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LEZIONE 20

 

VALORI III PARTE

DIRITTI E DOVERI – AFFETTIVITA’- IMPEGNO ATTIVO.

 

Regista.) Come ti muovi tra doveri e libertà? Cosa insegni?

Rispondo.) La prima cosa è conoscere i diritti degli altri e rispettarli. Contemporaneamente conoscere le libertà proprie, esserne orgogliosi e disposti a difenderle. Poi convincersi anche che là dove incominciano i diritti degli altri, finiscono i propri. Badare al fatto che andando oltre i limiti dei nostri diritti, si sfocia frequentemente nell’insolenza. Su quest’argomento spesso bisogna tenere lezioni formali. Chiediamoci allora, quali sono i diritti del bambino. Dichiarazione dell’ONU 1959. Poi, quali sono le libertà cui hanno diritto i cittadini di questo Paese. Come minimo:

Libertà di pensiero, d’associazione, d’espressione.

Inviolabilità del domicilio, rispetto alla vita privata.

Segreto della corrispondenza, diritto alla sicurezza sociale.            Chi rispetta questi diritti e queste libertà.

Ieri, oggi, domani, negli altri Paesi.

I più piccoli possono illustrare i diritti dei bambini, gli altri i diritti degli uomini. Si possono chiarire certi articoli della Costituzione per viverli.

Diritto alla parola, al momento opportuno.

Diritto alla differenza, non tutti allo stesso modo.

Diritto al rispetto della persona.

Diritto all’istruzione.

Diritto alla verità piena.

Diritto di essere chiamato per nome.

Diritto di prendere iniziative, quando serve.

 

 

Reg.) Spesso si vede l’autorità come imposizione, o come legislazione intoccabile, o come ubbidienza cieca. Ora ti chiedo: che rapporto c’è tra chi comanda e chi ubbidisce?

Risp.) L’autorità va rispettata, quando è giusta e quando chiede cose oneste: genitori, maestro, capi politici, la Costituzione, ecc. Ad ogni modo, l’accettazione di qualsiasi autorità incomincia con l’accoglienza dell’importanza dei genitori, parole di Freud.  A tale proposito, si possono ricordare anche due parole che Paolo scrisse già 20 secoli or sono, nella lettera ai Filippesi, capitolo 6: Figliuoli obbedite ai vostri genitori poiché è una cosa giusta. E voi padri non vogliate inasprire i vostri figli, ma allevateli con una disciplina e con una correzione che s’ispirano al Signore.  In genere si fa riferimento solo alla prima parte della frase, dimenticando il monito ai padri di non inasprire. L’autorità non discende dal potere, dalla forza, o dal prestigio, l’autorità è un servizio. L’autorità giusta è al servizio del bene comune da rispettare e da incrementare.

A volte l’autorità pedante ed intransigente del maestro, riproduce nella classe un clima di dominati e di dominanti. Sei piccolo! Tu Sei ignorante! Ti obbligo! Taci!  Questo atteggiamento purtroppo domina e regna in tutti i gradi della scala sociale, e poi tra i popoli, tra le nazioni, nella famiglia e nella scuola. Il dominio regna in modo sottile e diabolico, ammantato dall’etichetta di “autorità-obbedienza”, perfino tra coloro di cui non dubiteremmo mai. Quando però questa relazione si concretizza nel mutuo amore, nel rispetto reciproco, allora, sì, è una relazione che eleva e fa progredire. Non si può utilizzare il bambino come oggetto per soddisfare una sete di dominio, visto che non si è in grado di ottenerla con altri.

Il maestro tenga pure delle lezioni formali a tale riguardo. Come si esercita l’autorità nella nostra classe? Nella scuola? Nel Paese? Analizziamo e applichiamo il regolamento scolastico, il Codice della Strada, i regolamenti municipali, eccetera.

Sulle leggi votate e approvate dal Parlamento: Come sono state votate? Da chi? Quando? Come? Analizziamo i tre poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario, con i lori diritti e i loro limiti. Poi riflettiamo su alcune questioni politiche: Perché vi sono tanti partiti? Qual è la missione degli uomini politici? Come giudicare la sicurezza civile? Perché tanti immigrati senza casa e senza lavoro? Come si è sviluppata la mala vita?

