica di un processo orientato alla formazione della persona intesa come capacità critica, autonomia etica, socialità consapevole. In pratica si tende a far convergere il discorso scientifico e il discorso teleologico sul piano educativo. La risposta alla tua domanda è sì, affermativo. Voglio cercare di dimostrarlo in questa XV Lezione agganciandomi alla prima.
Nella prima lezione esaminammo le principali cause di sbandamento della gioventù con particolare riferimento alla famiglia, alla scuola, all’organizzazione statale, all’esempio degli anziani. Sebbene tutto ciò crei seri problemi nell’animo tendenzialmente buono dei giovani, ritengo sia possibile venirgli incontro in qualche modo: basta chiedersi il perché delle loro reazioni, o meglio, da quale causa deriva tanto effetto.
In una delle prossime lezioni vi descriverò il metodo usato in una classe difficile ed elencherò i risultati ottenuti. Tutto ciò, nella speranza di una riforma vista come rinnovato interesse verso gli alunni, poiché il bambino apprende quello che vive.

Se vive nell’apprensione sarà intransigente.
Se vive nell’inimicizia sarà aggressivo.
Se vive nell’ironia sarà timido.
Se vive nella disperazione sarà sfiduciato.
Se vive nella serenità sarà equilibrato.
Se vive nell’altruismo sarà intraprendente.
Se vive nell’apprezzamento sarà comprensivo.
Se vive nella lealtà sarà giusto.
Se vive nella chiarezza sarà fiducioso.
Se vive nella stima sarà sicuro di sé.
Se vive nell’amicizia sarà un vero amico per il suo Mondo.

Reg.) Ora parlaci della tua esperienza e tienici informati delle tue scoperte, dei tuoi rilievi, dei risultati ottenuti.
Risp.) Nella scuola ci sono troppe leggi, per questo è diventata come la leva con il fulcro al centro, non appena ti sposti un pochino da una parte o dall’altra, cadi a dritta o scendi a sinistra, e in entrambe le parti c’è una legge per colpirti. Se non ci fosse nessuna legge, sarebbe molto meglio, perché tutto sarebbe responsabilità dei docenti. Qualunque cosa si dica, il vero è che bisogna adeguare l’insegnamento alle esigenze dei tempi moderni, e garantire al tempo stesso, una solida base culturale agli allievi. Spesso si fraintende, e “metodologia nuova” s’identifica con “nessuna metodologia”, il che significa svogliatezza per gli allievi, e andare a tastoni per il maestro.
Brevemente dirò come mi sono regolato con i miei alunni, e sosterrò che la riforma non deve riguardare un puro atto legale e inattuabile, ma deve scaturire dalla mente e dal cuore del maestro.
Non ha importanza il tipo di alunno, la sua provenienza sociale, l’aiuto che riceve in famiglia. Ha importanza il contatto umano che il maestro crea con gli alunni, con la famiglia e con l’ambiente circostante. E’ mia convinzione che la teoria e la ricerca scientifica sono entrambe un patrimonio inscindibile dalla buona volontà e dalla serietà dell’insegnamento. La moderna letteratura pedagogica è necessario aiuto all’insegnante che voglia fare scuola sul serio. Ho sperimentato che i giovani scolari sono tutti nelle condizioni di principio per accettare ed apprendere qualunque cosa, non escluso il greco, purché la materia si presenti in modo conveniente. Non è vero che i giovani sono discoli nati, essi sono come noi li vogliamo, e ogni giudizio squalificante nei loro riguardi è la definizione del maestro e non degli alunni. Mi preme aggiungere che né le moderne macchine per insegnare, né i sussidi didattici, né le belle aule, né la palestra e il giardino, sono essenziali per l’apprendimento. E’ fondamentale invece, la concordia e l’amore maestro-alunno. Non si creda che io rifiutassi le cose belle di cui sopra, dico solo che se per ora non ci sono, si deve insegnare lo stesso e non temporeggiare nell’attesa che vengano, o peggio ancora, dire che la scuola va male sol perché l’ambiente materiale che l’ospita non è ottimo. Personalmente non ho bisogno di qualcosa in particolare per insegnare. Ho bisogno solo dell’intelligenza dei miei scolari, e quella me la devo conquistare io. Infine devo chiarire il mio dissenso con scuola facile ed esami semplici. Per conto mio non sono né per l’una né per gli altri. Desidero la massima competenza, l’orgoglio del sapere, la profondità degli studi. Nulla è così difficile che mente umana non possa comprenderlo. Niente a che vedere con la crudeltà, o con la ridicola severità, o con il terrore della bocciatura, o con la distanza sprezzante o all’opposto, con la complicità. Amare, chiedere, ottenere, mandare avanti, emancipare. E’ poco, ma è sicuro. Insegno!
Insegno!
E’ facile dirlo, non altrettanto semplice farlo.
Se tutti i docenti insegnassero veramente, i giovani non sarebbero ignoranti.
Se i genitori educassero con amore, i figli non sarebbero ribelli.
Se il Governo facesse leggi per la loro giusta educazione, non si soffrirebbe per la loro perfidia.
Se ognuno facesse la sua parte, la nuova generazione darebbe bene a sperare.
Il fatto è che i genitori sono stanchi,
gli educatori sbandati, il Governo indeciso,
tutti allucinati dal progresso.
E i giovani cercano, chiedono, si affannano,
e restano con le mani vuote, soli, delusi.
Di qui le crisi e le deviazioni.
Mentre voi vi lamentate, io scrivo in difesa dei giovani!
Reg.) Mi piacerebbe se accennassi anche alla comunicazione non verbale. Di che si tratta?
Risp.) Innanzi tutto comunicare significa trasmettere, nel senso di voler far capire, chiedere aiuto, e vedi vocabolario. In parole semplici, dire qualcosa a qualcuno. Chi parla bene e scrive meglio, è quasi certo che l’interlocutore intende: è il campo questo, del linguaggio verbale, o anche comunicazione orale. Spesso però, si comunica senza parlare: con segni, gesti, atti, cenni, atteggiamenti, mimo, segnaletica, ecc. In questo caso siamo nel campo della comunicazione non verbale. Volete qualche esempio? Ecco serviti. Toccarsi il naso, mordicchiarsi le labbra, accarezzarsi i capelli, massaggiare il lobo dell’orecchio, girare gli occhi in tondo, poggiare il volto sulla mano, salutare con una stretta di mano dando solo la punta delle dita, ed altro ancora di competenza dello psichiatra. Per noi sono tutti linguaggi non verbali, comunicano qualcosa all’interlocutore, aprono l’animo all’osservazione.
Il linguaggio non verbale, è una vera e propria manna per piazzisti e venditori, per banchieri e assicuratori, per giocatori e intraprendenti, tanto che oggi abbondano corsi di psicologia analogica e di ipnosi dinamica, in quanto offrono opportunità preziose per scoprire o approfondire la comunicazione non verbale tramite l’utilizzazione del codice segreto delle emozioni, per conoscere gli altri e se stessi, per sedurre, per persuadere, per ottenere il consenso nei rapporti privati e professionali.
A noi interessa il settore specifico dell’infanzia e dell’adolescenza, dove la comunicazione non verbale è messa in atto dal figlio o dall’alunno, e dove l’interprete è il genitore o il maestro. In altre parole, voglio affermare che noi adulti dobbiamo guardare il giovane, e dal suo movimento o dalla sua postura, dobbiamo capire di che soffre, o che vuole, o quale dubbio lo tormenta. Se esistono peccati gravi, questo è al primo posto. Caso pratico.
Osservate un figlio o un alunno e scrivete che cosa notate in lui tra le possibilità che seguono.
Isolato, aggressivo, audace, avaro, timido, pauroso,
egocentrico, senza iniziativa, si gratta gli occhi spesso,
si tocca i genitali con frequenza, si piega sul tavolo di studio,
è lento nel vestirsi, è schifiltoso, non vuole mangiare a tavola,
si rivolge alla mamma mentr’ella parla con gli altri,
ha scatti improvvisi, ha il pianto facile,
è irritabile nelle relazioni, spesso ha poco appetito,
soffre di nausea, ha alta la tensione nervosa,
sospira spesso, parla balbettando, è irrequieto,
ha poca concentrazione, eccetera.
Se non notate niente, chiamatelo Angelo o Santo del paradiso.
O è un cavolo lui, o siete ciechi voi.
Grazie, e perdonate l’ardire.
Io scrivo in difesa dei giovani.
L’elenco della pagina precedente riguarda una serie di linguaggi non verbali che noi adulti dobbiamo capire, diagnosticare e curare. Negli esempi citati sopra mi sono fermato sui fattori negativi che normalmente non si dovrebbero verificare, ma come si dice, nessuno è perfetto. Poi esistono gli elementi giusti che sono un’infinità, e su questi bisogna essere ancora più oculati per scoprire tendenze, desideri, inclinazioni, aspirazioni, in pratica per indirizzare nostro figlio o alunno sulla strada giusta per lasciare sul Mondo l’orma che volle in lui stampare il Creatore.
Sono stato chiaro? Tutti questi segnali, buoni e non, rendono evidente lo stato d’animo del nostro giovane, aprono il suo subcosciente alla nostra osservazione, mettono a nudo i problemi che noi dobbiamo risolvergli, o aiutarlo a risolvere. Se non lo facciamo o lo facciamo male, alleviamo uno squilibrato.