Stimolare il senso critico. La critica è codardia, quando si ferma alla protesta e alla distruzione. La critica è un valore quando mira ad un’analisi per purificare e costruire.

Reg.) Incendi, bombe, disastri ecologici, e altro. Il rispetto per l’ambiente va anch’esso inculcato fin dalla tenera età?

Risp.) Ormai sono anni che la preoccupazione ecologica è entrata nelle nostre scuole. La lotta all’inquinamento è una voce molto acuta e piena di dolore. Intanto, domandiamoci prima: si fa abbastanza da rispettare la pulizia delle aule, dei corridoi, dei luoghi di ricreazione? Come si rispetta il materiale didattico? E gli alberi, i fiori, gli animali? Com’è la pulizia dei luoghi pubblici, dei monumenti, delle opere d’arte, della segnaletica stradale?

Per avere bello il proprio Paese si cominci ad abbellire la propria aula. Non c’è nulla di più triste come un’aula nuda, senza colore, con ragnatele alle finestre, con le veneziane a brandelli, con i vetri sporchi. Non c’è nulla di più molesto di un cortile mal pavimentato, senza fiori né alberi, incolto e pieno di erbacce. Una parete ben dipinta, adorna di addobbi infantili, con piante verdi alle finestre, tavolo pulito ogni mattino, zone comuni senza cartacce per terra, tutto questo contribuisce a creare uno spirito ecologico.

Reg.) I grandi problemi mondiali! Come si presentano ai piccoli alunni queste idee superbe?

Risp.) Se si pretende di formare cittadini disposti ad impegnarsi nella comunità locale o nazionale, bisogna interessare i bambini fin dalla piccola comunità scolastica, nella loro classe.

Allo stesso modo, se si vogliono formare cristiani disposti ad impegnarsi nella Chiesa, bisogna incominciare ad impegnare i bambini nelle loro parrocchie. Tornando alla classe, gli alunni più grandi assumono responsabilità di pulizia, di disciplina, di ricreazione, di rispetto esemplare.

I più abili possono aiutare il vigile per assicurare l’ingresso e l’uscita dalla scuola. La classe non si compone di un adulto che pensa e di venti mocciosi che ascoltano. L’organizzazione del gruppo in una comunità è un mezzo efficace d’educazione civica e sociale. Le leggi della e per la collettività sviluppata, non esprimono il dispotismo dei potenti, ma sono condizioni per il funzionamento armonico della società. Disimpegnando un compito al servizio di tutti gli scolari, il ragazzo si esercita per eliminare il suo egoismo. Mentre egli sente prova il nobile orgoglio d’essere utile agli altri, questi impareranno a conoscere e ad apprezzare il dono gratuito di lui. Una volta capita, come impegnarsi nella propria comunità, mio caro, il maestro potrà interessare gli scolari facendoli partecipi dei problemi mondiali. Un ragazzo all’ultimo anno della primaria non può ignorare la geografia della fame nel mondo, la geografia dell’analfabetismo, delle malattie, della povertà, della disuguaglianza. La conoscenza di queste piaghe, la spiegazione chiara delle loro cause, è fondamentale per gli alunni. Si faccia poi una panoramica su qualche argomento più scottante:

Cos’è il Terzo Mondo?

Perché razzismo ed immigrazione?

Che significa Paese in Via di Sviluppo?

Perché si usa la carta di Mercatore per la navigazione?

Cos’è l’UNICEF, l’UNESCO, l’ONU, l’OECE.

Cos’è il volontariato?

Chi sono i Medici senza Frontiere?

 

Di fronte a queste problematiche non è possibile rimanere indifferenti, e incrociare le braccia. E’ un dovere di giustizia conoscere ed agire. Emergono le domande cruciali: Che cosa posso fare adesso? Cosa potrò fare domani?

Reg.) La scuola ha una funzione socializzante, ha detto. Possiamo anche affermare che prepara alla vita?