Lasciatemi ancora annotare, cari amici, che i problemi giovanili hanno varie cause.
Possono provenire da stress, da ansie, da paure,
da fobie, da timidezza, da tossicodipendenza,
da solitudine o da altro ancora.
Saranno problemi affettivi, sessuali,
o disturbi del comportamento?
Tutto questo, obiettivamente, non dipende dalla scuola. La scuola non c’entra per niente, perché il piccolo a 6 anni tutti questi lati buoni o cattivi li possiede già. E’ un problema familiare. E’ duro sentirselo dire, ma è solo la verità. Chi si offende, mostra di non volersi ravvedere. Per me non è un problema. Dimenticavo: è chiaro che non parliamo di colpa, ed è anche chiaro che il bene e il male dei figli è tramandato dai genitori o indotto da essi. La colpa subentra se dopo aver letto queste pagine o dopo averle sentite leggere, si pretende di rimanere nella condizione riconosciuta errata. Che dire? Chi vuole prenda, e chi non vuole lo prenda, a scherzo.
Andiamo avanti. Ciò chiarito, i casi sono due per il giovane: quando va a scuola, o trova un maestro architetto, o trova un maestro manovale. Nel primo caso, il professore capisce subito la situazione e con la sua arte pedagogica diventerà un valido aiuto per figlio e genitori. E se rimarrà allievo di questo prof per vari anni, potrà risolvere i suoi problemi alla radice e portare una ventata d’aria nuova in famiglia. Nel caso in cui avrà come maestro un manovale, la situazione si aggrava sempre di più, fino alla totale esasperazione con risultati disastrosi. Vorrei chiudere con qualche consiglio pratico.
Vivere in armonia con se stessi è la prima condizione
Che ci permette di comunicare efficacemente.
L’insicurezza è una condizione dell’animo umano
Che può causare difficoltà nei rapporti di relazione.
Molto spesso non conosciamo le esigenze
Della nostra parte emotiva costretta a subire leggi subdole.
Ciò è causa di conflitti interiori
Che ci allontanano dagli altri.
Il peggio viene, quando non sappiamo darci una risposta.
Di solito ricorriamo a consigli imposti da altri.
Non comprendiamo cos’è la simpatia e l’antipatia.
Sono tutti errori da evitare.
L’argomento è vasto e non mi dilungo oltre.
Reg.) Un’ultima cosa: si parla molto di stress. Cosa puoi dirci in proposito?
Risp.) Lo stress, sforzo, tensione, fatica, è una condizione fisica, o chimica, o psichica, o tutto insieme, che esercita uno stimolo dannoso sull’organismo e ne provoca la reazione. Quali sono le fonti più note dello stress? Lo dico subito, ma alla prossima pagina.
Fonti dello stress.
Traumi, ustioni, aggressioni, shoc elettrico,
carenza di cibo, di calore, di protezione,
relazioni familiari e sociali distruttive, conflitti sociali e culturali,
bisogni di base repressi per pressioni sociali,
come i desideri sessuali,
paure immaginarie di minacce (stress inesistente,
cambiamenti della fisiologia interna,
come pubertà, gravidanza, menopausa,
periodo d’isolamento per assenza di soccorso,
spostamenti geografici, come residenza, viaggi,
sport competitivo e faticoso,
disastri naturali, come guerre, terremoti, inondazioni, ecc.
Le risposte agli stress sono catalogate in 4 aree in genere.
Risposta fisiologica: alterazione della funzione cardiovascolare, aumento della secrezione gastrica.
Risposta comportamentale: aumento di errori, di tremori, perdita di controllo degli sfinteri.
Risposta soggettiva: ansia, depressione, problemi irrisolti.
Risposta psicologica: uso dei meccanismi di difesa.
PER FINIRE, l’intensità e la durata dello stato di stress in un soggetto medio dipendono dall’esperienza passata, dalla socializzazione durante la fanciullezza, dalla situazione attuale della persona.
Una certa quantità di stress è benefica; ma troppo poco o niente, è dannoso.
Lo stress può essere collegato a delle malattie.
Le persone soggette a gravi stress diventano inclini agli infortuni.
La vita di campagna o di periferia è stressante come la vita di città.
Altri argomenti collegati e da trattare a parte sono:
crisi, squilibrio, omeostasi, salute e malattia, feedback,
assistenza, ansia, emozione,
farmaci, depressione, reazioni psico-comportamentali,
depressione, immagine del corpo, psichiatria.
Ho finito. Grazie per l’attenzione.


Antonino Cappiello - Sorrento, sabato 1 dicembre 2007

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