Risp.) Di solito si presenta la scuola, e gli anni in essa trascorsi, come una preparazione alla vita, quasi che la vita incominciasse quando la scuola termina, e s’immagina l’infanzia come una lenta preparazione alla vita vera dell’età adulta. Grave svista pedagogica. La vita è piena ed intera fin dal suo primo istante. Non bisogna prepararsi alla vita, bisogna vivere la vita qui e adesso, momento per momento. La scuola è un ambiente di vita in cui l’infanzia deve incontrare il massimo delle esperienze. La scuola si deve organizzare affinché il bambino viva in lei una vera vita sociale. Certo, l’acquisizione dell’autonomia è un importante obiettivo dell’educazione, e la scuola deve permettere ad ogni alunno di realizzare giorno dopo giorno, impegni di autonomia, pur nella consapevolezza che il procedere sarà inizialmente titubante e problematico, ma sempre positivo ed orientato al suo fine. I valori che si vogliono promuovere devono viversi concretamente. Allora, l’organizzazione, gli orari, gli spazi, permettano e favoriscano la democrazia nella scuola. E’ il modo più sicuro per allevare cittadini creatori di una società nuova, più giusta, più armonica, più democratica.

Reg.) Non ti lascerò in pace, se prima non rispondi ad una domanda che mi sta in cuore e che da molte parti si discute senza venirne a capo: L’educazione affettiva.

Risp.) Una vera educazione per la vita in società, non si può concepire senza una particolare attenzione all’educazione affettiva. In casa e a scuola si fa un gran parlare per ottenere che il ragazzo scopra e descriva il mondo esteriore, ma quasi nulla si fa perché il giovane scopra e descriva il suo mondo interiore. Dal momento che nessuno parla di fantasia, di sogni, d’impotenza, di paura, d’ira, di solitudine,  di piacere, di polluzione, il bambino conclude che ciò che avviene nel suo interno è grave e sospetto, e che quindi non conviene manifestarlo.

In tal modo il soggetto perde di spontaneità e di franchezza. Al contrario, è bene permettere che si sviluppi la presa di coscienza di se stesso, dargli la possibilità di esprimere i suoi sentimenti più profondi, con la certezza che sarà ascoltato, e non giudicato. Bisogna aiutare il bambino a rendersi conto che i sentimenti positivi o negativi che sperimenta sulla sua pelle, non sono robe eccezionali, ma che tutti gli uomini li percepiscano allo stesso modo. Si deve aiutare il giovane ad essere cosciente dei sentimenti più intimi della sua esistenza, bisogna dargli la possibilità di esprimerli per offrirgli serenità, e metterlo in condizione di ascoltare gli altri a sua volta. In altre parole, bisogna aiutare a sviluppare fiducia in se stesso. La persona che confida in sé, ACQUISTA competenza per gli atri, percepisce la capacità di trionfare, supererà le sue inclinazioni perverse per lanciarsi oltre a testa alta. Il giovane imparerà che potrà superare gli ostacoli in via, e si disporrà a compiere grandi imprese.

Il bambino nasce con il desiderio di essere rispettato, apprezzato, ammirato.

Le riflessioni che emergono in solitudine:

Sono capace di risolvere questo problema!

Mamma è contenta di me!

Il maestro mi sa valutare per quello che sono!

Queste riflessioni, sono molto importanti, bisogna tenerne conto, a scuola e a casa.

LO SVILUPPO AFFETTIVO del bambino è dominato prevalentemente dal costume e dal comportamento dei genitori. In ogni caso, una formazione affettiva qualificata non potrà mai esserci senza un minimo di conoscenza delle esigenze che sono alla base delle relazioni intraumane.

Reg.) Ti ringrazio, e ti prego di terminare.

Risp.) Spesso a scuola si giunge alla ridicolaggine di formare classi omogenee con bambini simili, nella speranza di ottenere risultati migliori. Che cos’è l’uniformità degli alunni?

Uniformità di sviluppo intellettuale: Stesse nozioni per tutti. Uguali processi d’apprendimento. Stesso programma in uguale tempo, e altre balle.

Uniformità di sviluppo comportamentale: Attitudini identiche. Comportamenti standardizzati.

Per i miei gusti si tratta di una classe di pastori per il presepio.

 Vi lascio con una frase presa dal film: Robin Hood principe dei ladri.  Dice: La nobiltà non si eredita per nascita, la nobiltà si acquista con il proprio agire.

Ho finito per davvero. Grazie e saluti.

FINE.

Dic. 8/2007.

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